Missioni Consolata - Luglio 2015
60 MC LUGLIO 2015 Libertà Religiosa «Sono davvero felice e allo stesso tempo triste di vedere che a sei anni dai massacri del Kandhamal molti abbiano ancora così tanto entusiasmo, tanta energia, coraggio e forza di op- porsi al governo dell’Orissa e a quello federale guidato da Na- rendra Modi. I fondamentalisti (non importa a quale religione appartengano), gli individui che hanno stuprato suor Meena e coloro che hanno distrutto più di 300 chiese, 6500 case (ucciso più di cento per- sone, ndr ) e costretto 56mila persone a lasciare le proprie abi- tazioni e a vivere per le strade, che hanno devastato i loro campi e raccolti e altri mezzi di sosten- tamento, hanno trasformato uo- mini liberi in schiavi». L’attivista, in queste parole, fa- ceva riferimento ai gravi fatti - la peggiore persecuzione anticri- stiana della storia moderna del paese - che ebbero luogo nel di- stretto del Kandhamal, nello stato orientale di Orissa. Iniziati nel Natale del 2007, quando ra- dicali indù sobillati da un leader locale, Laxmanananda Sara- swati, bloccarono con una ser- rata le celebrazioni cristiane, si concretizzarono violentemente dopo l’uccisione dello stesso Saraswati il 23 agosto 2008. Un delitto di cui vennero accu- sati i cristiani locali, in maggio- ranza convertiti da etnie ani- miste e gruppi indù fuoricasta. L’evidente pianificazione del Riteniamo necessario sfidare e cambiare quella parte di cultura politica che è criminale e disgre- gatrice, che sfrutta non solo la religione ma anche le caste come una forza per proseguire con il gioco dei numeri». Qualche tempo fa in un’intervi- sta alla scrittrice e giornalista Gargi Parsai, riflettendo su un tema a lei caro e solo all’appa- renza lontano dal suo impegno primario, la Patkar sosteneva che «è vero, le caste dividono la so- cietà, e oggi sono strumentaliz- zate al punto da mettere gli uni contro gli altri contadini e conta- dini, operai contro operai. Anche le caste vengono contrapposte alle altre caste e così finisce che si riduce la loro capacità di unirsi contro le ingiustizie, ma anche contro le minacce crescenti al- l’ambiente. Di conseguenza, è tempo che le popolazioni co- strette a lasciare le proprie terre e gli emarginati si uniscano, in modo che queste forme di ingiu- stizia possano essere affrontate in modo unitario e efficace». I massacri di Kandhamal Più di recente, nel 2014, in occa- sione di un grande raduno che ha ricordato l’avvio dell’ondata persecutoria anticristiana nello stato di Orissa, la Patkar ha avuto modo di riflettere su que- sto aspetto del suo impegno che è di riconciliazione prima ancora che di contrasto a abusi e discri- minazioni. pogrom , con l’arrivo organizzato di migliaia di fanatici da altre aree dello stato di Orissa e del paese, fu negata a favore di una tesi che sosteneva invece la spontaneità della persecuzione. Quegli eventi, che hanno se- gnato profondamente la co- scienza collettiva della comunità cristiana indiana, e la difficoltà da parte delle vittime di avere giustizia a causa di un pesante clima di intimidazioni e coper- ture, hanno chiarito i limiti della giustizia indiana e accentuato i timori delle minoranze, in parti- colare sotto l’attuale governo nazionalista e filoinduista del paese. «Il Kandhamal è uno dei molti luoghi in India segnati dalla vio- lenza comunitaria. Ovunque si verifichino rivolte nel nome della religione, a finire sotto attacco è l’umanità, che viene seppellita - ha indicato la Patkar -. Comun- que, deplorare questi incidenti, per quanto lo facciamo con forza, non può essere sufficiente. Chi promuove un atteggiamento violento nel nome della religione va condannato». Estremismo induista Convinzioni, quelle di Medha Patkar, che trovano sempre più spazio nella società civile indiana - che va aprendosi a tematiche come la discriminazione e la vio- lenza sessuale, la lotta a malgo- verno e corruzione, la ricerca di unità in un paese sempre più frammentato e quindi sempre più distante dall’integrazione so- gnata dai suoi fondatori - con- temporaneamente a un au- mento della violenza religiosa. Quest’ultima è incentivata dal movimento di riconversione al- Steve Browne & John Verkleir/Flickr.com Joe Athialy/Flickr.com
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