Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015
34 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2015 KENYA La cara Sorella si consumava per lo zelo della gloria del Signore. Lavorò sino alla domenica 26, e poi la fibra cedette. Dopo la s. Messa si mise a letto con febbre a 40°. Al lunedì accorrevo presso l’inferma, ed al martedì, visto il caso abbastanza grave e la febbre persistente, feci chiamare il dottore di Nyeri, il quale dichiarò la malattia polmonite lobare che, salvo complicazioni, non presentava pericoli... «La morte è eco della vita», aveva scritto un giorno Suor Irene. Potrei scrivere molte pagine se volessi riferire quanto ci fu di edificazione in quest’ultima malattia. Era assetata di bene, vi- veva di abnegazione e di sacrificio, e nel delirio che le soprav- venne in ultimo spiegava il catechismo, parlava di Dio alle anime. Al giovedì il male si aggravò tanto, che alle tre di notte si dovette amministrarle la Estrema Unzione, e poi per l’ultima volta rice- vette il suo Gesù, che aveva sempre fedelmente servito. Al ve- nerdì sera, alle 10 e mezza, serenamente e placidamente la- sciava questa valle di lagrime... Fra moltissimi altri si ricorda il seguente mirabile atto di coraggio e di zelo compiuto da Suor Irene durante la guerra mondiale. Suor Irene da parecchio tempo stava preparando al battesimo un povero portatore indigeno gravemente ammalato in un ospe- daletto da campo a Kilwa, nel Tanganyka. Un mattino non trovò più il suo ammalato, e, domandate informazioni, seppe che es- sendo morto nella notte, era stato portato con una cinquantina di altri cadaveri sulla spiaggia del mare, per risparmiare il di- sturbo della fossa e della sepoltura. La Suora provò un indicibile dolore, ma non volle credere che il Signore avesse lasciato sfug- gire un’anima ormai così ben preparata al battesimo, e corse sulla spiaggia del mare per cercare quel poveretto nel mucchio terrificante di cadaveri. Non avendolo trovato alla superficie, con un coraggio sovrumano rimuove ad uno ad uno quei cada- veri, finché rinviene il suo catecumeno, lo estrae dolcemente, lo adagia sulla sabbia, ascolta il polso ed i respiro... Miracolo della carità! Il creduto morto era ancora vivo... Alle grida di aiuto ac- corrono alcuni infermieri indigeni, che riportano il moribondo al- l’ospedaletto, ove per mezzo di forti eccitanti vien fatto rinve- nire ai sensi. Poté così ricevere il santo battesimo e meno di un’ora dopo se ne va in Paradiso. Madre veneratissima, abbiamo perduto un tesoro, ma abbiamo acquistato una protettrice in cielo. Quindici giorni prima di mo- rire, stimandosi - come ella diceva - inutile e buona a nulla, anzi solo capace a guastare le cose, aveva chiesto, per essere utile, di offrire la sua vita per il bene dell’Istituto. L’olocausto fu accet- tato e proprio due venerdì dopo, la vittima volava al Creatore. I funerali furono un trionfo. Per desiderio comune venne tumu- lata a Nyeri, ed attorno alla salma fu un succedersi continuo di visitatori. I neri tutti vollero accostarsi alla loro «Mware Irene» che tanto li aveva amati e copiose lagrime scendevano dai loro occhi. Numerosissimi intervennero alla sepoltura ed ora la sua tomba è divenuta mèta di frequenti visite, godendo essi di ingi- nocchiarsi presso la tomba della loro mware per contarle ancora le loro gioie e i loro dolori... Suor Ferdinanda, M.C. Fine
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