Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015

AGOSTO-SETTEMBRE 2015 MC 59 • Missione | Contemplazione | Cambiamento • MC ARTICOLI vado all’ospedale a fare gli esami, e l’esito è quello che ci aspetta- vamo: malaria. Unico problema: fra due giorni devo prendere un altro aereo per tornare in Italia. 01 Giugno 2015 Fortunatamente la malaria que- sta volta è molto meno forte della prima, allora decidiamo che posso imbottirmi di farmaci e viaggiare comunque. La sera pa- dre Symphorien mi accompagna in aeroporto. La partenza è alle 4,40 della notte, ma noi ci av- viamo verso le 23,00 per evitare il rischio del banditismo, frequente in quegli orari. Quando salgo sul- l’aereo finalmente posso dormire uguali con case e persone ovun- que, musica a ogni angolo della strada a volume altissimo. Dopo la tranquillità di Isiro, ammetto che Kinshasa mi traumatizza pa- recchio. Comunque la voglia di conoscere anche questo am- biente è grande. Accompagnato dal giovane padre Mathias esploro il quartiere e l’organizzatissima parrocchia. An- che qui è presente tra i giovani un gran numero di analfabeti e l’Aids è tremendamente diffusa. Un giorno vedo un gruppo di ra- gazzi vicino a un semaforo, quando i taxi pulmini rallentano, questi vi si aggrappano, e dopo un po’ scendono per tornare in- dietro. Domandano di trasportare i sacchi di cibo (25-50 kg) dei pas- seggeri in cambio di qualcosa. Se un passeggero accetta, loro ri- mangono attaccati al pulmino e accompagnano a casa il cliente, altrimenti saltano giù. Dopo qualche giornata movimen- tata, ricevo un regalo inaspettato. La prima volta mi avevano detto che era il «buongiorno dell’A- frica», questa volta penso sia «l’arrivederci». Dopo una notte passata in bagno per la nausea, solo viaggi di andata. Quindi salgo sul piccolo aereo e compio serenamente a ritroso quello stesso viaggio che qualche mese fa mi aveva traumatizzato. Noto un cambiamento: non ho voglia di ascoltare musica isolan- domi, contemplo la realtà dell’ae- reo: i passeggeri, il personale, ecc., e faccio conoscenza con il mio vicino. È un libanese che la- vora a Isiro e sta rientrando a casa per le vacanze. Il tempo vola immerso in questa «musica alter- nativa» che è l’umanità che mi circonda. Atterriamo a Kinshasa. Nell’attesa dei bagagli mi si pre- senta uno dei tanti omini che ti vogliono aiutare in cambio di soldi. Che soddisfazione poter sfoderare il mio lingala: «Dio mi ha dato due mani per portare le cose, faccio da solo, grazie papà». Dopo un primo momento di scon- certo, si mette a ridere e non insi- ste più. Io e Alì (il mio compagno libanese) recuperiamo i bagagli e usciamo salutandoci. Vado in strada da padre Santino e padre Mathias che mi attendono. Arrivo alla missione di Saint Hilaire, nella periferia della grande e caotica capitale del Congo. Stradine tutte

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