Missioni Consolata - Giugno 2015
non irreale, tenuto conto che, nel marzo 1976, la stessa Kampuchea Democratica fece ufficial- mente sapere tramite Radio Phnom Penh, che la popolazione che viveva sotto il suo controllo era di 7.735.279 persone 2 . Da quel momento non si eb- bero più notizie attendibili sulla popolazione del paese fino alla caduta del regime. Nel gennaio 1979 si cercò di fare una prima stima della popolazione cambogiana conteggiando le derrate alimentari distribuite, i capi di vestiario, le case e i villaggi. Si arrivò così a formare un rag- gio di un minimo di 6 milioni e massimo di 6,7 mi- lioni di persone 3 , con una prevalenza di stime verso il basso (6.130.000 abitanti, secondo l’Fbi) 4 . Ben Kiernan, nel suo libro The Pol Pot Regime , è forse l’unico ad aver tentato di dare una stima scientifica sulle perdite cambogiane durante Kampuchea Democratica, dividendo le vittime se- condo i criteri di classificazione del nuovo regime: «Popolo Nuovo» e «Popolo Base». Alla prima classe sociale appartenevano 3.050.000 cambo- giani, di cui, al 17 aprile 1975, solo 610.000 erano dislocati nelle campagne. A parte i vietnamiti (10.000, tutti urbanizzati), il gruppo che subì mag- giori perdite fu quello cinese: 215.000 su un totale di 430.000 (50%) morirono prima della caduta del regime. Dei due milioni di khmer residenti nelle città (principalmente Phnom Penh) alla vigilia della liberazione, 500.000 (pari al 25%) perirono, a cui se ne devono aggiungere altri 150.000 (su un totale di 600.000) resi- denti nelle campagne. Il totale delle vittime del Popolo Nuovo fu di 879.000 (29%). Una percentuale infe- riore colpì il Popolo Base: su 4.840.000 com- ponenti, 792.000 soc- combettero alle priva- zioni del regime (16%). Anche in questo caso i gruppi etnici non- khmer ebbero le perdite maggiori: tralasciando i vietnamiti, furono i Thai 46 MC GIUGNO 2015 S in dalla caduta del regime di Kampuchea Democratica a Phnom Penh, sono state emesse un’infinità di cifre sulle vittime causate dai tre anni e otto mesi di potere Khmer Rosso. I numeri venivano arbitrariamente gonfiati o ridotti a seconda della convenienza di chi forniva le cifre, privando di ogni coerenza i supposti calcoli utilizzati per trarre il numero de- finitivo. Ad esempio, i primi a fornire un numero ufficiale dei morti furono i vietnamiti. Ansiosi di ottenere l’appoggio internazionale per la loro azione di invasione militare, gonfiarono artificial- mente le cifre, che ben presto raggiunsero i quat- tro milioni (su una popolazione che, nel 1975, non raggiungeva gli otto milioni di abitanti). Vice- versa, stime più contenute indicavano i cambo- giani periti tra le ottocentomila e il milione di unità. A complicare ulteriormente i conteggi, c’era il fatto che l’ultimo censimento ufficiale fatto in Cambogia risaliva al 1962. Un primo calcolo «scientificamente» attendibile in questo senso fu fatto da un gruppo di analisti solo alla metà degli anni Novanta, acquisendo i pochi dati ufficiali redatti prima, durante e dopo l’avvento di Pol Pot al governo ed elaborandoli con formule matematiche. La base comune, accettata da quasi tutti i demo- grafi, per risalire alle perdite umane del periodo Khmer Rosso, fu la stima fatta nel 1970 da Jac- ques Mingozzi, secondo cui la popolazione cambo- giana al tempo ammon- tava a 7.363.000 unità 1 . La recrudescenza della guerra e i bombarda- menti statunitensi ral- lentarono il tasso di cre- scita, normalmente alto, nei successivi cin- que anni, tanto che alla metà del 1974, stime dell’Onu, suffragate da calcoli di Ong straniere operanti nel territorio, contavano 7.890.000 cambogiani. Una cifra LE VITTIME DEI KHMER ROSSI Sul numero delle vittime del regime khmer in tanti hanno giocato per proprie finalità. Nel tenta- tivo di avvicinare la verità storica, proviamo a fare qualche considerazione e qualche calcolo. UNMILIONE ESETTECENTOMILA DI P IERGIORGIO P ESCALI
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