Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015
Essere, piuttosto che fare U na secchiata d’acqua fredda, ecco com’è vivere il ritorno alla vita occidentale. La semplicità, l’accoglienza, la po- vertà, l’essenzialità, nel «nostro mondo», sembrano così difficili da vivere! Eppure sono proprio le cose che ci rendereb- bero più felici. L’esperienza in Congo mi ha cambiato. È cambiato il mio modo di guardare le persone e le cose, è cambiato il mio modo di vivere e percepire la realtà. Questa è soltanto un’intuizione a caldo, sono sicuro che l’Africa illuminerà la mia vita con il tempo. Certa- mente ora ho chiaro quali sono lo stile di vita e i valori che mi rendono felice. La sfida sarà quella di viverli qui, anche con il ri- schio di non essere capito. Mio dovere sarà anche impegnarmi perché queste convinzioni non scoloriscano con il tempo. Posso farlo perché in questo tempo non ho solamente partecipato alla vita, ma l’ho vissuta. Vorrei evitare di passare buona parte della mia vita a cercare modi per impiegare il tempo che mi sono affannato a risparmiare, vorrei stare dentro ogni momento, ed essere piuttosto che fare. Ogni giorno essere consapevole delle cose bellissime che ci sono in questo mondo e imparare qualcosa di nuovo su me stesso e su- gli altri. Mettere al centro delle relazioni le persone, togliendosi gli occhiali del pregiudizio o del profitto, ed evitare che la finestra del nostro cuore diventi uno specchio. Essere vero ed essere me stesso, avere la serenità di sostenere uno sguardo e di entrare in contatto con un altro meraviglioso universo misterioso. Vorrei evitare, preso dal vortice degli impegni quotidiani, di dimenticare quella luce che è dentro di noi e di lasciarla spegnere. L’Africa mi ha regalato anche una bellissima preghiera: «Si- gnore, fa di me una lampada. Brucerò me stesso, ma darò luce agli altri». Non siamo fatti per vivere soli. Nel «bruciare noi stessi», oltre a portare luce nel buio, illuminiamo, e quindi pos- siamo vedere i volti dei fratelli intorno a noi. I pensieri sono tanti, i ricordi e le emozioni ancora di più. La ri- conoscenza per le comunità che mi hanno accolto è enorme. Si conclude così questo viaggio che in realtà è stato la preparazione per il viaggio più grande: la vita. T.D.A. un poco. Arrivo a Casablanca per aspettare il volo su Bologna: l’ae- roporto mi disorienta, troppi ne- gozi, troppi cibi, troppa superfi- cialità, troppi bianchi. Quando si fa l’ora di imbarcarsi mi metto in fila e sento parlare i classici turisti italiani di una certa età che si la- mentano di ogni cosa: mi viene la nausea. Sull’aereo il mio posto è di fianco a Iole, signora italiana che torna da una vacanza in Marocco. Ci presentiamo e mi dice che sem- bro suo figlio: ho in testa un cap- pello uguale al suo. Scopro poi che suo figlio è morto, e che amava viaggiare. Quando le dico che rientro dopo tanto tempo dal Congo si commuove. Ci facciamo compagnia per tutta la durata del volo. Arrivati a Bologna ci augu- riamo buona fortuna e ognuno prosegue per la sua strada. Con la malaria di mezzo non ho ancora realizzato di essere rien- trato in Italia. Sono qui ora. Il mio «viaggio di andata» mi ha portato alla mia nuova destinazione, in questi giorni un’altra persona che non scorderò mai ha fatto il suo ul- timo viaggio di andata, padre Tar- cisio: destinazione paradiso. Tommaso Degli Angeli 60 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2015 CONGO RD # In queste pagine : Tommaso nei luoghi e con le persone che hanno caratte- rizzato la sua esperienza missionaria.
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