Missioni Consolata - Luglio 2015

LUGLIO 2015 amico 79 AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT possono venire alla messa della domenica. Ov- viamente noi celebriamo in inglese ma i canti son tutti nella loro lingua, e per l’entusiasmo delle fe- deli è la messa che ci da più consolazione. Per darvi un’idea del clima «interculturale» in cui viviamo, vi racconto un episodio risalente allo scorso dicembre: durante l’avvento a ogni messa abbiamo fatto una raccolta di fondi per i poveri che abbiamo poi portato l’ultima domenica di di- cembre a una casa di riposo delle suore Vincen- ziane per donne anziane. «Molti di noi - ci ha detto Belle, filippina - erano appena tornati dal lavoro e avevano dormito al massimo due o tre ore. Ma poi andare dalle vecchiette e cantare i canti di Natale ci ha dato così tanta gioia che per tutto il giorno non abbiamo sentito la stan- chezza». Tornati dalla casa di riposo, essendo ora di pranzo, abbiamo invitato tutti a casa nostra (una ventina di persone), e abbiamo improvvisato una spaghettata. Ho preparato il mio peggior sugo degli ultimi dieci anni, ma tutti erano con- tenti lo stesso. C’era un’atmosfera di serenità e confidenza, si vedeva che si sentivano a loro agio tra loro, coreani, nigeriani e filippini, e con noi. Appena sono usciti di casa ho detto a padre Tamrat: «Hai visto l’ambiente che c’era?», «Sì oggi c’era proprio lo Spirito Santo». Ma non pensate che i nostri siano tutti dei santi. Per dirne una: noi ci aspettavamo conflitti tra le due comunità etniche (ni- geriani e filippini), oppure in- comprensioni di carattere cul- turale, invece i problemi più grossi sono stati di carattere personale: causati da qual- cuno che voleva affermare il proprio io a ogni costo, pren- dere controllo del gruppo, causare divisioni e fratture al- l’interno della comunità. Ma alla fine siamo riusciti a risol- vere la cosa redistribuendo gli incarichi. Un aiuto ci è ve- nuto da suor Franz e suor Sa- cro Cuore, coreane che par- lano un po’ d’inglese, che hanno anche un grande ruolo nell’avvicinare e aiutare le donne della comunità. E poi la maturità e l’unione tra noi e i responsabili è stata fondamentale. Alcuni di loro hanno particolarmente sofferto perché, essendo illegali (e quindi doppiamente poveri), non potevano difendersi e hanno dovuto in- goiare molte umiliazioni. Ma il clima di collabora- zione, corresponsabilità e comunicazione co- stante instaurato da padre Tamrat si è rivelato vincente. E così questa è la comunità cattolica internazio- nale di Tong Du Chon. Mi piacerebbe farveli co- noscere un po’: c’è Mariah, un donnone nige- riano, colonna della fede, che cerchiamo di te- nere il più possibile lontana dal coro: molta voce e poca intonazione. Agata, coreana, che si fa le trecce come se fosse una bambola dell’800, la nostra fedele sacrestana: quando le abbiamo chiesto di lasciare l’ufficio di lettrice agli stranieri per un altro ufficio che dava molto meno visibi- lità, ha accettato subito, e continua a svolgere il suo ruolo con gioia. Jennifer, che ha studiato ma- tematica all’Università di Ibadan, che ci delizia cantando il responsorio del salmo. Alice, che ha un dono speciale per i bambini e li intrattiene du- rante la messa. Non manca mai, ma… è bud- dista. Ivan, Kiko, Hil e Toto i nostri musici- sti. John il presidente del consiglio pa- storale, saggio e rispettato sia dai suoi nigeriani che da tutti noi. Ecco, queste sono state un po’ delle nostre gioie e dei nostri crucci del- l’anno passato, le condividiamo con voi perché anche voi abbiate parte alla nostra gioia. Incoraggiamoci a vicenda a procla- mare l’amore del Signore. Gian Paolo Lamberto

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