Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015
MC ARTICOLI AGOSTO-SETTEMBRE 2015 MC 15 che. È certo che la maggior parte delle entrate petroli- fere è stata utilizzata per migliorare le condizioni di vita dei più poveri (investimenti sociali). Allo stesso tempo è certo che molte di queste entrate hanno arric- chito dei falsi rivoluzionari. Dovremmo “seminare” il petrolio. Voglio dire: sviluppare un’industria petrolchi- mica come, grazie a Dio, si è finalmente iniziato a fare, anche se troppo tardi». Le statistiche dicono che il Venezuela e in partico- lare la sua capitale hanno i più alti tassi di crimina- lità al mondo. Per le strade di Caracas lei si sente insicuro? «L’insicurezza è uno dei nostri mali più terribili an- che se sappiamo che essa è conseguenza dell’impunità e della mancanza di etica che corrompe ogni cosa. Il populismo cerca di essere blando con coloro che com- mettono crimini, soprattutto se appartengono ai set- tori popolari. Qui non si tratta di fare vendetta, si tratta di applicare una “giustizia correttiva”. Per que- sto abbiamo necessità di istituti correttivi e non di carceri (che alla fine si trasformano in vere scuole del crimine). C’è molta insicurezza. Tanto che noi ab- biamo dovuto sospendere gli orari notturni delle no- stre attività ecclesiali. Quanto alla mia persona, mi sento tranquillo perché credo che Dio mi protegga». Stando all’«ordine esecutivo» firmato dal presi- dente Obama lo scorso 9 marzo, il Venezuela costi- tuisce una minaccia per la sicurezza nazionale de- gli Stati Uniti. «Senza dubbio oggi noi siamo più rispettati come re- pubblica sovrana e indipendente. Con la maggioranza dei paesi le nostre relazioni si sono rafforzate. Pen- siamo alla Russia, alla Cina, all’Europa (Italia inclusa) e soprattutto ai paesi latinoamericani con cui ci sono progetti in comune (Alba, Mercosur, Petrocaribe, ecc.). Nonostante negli ultimi anni si siano deteriorate le relazioni con Washington, il Nord America è impor- tante per il nostro commercio esterno e noi amiamo i suoi abitanti. Il Venezuela non rappresenta una mi- naccia per nessuno e per nessun popolo. Però lo è per qualsiasi Impero (sia di dove sia) che voglia dividerci o voglia convertirci nel proprio “cortile di casa”». Secondo il rapporto 2015 di FreedomHouse , il Ve- nezuela è un paese «non libero» ( not free ) per quanto attiene i mezzi di comunicazione. Nella classifica mondiale si piazza al 176.mo posto. Lei come giudica la situazione dei media venezuelani? « Freedom House , Paolo? Chiunque viaggi in Vene- zuela e accenda una radio o una televisione o compri un giornale si rende conto che nel nostro paese c’è piena libertà di espressione. Anzi, io direi che c’è una sorta di “libertinaggio d’espressione”, che non è la stessa cosa. Credo che non dovrebbe essere consen- tito utilizzare un mezzo di comunicazione per dire qualsiasi cosa passi per la testa. La libertà d’opinione non dovrebbe prescindere dalla comunicazione vera dei fatti senza cioè alterarli od ometterli per meschini interessi di parte. In Venezuela la maggioranza delle emittenti radio e televisive sono in mano a imprese private che rispondono agli interessi dell’opposizione. Quello che dico vale anche per i media in mano allo stato». Pare che la gerarchia della Chiesa cattolica vene- zuelana sia sempre schierata con l’opposizione contro il presidente e il governo. È così, padre? «Alcuni dell’“alta” gerarchia (ma anche della “bassa”) si oppongono a tutto ciò che fa il governo fino all’estremo di non essere capaci di riconoscere quanto di buono è stato fatto per i più poveri. Alcuni di noi stanno lavorando (senza per questo essere affiliati a qualche parte politica) affinché si correggano le di- storsioni e la situazione migliori, soprattutto per co- loro che hanno più bisogno. L’“opzione preferenziale per i poveri” non può continuare a essere uno slogan, ma deve trasformarsi in fatti concreti». Papa Francesco è stato molto importante per il nuovo corso di Cuba. Lei crede che potrà anche aiu- tare a promuovere la pacificazione in Venezuela? «Se ci fosse buona volontà da entrambe le parti, il papa potrebbe senz’altro favorire una riconciliazione che sarebbe una vittoria per tutti. Non dimentichiamo che il pontefice ha nominato un nunzio (mons. Aldo Giordano, ndr ) che ha dato prova di essere una per- sona di spessore con il suo comportamento umile e semplice, vicino al nostro popolo e lontano dai privi- legi. Papa Francesco ha aiutato a chiarire che stare a fianco dei poveri non è comunismo, ma puro cristiane- simo». PaoloMoiola «Nel nostro paese c’è piena libertà d’espressione. Anzi [...]». «Stare a fianco dei poveri non è comunismo, ma puro cristianesimo».
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