Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015
DOSSIER MC SONO ANCH’IO ITALIA chilometro zero. La nonna Elena passeggiava tra le bancarelle sorridente, chiacchierava coi com- mercianti, che fossero cinesi o italiani, pugliesi o piemontesi, la sua gentilezza era un linguaggio universale. Anche la Signora Qin accompagnava spesso la suocera a fare la spesa; quando, all’inizio degli Anni ‘80, appena arrivata, ancora non sa- peva una parola di italiano e si sentiva così lon- tana dalla sua terra, il mercato le ricordava un po’ casa; aveva imparato a mangiare nuovi cibi, come i formaggi, il sugo di pomodoro, il gelato; o a sen- tire come i sapori di prodotti comuni anche con la Cina fossero comunque diversi. Ma non aveva ri- nunciato a portare nella nuova casa alcune tradi- zioni culinarie del suo paese. Negli ultimi anni al mercato di Porta Palazzo ri- usciva a trovare quasi tutto, perché avevano aperto molti negozi di alimentari cinesi e dai «campagnini» c’erano bancarelle di frutta e ver- dura orientali coltivati da contadini cinesi nelle terre del torinese. – Cosa dobbiamo comprare? –, chiese Anna Lin, più per spezzare il silenzio tra lei e la madre che per reale desiderio di sapere, mentre cammina- vano nel viale alberato dove le fermate dei mezzi pubblici erano affollate da quei volti della multi- culturalità che a lei piacevano tanto, perché così non si sentiva più una dei pochi a essere straniera. Perché pur essendo nata in Italia, pur avendo una parte genetica anche italiana, pur avendo più amici italiani che cinesi, agli occhi dei più era sempre una straniera. Quando parlava la gente le diceva stupita: «Ma come parli bene italiano!», nello stesso modo in cui in Francia le facevano i complimenti per come parlasse bene il francese, in Germania il tedesco o in Inghilterra l’inglese. Peccato che lei fosse italiana, non solo ma anche. – Un po’ di cose per fare i panini verdi –, le rispose la signora Qin. – Entriamo prima qui –, disse la signora Qin alla figlia, davanti all’ingresso del primo negozio ci- nese della via, le cui vetrine erano ricoperte di an- nunci colorati, scritti coi caratteri cinesi: parruc- chiere in via YZ, si vendono schede telefoniche scontate, prenotazione biglietti aerei per Shan- ghai/Beijing (Pechino)/Wenzhou, signora 50enne cerca lavoro come baby-sitter, e altri. La signora Qin analizzava i prodotti esposti sugli scaffali: la farina di riso lì costava circa venti cen- tesimi in più rispetto al negozio accanto; però c’era il preparato per barbecue di quella marca che gli altri negozi non avevano, quindi ne prese due bustine. – Ah Signora Qin! Come stai? – disse avvicinan- dosi una signora magra, dalle gote arse dal sole, come solo chi lavora all’aperto sotto il sole può avere. – Ah buongiorno Yujing! Come stai? –, le rispose la Signora Qin. – Bene. Stai facendo la spesa? Cosa compri? – Alcune cose per la festa Qing Ming 3 . – Tu fai dei panini verdi buonissimi! A me non vengono così bene, il ripieno è meno saporito e il colore dell’impasto mi viene pallido. – Devi usare gli spinaci, danno un colore più ac- ceso. Nel ripieno metti del bambù, dei funghi sec- chi e anche dei fagiolini secchi se li hai. I tuoi figli stanno bene? La maggiore sta per partorire vero? – Sì, le voglio cucinare degli spaghettini col vino di riso. – Mamma –, la interruppe Anna Lin. La signora Qin ignorò sua figlia. In realtà non lo faceva di proposito, in famiglia glielo facevano sempre no- tare, che quando parlava con qualcuno in cinese, o guardava la tv cinese (che fosse film, o concerto, o telegiornale) non era «impostata» nella modalità «lingua italiana». – Mammmma! Vanno bene questi bambù? – le AGOSTO-SETTEMBRE 2015 MC 45 © Paolo Moiola
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