Missioni Consolata - Giugno 2015
GIUGNO 2015 MC 57 # Pagina precedente da sinistra : madre e figlia dipingono i loro corpi, se- condo un’usanza pigmea, con un im- piastro composto di carbone e succo di un frutto della foresta. | Bimbi e mamme al centro Gajen. # In questa pagina da sinistra : padre Flavio Pante con due donne della missione. | Tommaso in compagnia di Bube e Dumbo. | Un bimbo del centro Gajen suona il tamburo. # Nella pagina seguente in senso ora- rio : padre Tarcisio con Tommaso e un gruppo di ragazzini della missione. | Un padre vedovo con la propria bimba al centro nutrizionale. | Un bimbo si costruisce giocattoli (pur- troppo una pistola!) da sé. tere mite e pacifico, al punto che sono addirittura schivi. Quando fissi un bambino negli occhi si na- sconde quasi sempre dietro la mamma. Se incroci qualcuno in foresta senza vederlo, rimane na- scosto. Ti osservano da lontano per capirti, poi, se ti trovano in- nocuo, ti vengono incontro e di- ventano simpatici e socievoli. Una delle prime sfide che ho af- frontato è stata la caccia. Sono partito una mattina con due bam- bini, eravamo armati di arco e una freccia ciascuno. Oltre a giro- vagare in modo inconcludente abbiamo anche perso tutte le frecce: una volta lanciata, se non la segui con gli occhi, scompare nella foresta. Rientrato, cercavo un bastone per sostituire la frec- cia persa. C’erano lì dei Pigmei in attesa di farsi vedere da mama Bomao, una Pigmea che funge da infermiera/ostetrica, ma soprat- tutto da mediatrice tra i Pigmei e i missionari, nella piccola stanza della missione adibita a farma- cia/dispensario. Nel vedermi im- pacciato con un bastone inade- guato, mi hanno regalato ben quattro frecce. Sono stato felicis- simo. Mi sono assicurato che non fossero frecce con la punta avve- lenata perché, con la mia sbada- taggine, sarei di sicuro morto fe- rendomi per sbaglio. Mama Bomao abita qui vicino con i suoi figlioletti, e io vado a trovarli spesso perché sono troppo curioso di conoscere il loro modo di vivere. Un giorno mi hanno detto che dovevano an- dare a pescare al fiume. Io, non stando nella pelle, ho chiesto se avessi potuto accompagnarli e loro ridendo hanno accettato. Ci siamo inoltrati nella foresta attra- versando il torrente, l’acqua mi arrivava agli stinchi. Dopo aver scelto una sponda hanno inco- minciato a costruire una diga di fango per isolare una parte di ac- qua, poi con delle foglie hanno iniziato a tirare fuori l’acqua. Quando c’era ormai quasi solo fango, hanno iniziato a tastare con le mani finché sono saltati fuori dei piccoli pesci gatto. Per non farmi mancare niente stamattina sono partito da solo a esplorare la foresta sperando che il mio senso dell’orientamento non mi tradisse. Inizialmente pro- cedeva tutto bene, poi a un certo punto ho incontrato il peggiore nemico di chi è solo: la mente. Mi sono ricordato di tutte le storie che simpaticamente padre Flavio mi aveva raccontato sui serpenti, e ho incominciato a vederne dap- pertutto. Mi sono armato di un bastone e mi sono fatto coraggio. Fortunatamente non ne ho incon- trati (o non li ho visti), e il mio senso dell’orientamento è stato fedele. erano decenti. In questi primi giorni mi sta «portando a spasso» padre Evans, un giovane missio- nario del Kenya. Girare con la moto per chilometri dentro la fo- resta è qualcosa di indescrivibile. Ci siamo fermati in un accampa- mento pigmeo dove la settimana prima era morto un bambino. Ab- biamo scoperto che era stato pic- chiato da alcuni Bantu per delle stupidate. Probabilmente aveva altri problemi, ma la sua morte è stata provocata anche da quello. È triste vedere che il razzismo è ovunque. La morte rimane sem- pre un mistero, e non ci sono pa- role adeguate. L’unica cosa che può portare sollievo è essere pre- senti e vicini nella sofferenza de- gli altri. Può sembrare assurdo, ma la morte fa parte della vita. L’altro giorno ho giocato due ore a calcio. Qui si gioca per il gusto di giocare. I bambini si divertono da matti, a nessuno importa del risultato, tanto che quando qual- cuno segna un goal applaudono tutti. In Italia, invece, giocando con i bambini, ho notato una mentalità, a mio avviso, preoccu- pante: non giocano per divertirsi, ma per vincere. Questo è frutto dell’influenza della nostra società malata che impone di primeg- giare e annientare gli avversari. Proteggete i vostri figli da questa logica. 14 Marzo 2015 Di quel poco che ho avuto modo di conoscere dei Pigmei ammiro una cosa in particolare, il carat-
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=