Missioni Consolata - Ottobre 2015
OTTOBRE 2015 MC 11 • Vescovo | Missione | Dialogo | Terrorismo • MC ARTICOLI # A sinistra : un uomo con un cap- pello tipico, sulle strade sabbiose di un villaggio del Niger. # Di fianco : l’arcivescovo di Niamey, mons. Laurent D. Lompo, davanti al suo ufficio. il dialogo sia vero e sincero. Siamo in un paese laico, le autorità poli- tiche devono tenere conto del ri- spetto delle minoranze. I cristiani hanno il loro posto. Preghiamo af- finché questo impegno possa es- sere concreto, e noi cristiani pos- siamo intenderci con i musulmani e continuare la missione in Ni- ger». Nella pratica, quale programma avete con i capi religiosi musulmani? «Siamo rimasti molto stupiti delle manifestazioni di gennaio. Viste le relazioni che abbiamo, non avremmo mai immaginato che in Niger si sarebbero potuti pro- durre degli eventi simili. Noi stiamo continuando quanto fa- ceva mons. Michel Cartateguy: il dialogo interreligioso, a tutti i li- velli. Il programma sul quale ab- biamo riflettuto si chiama “Vivere insieme”, e tiene conto della for- mazione della gioventù di oggi. Una gioventù sbandata, che ha bi- sogno di contatto tra cristiani e musulmani. Contiamo di mettere in opera un programma, con il supporto di partner interni ed esterni, affinché possiamo for- mare i giovani alla tolleranza, al ri- spetto mutuo, alla conoscenza dell’altro. Perché quando conosci qualcuno lo rispetti. Questo ri- spetto, pensiamo si possa avere se ciascuno è radicato nella sua fede: i cristiani nella propria fede e così i musulmani. Insieme pos- siamo coltivare la pace di cui il Ni- ger ha bisogno oggi». Vi coordinate con i leader musulmani? «Lavoriamo con tutti gli strati so- ciali. Abbiamo diverse scuole cat- toliche, nelle quali la maggioranza degli studenti sono musulmani. La formazione mette l’accento sul vi- vere insieme, e questo per ogni ordine e grado di scuola. Lo stesso accade nelle attività come la Cari- tas, in cui lavoriamo con i musul- mani. Anche a livello dei nostri di- spensari cerchiamo la collabora- zione con gli altri. Abbiamo una Commissione nazio- nale di dialogo interreligioso che raggruppa musulmani e cattolici a livello di diocesi di Maradi e di Niamey, insieme costituiscono la commissione interdiocesana, di cui monsignor Ambroise Oue- draogo è coordinatore. Alla mia intronizzazione c’è stato un gran numero di musulmani presenti. Penso che la Commissione per- metta di avvicinarci ulteriormente e di togliere le paure e le incom- prensioni dovute agli eventi del 16 e 17 gennaio scorso. In quei giorni, in seguito alle caricature del profeta Maometto uscite su Charlie Hebdo , c’è stata una rea- zione a livello internazionale, che in altri paesi si è potuta conte- nere, ma in Niger purtroppo no. C’era un certo numero di giovani infiltrati, e la gioventù sbandata è una porta aperta agli attacchi, ai saccheggi e alla profanazione che abbiamo vissuto nelle nostre di- verse chiese. Ci siamo visti con le spalle al muro. Hanno bruciato tutto. Non accusiamo la comunità musulmana, ma c’è stata una in- tromissione dall’esterno. La tat- tica secondo noi è quella di Boko musulmana, i cristiani sono un’e- sigua minoranza: si parla di alcune decine di migliaia di persone su 17 milioni. Le diocesi sono due, quella metropolitana di Niamey e quella di Maradi, il cui pastore è monsignor Ambroise Ouedraogo (cfr. MC settembre 2007). Il 29 giugno scorso mons. Lompo era a Roma per concelebrare la messa con papa Francesco, du- rante la festa dei santi Pietro e Paolo. In quell’occasione il santo padre ha benedetto il palio per i 46 arcivescovi metropoliti nomi- nati nell’anno. L’insegna ecclesia- stica di lana bianca «è simbolo del pastore che sente l’odore del gregge e ne porta il peso, facendo l’unità della Chiesa», ci racconta monsignor Lompo, che incon- triamo nel suo ufficio, a ridosso della sobria cattedrale di Niamey, in pieno centro città. «Voglio continuare la missione di mons. Michel, che ha molto ope- rato per questa diocesi, e ha vis- suto il suo motto “Che lui diventi più grande e che io diminuisca”, spingendo il clero diocesano a prendere le sue responsabilità. Penso sia in questa linea che papa Francesco mi ha nominato arcive- scovo». Che sentimento prova, in quanto nigerino, a ricoprire questo ruolo importante per la Chiesa catto- lica, in un paese in cui i cattolici sono una minoranza? «In un paese in cui il 98% della gente è musulmana, per me è una gioia, un onore, sapere che la co- munità cristiana ha fatto il suo cammino, è arrivata a maturità. È anche un dovere, quello di met- tere le basi per consolidare il dia- logo interreligioso in questo paese. Gli avvenimenti del 16 e 17 gennaio scorso (manifestazioni anti cristiane, vedi box, ndr ) ci danno ancora l’occasione con- creta per affermare che il dialogo interreligioso è di una importanza capitale. E non deve restare solo a livello della gerarchia, ovvero dei responsabili e leader religiosi, ma deve partire dalla base e andare fino in cima. Perché gli eventi che si sono prodotti hanno mostrato che la gioventù è molto coinvolta. Quindi vogliamo fare in modo che © Marco Bello Continua a pagina 14
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