Missioni Consolata - Luglio 2015

la meta di buona parte dei minerali preziosi, col- tan e oro in particolare. Non è un caso che il Rwanda sia diventato il primo esportatore mon- diale di tantalio, estratto sotto forma di coltan (vedi box sui minerali). Secondo le statistiche pubblicate a fine 2014 dalla Banca centrale di Ki- gali, nel 2013, ne ha esportato 2.466.025 kg, il 28% del mercato mondiale del minerale, per un in- casso di 134,5 milioni di dollari. Nel 2014 ha rag- giunto le 1.931 tonnellate per un controvalore di 87,4 milioni di dollari. Il calo delle entrate è, in parte dovuto al calo della produzione, in parte alla diminuzione del prezzo medio al kg. Il Go- verno guidato dal presidente Paul Kagame si è posto l’obiettivo di ottenere un guadagno di 400 milioni di dollari all’anno dal settore minerario entro il 2017. Ci riuscirà? «Questi - osserva Triest - sono i dati ufficiali forniti dalla Banca centrale ruandese. Non sappiamo quanto sia la reale capa- cità produttiva del paese e quanto invece arrivi di contrabbando dall’Rdc. A nostro parere, il Rwanda sta sfruttando le carenze della legge sta- tunitense Dodd-Frank». Questa normativa (vedi box) vieta l’importazione negli Usa di quattro mi- nerali che si estraggono nella Rdc. Coltan e oro vengono quindi portati in Rwanda (ma anche in Burundi e Uganda), ed è qui che poi le multinazio- nali si approvvigionano acquistando minerali «ri- puliti». «È per questo motivo - sottolinea Triest - che abbiamo chiesto che venga imposto un em- bargo alle nazioni che confinano con il Congo e che la comunità internazionale imponga anche a Rwanda, Burundi e Uganda (e non solo a Kins- hasa) di sedersi a un tavolo di trattativa per ripor- tare la pace nella regione. È a questo tavolo che si deve discutere anche della questione di una equa ripartizione delle risorse». Le responsabilità «Le responsabilità - osserva mons. Ambongo - sono evidenti. Questo traffico sarebbe impossibile senza la partecipazione delle autorità locali, che invece di pensare al bene comune, permettono lo scempio del loro territorio e sono complici delle milizie; le autorità nazionali, che non interven- gono; le compagnie minerarie straniere, che sfruttano il territorio, ma non pagano le tasse al paese e trasformano altrove i nostri minerali; gli stati confinanti, che fomentano il caos per arric- chirsi». È la popolazione locale a pagare il prezzo più alto di questa illegalità. Se, infatti, è vero che lo sfrut- tamento delle miniere garantisce qualche pro- vento ai congolesi, è anche vero che questi sono vittime di sfruttamento e di violenze inaudite. Le miniere sono gironi infernali dove uomini, donne e bambini sono costretti a scavare a mani nude o con mezzi di fortuna per estrarre i minerali pre- ziosi. Spesso le gallerie crollano facendo nume- rose vittime, soprattutto tra i più piccoli. Se le persone non muoiono lavorando, spesso si amma- lano di malattie linfatiche a causa della radioatti- vità del terreno. Il costo sociale è elevatissimo. Migliaia di ragazzi non frequentano la scuola. Molte donne sono vittime di violenze fisiche e ses- suali. Spesso le ragazze vengono avviate alla pro- stituzione. Chi può se ne va, emigra verso altre regioni del Congo o all’estero. «I proventi delle ri- sorse minerarie - osserva Martin Kobler, respon- sabile della Monusco, la missione Onu in Rdc - vanno a finire nelle mani di milizie che conti- nuano ad alimentare il conflitto invece di finan- ziare il sistema di infrastrutture locali, le scuole, gli ospedali. Immaginate se potessimo spendere queste centinaia di milioni di euro per pagare in- segnanti, medici, e promuovere business e turi- smo». La Chiesa cattolica ha chiesto a più riprese alla comunità internazionale di intervenire e di appro- vare normative internazionali che impediscano lo sfruttamento di questi minerali. «La legge Dodd- Frank - conclude mons. Ambongo - è un’iniziativa che noi riteniamo positiva, anche se va ulterior- mente migliorata. Ci aspettiamo che anche l’Eu- ropa ne segua l’esempio approvando una regola- mentazione che impedisca l’utilizzo dei minerali provenienti dalle zone di guerra della Rdc. Solo così si può creare un mercato più trasparente e si possono spuntare le armi delle milizie e delle or- ganizzazioni che sfruttano il nostro territorio». DOSSIER MC MINERALI Sopra : miniera d’oro artigianale nell’Est della Rdc. Minatore in un pozzo di otto metri, scavato a mano. A destra : nel pozzo l’acqua è fatta fuoriuscire con una pompa. © IRIN / Guy Oliver

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