Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015

• Beata Irene | Beatificazione | Santi | Missionari • MC ARTICOLI AGOSTO-SETTEMBRE 2015 MC 25 # Da sinistra : la cele- brazione a Gekondi il 22 luglio, la folla, le danzatrici e due degli anziani testimoni. Sotto a sinistra : ve- duta parziale del coro che ha allietato la ce- rimonia della beatifi- cazione. zione inizia con una danza ese- guita da un gruppo di ragazzine che indossano i costumi di di- verse etnie. Due di loro sono ve- stite da musulmane. La danza vuole sottolineare una delle ca- ratteristiche della vita di suor Irene Stefani: l’accoglienza e l’at- tenzione verso tutti senza distin- zioni etniche o religiose. La veglia continua con la lettura tratta da Siracide 44 che tesse l’e- logio degli antenati. Al termine, un ritratto di suor Irene viene portato in processione e deposto ai piedi dell’altare. Poi il sacer- dote legge uno stralcio da Matteo 28 che riporta il mandato di Gesù agli apostoli: «Andate in tutto il mondo, battezzate, insegnate». Dopo avere ascoltato la Parola, vengono proposti flash della vita di suor Irene alternati a canti. Ini- zia quindi la carrellata dei testi- moni. Don Rutilio , parroco di Anfo per quarant’anni, ringrazia per l’esempio e la vita di questa giovane donna consacrata a Dio e alla missione. La superiora gene- rale delle suore di Maria Immaco- lata di Nyeri, fondate da mons. Fi- lippo Perlo, Imc, sottolinea come suor Irene sia considerata la loro «mamma», perché lei aveva ac- compagnato gli inizi della Congre- gazione insegnando alle future suore, con l’esempio, cosa signifi- casse consacrarsi al Signore. Toccante è la testimonianza di tre persone che hanno conosciuto suor Irene. John Mbutia (95 anni), ricorda che la missionaria convertì suo nonno e suo zio e a lui, che fa- ceva il chierichetto, insegnò a ri- spondere, in latino, alle preghiere della santa messa. Per dimostrare che ciò che dice è vero, con voce ferma e decisa, comincia a can- tare in latino, come suor Irene gli aveva insegnato, il Kyrie , il Gloria , il Santus . Elizabeth Wangui , centenaria, racconta che suor Irene era molto buona e faceva chilometri e chilo- metri per raggiungere i bisognosi e curare i malati, ma era anche molto esigente verso le giovani a cui insegnava i principi della fede e molti canti per onorare la Ma- donna. Poi, all’improvviso, con grande stupore dei presenti, Eli- zabeth comincia a cantare l’ Ave Maris Stella , in latino. Elizabeth ricorda che sua mamma fu mandata alla missione del Mathari, Nyeri, ad avvisare la su- periora che suor Irene stava male. Purtroppo, nonostante la lunga corsa, quando questa ar- rivò a Gekondi, la missionaria era già morta. Milka Wambui Itunde (95 anni), protestante, rammenta che era facile scorgere suor Irene anche da lontano, perché indossava un grande cappello bianco e rotondo (il casco coloniale) e un lungo ve- stito bianco che, per la sua cam- minata veloce, svolazzava. Irene, continua Milka, conosceva bene la lingua kikuyu, perciò la gente si confidava con lei. «Un giorno la missionaria seppe che io, i miei fratelli e le mie sorelle avevamo una malattia che consumava le dita dei piedi; subito, anche se non eravamo cattolici si affrettò a raggiungere la nostra abitazione e a curarci. Tornò parecchie volte finché fummo guariti. Ho detto ai

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