Missioni Consolata - Giugno 2015
DOSSIER MC CAMBOGIA nare la loro scomoda presenza. Tre, in partico- lare, erano le figure più spinose per il monarca: Khieu Samphan, Hou Youn e Hu Nim, che in se- guito diverranno membri di spicco tra i Khmer Rossi in forte contrapposizione, in particolare gli ultimi due, con la politica di Pol Pot. Hou Youn e Hu Nim verranno assassinati dai loro stessi com- pagni dopo il 1975. Nel 1967 si concluse il primo atto della tragedia cambogiana: Sihanouk costrinse i tre politici alla fuga con la minaccia della prigione e dell’esecu- zione capitale. Non si seppe più nulla di loro, tanto che il popolo cominciò a soprannominarli «i tre fantasmi». Riappariranno solo dopo il 1970, quando l’atto finale del dramma si starà avviando alla conclusione. Nel frattempo furono proprio questi «tre fantasmi» a delineare le basi ideologi- che del movimento comunista, mutuandole dall’e- sperienza del loro soggiorno in terra di Francia nell’immediato dopoguerra. E sarà poi Pol Pot, anche lui reduce da un lungo (e scolorito) periodo francese, a stravolgere quasi completamente la loro elaborazione ideologica, radicalizzandola al fine di bruciare i tempi necessari per trasformare una società agricola e sottosviluppata in un im- menso campo collettivistico. Nella visione di Hou Youn, Khieu Sampahn e Hu Nim, la politica rurale che la Cambogia liberata avrebbe dovuto ricalcare e intraprendere avrebbe dovuto essere quella maoista, con una ri- distribuzione delle terre e un generale trasferi- mento della popolazione dalle città alle campa- gne. L’ascesa di Saloth Sar e Ieng Sary ai vertici del partito durante gli anni Settanta, pur conser- vando gran parte delle idee espresse dai «tre fan- tasmi», scardinò il programma della loro attua- zione, accelerando in modo insostenibile le tappe. Il sipario si riaprì il 18 marzo 1969, poche setti- mane dopo che Washington e Phnom Penh eb- bero riallacciato le relazioni diplomatiche inter- rotte da Sihanouk. Quel 18 marzo 1969 sarebbe poi passato alla storia come il giorno in cui inizia- rono i bombardamenti «segreti» degli Stati Uniti sulla Cambogia per stanare i Viet Cong dai loro santuari appostati lungo il confine. Per quattor- dici lunghi mesi, i B-52 appartenenti a un paese straniero lasciarono cadere tonnellate di esplo- sivo e napalm su villaggi che, formalmente, non facevano parte di una nazione in guerra (la Cam- bogia, infatti, si era sempre dichiarata neutrale cercando attentamente di evitare il coinvolgi- mento nelle ostilità). Decine di migliaia di persone, la stragrande mag- gioranza delle quali innocenti e inermi contadini, furono vittime di uno dei più inutili, criminali e vi- gliacchi atti di distruzione a cui la storia abbia mai assistito. Inutili, perché la distruzione delle basi «Charlie» (così erano soprannominate le basi dei Viet Cong), anziché costringere i guerriglieri a uscire allo scoperto, li spinsero sempre più al- l’interno della Cambogia. Criminali, perché niente può giustificare la morte di civili in una guerra (e più le armi si fanno sofisticate e «intelli- genti», maggiore è la sproporzione tra le vittime civili - la stragrande maggioranza - e militari). Vi- gliacchi, perché chi seminava morte e distruzione non era tenuto ad avere il coraggio di guardare negli occhi chi moriva a causa sua. GIUGNO 2015 MC 37
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