Missioni Consolata - Ottobre 2015

NIGER 12 MC OTTOBRE 2015 A pochi mesi dalle elezioni, il Niger deve fare i conti con Boko Haram Stretto tra due fuochi Un paese tra i più poveri al mondo si vede costretto a combattere una guerra. E a vegliare sulla propria sicurezza interna. Un governo che in oltre quattro anni è riuscito a realizzare infrastrutture e promuo- vere l’agricoltura. Una società che tende a islamizzarsi sempre di più a causa di infiltrazioni e influenze esterne. N iamey . È un torrido pomeriggio di fine giugno, le piogge stagionali sono in ritardo, e dall’aeroporto internazionale di Niamey, Diori Hamani, vediamo uno strano velivolo decollare e dileguarsi rapidamente. È un drone militare, verosimilmente Usa (non ne esi- stono altri nella regione). È pilotato da qualcuno dietro a dei monitor, molto lontano dal caldo e dalla sabbia del Niger. Si alza in missione verso Est, per ricognizione o per sparare contro gli uomini di Boko Haram, con i quali è ormai guerra aperta dal febbraio scorso. Qualche settimana fa, sulla pista del piccolo aero- porto di Zinder, seconda città del paese, a 900 km a Est della capitale, due caccia bombardieri Sukhoi, di fabbricazione russa e con insegne nigerine, erano parcheggiati in attesa di decollo. Sempre all’aero- porto di Zinder, il 24 giugno, una quindicina di mili- tari francesi, facevano una rapida sosta, per ripartire con il loro turboelica alla volta di Diffa, città a 460 km più ad Est, zona di guerra. P aese saheliano con territorio in gran parte deser- tico, tra i più poveri del mondo, il Niger è ormai da alcuni anni stretto in una morsa di guerra. A Nord imperversano i jihadisti di Aqmi (Al Qaida nel Maghreb islamico, cfr. MC luglio 2012) e vari altri gruppi, attivi in Mali, contro i quali è in corso una guerra che ormai dura da marzo 2012, con l’intervento della Francia nel gennaio 2013 (operazione Barckhane) e della successiva Missione di stabilizzazione delle Nazioni unite (Minu- sma). A Sud Est, nella confinante Nigeria, opera da metà anni ‘90 la setta, gruppo integralista Boko Haram (cfr. MC luglio 2012). Questa ha di fatto cambiato il li- vello del conflitto, quando nel febbraio scorso, ha at- taccato la città nigerina di Diffa e cominciato incur- sioni in diversi villaggi lungo il confine. Oltre al Niger e alla Nigeria sono coinvolti nella guerra Ciad e Ca- merun, tant’è che militari nigerini e ciadiani control- lano alcune città in Nigeria, nello stato del Borno (Nord Est), dopo averle sottratte a Boko Haram. È del luglio scorso la creazione di una nuova coalizione militare per combattere i terroristi: la Forza d’inter- vento multinazionale , della quale fa parte, oltre ai quattro paesi citati, anche il Benin, confinante con la Nigeria a Ovest. I l Niger, è da sempre patria di un islam tollerante, ma qualcosa sta cambiando. Il paese ha vissuto alcuni avvenimenti mai visti il 16 e 17 gennaio scorso. In se- guito all’attentato al settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi e alla reazione del mondo contro l’accaduto, a Zinder e Niamey si sono verificate due violente manife- stazioni, rapidamente degenerate, contro la minoranza cattolica. Chiese e case parrocchiali sono state attac- cate e incendiate, così come scuole cattoliche. Le forze dell’ordine sono riuscite a intervenire troppo tardi. Monsignor Ambroise Ouedraogo, vescovo di Maradi, diocesi di cui fa parte anche Zinder, ci racconta: «Qual- che giorno prima degli eventi, padre Léo (missionario d’Africa, originario della Rdc, da anni nel paese, ndr ) aveva mandato una lettera al prefetto per chiedere pro- tezione. Erano state mandate due camionette di gen- darmi. Ma quando c’è stato l’attacco nessuno ha fer- mato gli assalitori. Solo la Guardia nazionale, in seguito, è intervenuta per fermare i manifestanti quando questi hanno tentato di attaccare l’altra scuola cattolica. A Niamey sono state bruciate sei chiese su otto, di cui una inaugurata pochi mesi prima. I preti e le suore hanno abbandonato Zinder per paura. Andiamo a celebrare la messa ogni due settimane da Maradi (230 km). Ma la chiesa è stata completamente bruciata, come la scuola e i locali parrocchiali. La celebrazione si effet- tua sotto una tettoia». S econdo un professore dell’Università di Niamey, che ha chiesto di mantenere l’anonimato: «I partiti politici di opposizione hanno usato il pretesto di Charlie Hebdo per tentare di destabilizzare il paese e i cristiani sono stati le vittime innocenti della manovra. Diversi esponenti di questi partiti sono stati ricono- © Af Diocesi di Maradi

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