Missioni Consolata - Luglio 2015
DAI LETTORI Cari mission@ri LUGLIO 2015 MC 5 cludenti. «Ripartire da ieri» non è né un’idea a- nacronistica né un moto nostalgico, ma una ne- cessità di riappropriarci del patrimonio valoriale che ci serve per andare avanti in maniera più sensata e più determina- ta, senza accontentarci di ruoli stereotipati da «timbratori del cartelli- no». Visto il taglio della vostra rivista, alla quale sono abbonato da diversi anni, penso che condividerete quanto da me sostenuto nel libro. Ritengo che es- so possa servire a rivita- lizzare il dibattito sul vo- lontariato internazionale che ultimamente sem- bra purtroppo passato in secondo piano. Ringraziandovi per l’at- tenzione, vi invio i miei migliori auguri per tutte le vostre attività! Alberto Zorloni 09/05/2015 Del libro di Zorloni, certa- mente parleremo in un prossimo numero di MC. COMPLIMENTI Egregio signor Daniele Romeo, mi permetto di disturbarla per compli- mentarmi con lei per il suo articolo su Cuba, pubblicato sulla rivista MC 5/2015, che qualche giorno fa mi è capitato tra le mani a casa dei MAGNIFICA La rivista «Missioni Con- solata» è magnifica più che mai. Bella l’idea del- la storia in fumetti. E la cosa che più di tutto Vi rende rispetto è l’impar- zialità religiosa. È evi- dente che lo Spirito che ci guida è grande. Cordiali saluti Marcello D’Acquarica 03/05/2015 IL SALE NON HA PERSO SAPORE Caro padre Gigi, domani, 17 maggio, pa- dre Paolo Dall’Oglio compie sessant’anni e mezzo e desidero rivol- gergli gli auguri con le parole dei suoi familiari pubblicate il 17 agosto 2014: «Caro Paolo ti vo- gliamo bene e continuia- mo con insistenza e spe- ranza ad aspettarti». Non ci sono notizie certe sulla sua sorte dal 29 lu- glio 2013 ma il suo impe- gno per costruire legami, tenace e non privo di ri- schi, continua attraverso tutti coloro che lo condi- vidono. «Il sale non ha perso sapore» come af- fermi nell’editoriale di maggio. I massacri per- petrati contro i cristiani sono innumerevoli, e non solo nei territori che sap- piamo, ma anche nel no- stro mondo, nella nostra nazione, nella nostra città, nei nostri luoghi di lavoro, pur in forme di- verse. La testimonianza della libertà di fede e di pensiero richiede una scelta che è quotidiana ed è contrastata da tanti ostacoli, spesso occulti ma non meno micidiali di quelli visibili. Quella vio- lenza che invoca la «crisi sacrificale», indicata da R. Girard come ipotesi e- splicativa riguardo all’o- rigine della cultura e dell’ordine sociale, conti- nua ad essere vitale, a ri- generarsi e ad assumere le forme più varie, cer- cando vittime espiatorie per placarsi. Decidere di essere cristiani costitui- sce quindi un progetto da rinnovare costantemen- te, da monitorare e da purificare per mantener- lo cristallino e capace di avere le caratteristiche di lievito e sale, nono- stante le avversità, previ- ste ed impreviste. Ancora una volta ti rin- grazio per le vitali provo- cazioni e ti invio moltissi- mi saluti! Milva Capoia 16/05/2015 «Ancora un sacerdote ra- pito in Siria. Padre Jac- ques Murad, della comu- nità di Mar Musa, è stato rapito a Qaryatayn, dove è priore del monastero di Mar Elian (affiliato a Mar Musa) e da dodici anni guida la locale parrocchia siro-cattolica». Così ha scritto Avvenire il 23 mag- gio 2015. Un altro sacer- dote nelle mani dei jihadi- sti, a condividere le soffe- renze di centinaia di cristiani anonimi perse- guitati, umiliati e uccisi in quelle terre senza pace, anche a causa delle politi- che miopi e frammentate dei nostri grandi governi democratici. RIPARTIRE DA IERI Buongiorno a voi, è appena uscito il mio li- bro sul volontariato in- ternazionale, pubblicato dalla Emi. È inserito nel- la collana Antropolis, di- retta da Marco Aime, e Alex Zanotelli ne ha scritto la prefazione. In esso racconto la mia e- sperienza del 2003, anno che ho trascorso coordi- nando un progetto di si- curezza alimentare nel Sud dell’Etiopia. Espon- go severe critiche alle modalità odierne di fare cooperazione, con le Ong ridotte ad anonime a- genzie concentrate sul fund raising e su un’acri- tica attività di esecutrici degli interventi più facil- mente graditi (e quindi fi- nanziati) dai donatori. Cerco però sempre di at- tenermi a uno stile pro- positivo. Sono infatti con- vinto che il volontariato internazionale non vada abbandonato, ma rilan- ciato in un’ottica di scambio. Mentre gli afri- cani possono beneficiare di alcuni nostri interven- ti, allo stesso tempo noi abbiamo bisogno di im- parare da loro, così da recuperare la capacità di tenere duro, di vivere in spinta, di accogliere la vita con ottimismo anche nelle situazioni più diffi- cili, al fine di ridare ossi- geno alle nostre società sempre più grigie e di- sincantate, ben diverse da certi contesti di fer- vente attivismo osserva- bili a Sud del Sahara. «Ripartire da ieri» non è solo il titolo del libro, ma un’idea, un progetto che pian piano mi si è abboz- zato nella mente. Incon- tro infatti un numero cre- scente di persone che denunciano, nei loro set- tori, lo stesso appiatti- mento da me constatato nell’ambito della coope- razione. Oltre a molti vo- lontari internazionali, quindi, c’è tutta una schiera di persone (im- pegnate in politica, nella scuola, nella Chiesa, nell’assistenza, ecc.) che vorrebbero fermarsi un attimo per recuperare le motivazioni e gli ideali lasciati da parte in quan- to affrettatamente consi- derati obsoleti e incon-
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