Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015

DOSSIER MC SONO ANCH’IO ITALIA momento della giornata che preferivo per avvici- narmi al mare e guardare lontano: l’alba era ma- gica, con quella luce chiara e splendente, il mat- tino si accompagnava con i canti degli uccelli che volavano paralleli al mare. A mezzogiorno poi, il colore del cielo era così intenso che tutto pareva diventare blu; era magnifico stare seduti sulla sabbia, con le mie sorelle e i miei fratelli, tenendo fra le ginocchia una ciotola di kacthupa . Al tra- monto il blu diventava arancio e il mare era così calmo che sembrava una coperta soffice, sulla quale era facile immaginare di rotolare, facendosi avvolgere da quel colore bollente, era un milagre 11 essere al mondo. Rotolavamo, rotolavamo, e i no- stri capelli ci coprivano il viso, non riuscivamo più a vedere il cielo, ma guardavamo giù, nel mare, vedevamo i pesci, imitavamo i loro movimenti, li seguivamo e cercavamo di prenderli. Poi ci sve- gliavamo da questo stato di sonno immaginario e tornavamo a casa. Quando qui mi chiedono da dove provengo e io ri- spondo Cabo Verde, tutti mi sorridono, adottando quell’espressione di chi sogna di vedere quei luo- ghi, prima o poi. Ho salutato casa mia, un giorno. Era buio, c’era anche il vento. Il vento, già... È stato come se vo- lesse portarci via ancora più in fretta. Ci spingeva, ci incoraggiava, ci sussurrava piano che avremmo visto luoghi migliori, tempi migliori. Mi sforzo per rivivere quelle mie ultime ore da «capoverdiana- che-vive- nella-sua-terra». Avrei voluto riempirmi la bocca del sapore delle banane fresche, avrei vo- luto trattenere sulla pelle il profumo del mio sole e qualche granello di sabbia tra le dita dei piedi. Sono in Italia da ormai otto anni e ancora oggi, prima di entrare in casa, mi tolgo le scarpe, le scrollo sul pavimento desiderosa di veder scen- dere un piccolo granello di sabbia luccicante. I l mio registro non si chiude, le parole delle mie alunne lo tengono sempre aperto, dando voce a quell’infinito di emozioni, ri- cordi, desideri e obiettivi che le rendono vive. Grazie a Olivia, Inese, Luciana, Kim, Ma- laika, ma anche a Kristine, Rosa, Danielle, Aisha, Sandy, Judith, Spresa, Rukya, Vera, Ma- rina... Donne capaci di piccoli, grandi miracoli. (*) Federica Ramella Bon, Spazio Arcobaleno , pubblicato su Lingua Madre Duemilatredici - Racconti di donne straniere in Italia , Edizioni Seb27. Il racconto di Federica Ramella Bon ha vinto il Premio Se- zione Speciale Donne Italiane del VIII Concorso letterario nazionale Lingua Madre , 2013. FEDERICA RAMELLA-BON nasce a Cuneo nel 1979. Do- cente di lingue straniere presso le scuole secondarie di primo e di secondo grado; per alcuni anni ha insegnato in diversi Ctp (Centri territoriali permanenti) della provincia, venendo così a contatto con aspetti della multiculturalità che - dice - non conosceva e che l’hanno appassionata. Da sempre ama scrivere e raccontare, le piace la letteratura, l’arte e la psicologia sociale, soprattutto quella legata ai fe- nomeni migratori. Compone poesie per la rivista letteraria online «Peripheral Surveys». Note 1 «It’s a miracle» : è un miracolo. 2 Troubles : è il nome con cui si indica la cosiddetta «guerra a bassa intensità» che si è svolta tra la fine degli anni ‘60 e la fine degli anni ‘90 in Irlanda del Nord. 3 Skābputra : zuppa di orzo acido. 4 Brīnums : miracolo. 5 Sklandu rauši : tortini a base di patate. 6 Insustancial, impalpable : inconsistente, impalpabile (la- sciato volutamente in lingua originale). 7 Milagro : miracolo. 8 Lechona : piatto tipico colombiano a base di carne di maiale. 9 Tinto : caffè. 10 Gijeok : 기적 , miracolo. 11 Milagre : miracolo. AGOSTO-SETTEMBRE 2015 MC 43 © Af Missioni Consolata

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