Missioni Consolata - Luglio 2015
mozamBICo di MARCO BELLO un Caso dI Land graBBIng TERRA D’AFRICA VENDESI «Prosavana»: 14,5 mi- lioni di ettari coltiva- bili ceduti al Brasile. Cinque milioni di contadini diventano «senza terra» per lasciare il posto alle monocolture. Il governo sostiene che è un programma di sviluppo agricolo. La società civile (e la chiesa) si oppongono e attivano una resistenza. © AfMC / Marco Bello È il 14 agosto del 2011, quando un articolo sul giornale brasiliano La folha de São Paulo , fa sobbalzare gli attivisti del movi- mento contadino di un’altra parte del globo: il Mozambico. Lo scritto dice con enfasi che il paese africano avrebbe concesso alcuni milioni di ettari di terra col- tivabile agli agricoltori brasiliani, per produrre soia, cotone e mais. È solo dello scorso marzo la pub- blicazione di un documento uffi- ciale, il Piano direttore, versione «zero», che descrive in dettaglio, nelle sue 204 pagine, il «Prosa- vana». Abbiamo sentito telefoni- camente alcuni protagonisti di questo episodio di land grabbing in Mozambico. «Si tratta di un programma di coo- perazione trilaterale, che coin- volge Mozambico, Brasile e Giap- pone - ci spiega Agostinho Bento, responsabile di politiche e advo- cacy alla Unac, l’Unione nazionale contadina mozambicana, il mag- giore sindacato di categoria -. Quando la società civile mozambi- cana sentì parlare del progetto di cui era all’oscuro, si mobilitò alla ricerca di informazioni. Scoprì che si trattava di un vasto programma agricolo chiamato Prosavana. Esso prevedeva che un certo numero di grandi produttori brasiliani ab- biano in concessione terra mo- zambicana per un periodo di 50 anni. Questa informazione allertò il movimento contadino e la Unac in particolare. Cosa voleva dire quell’acquisizione di terra? Cosa c’era dietro?».
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