Missioni Consolata - Giugno 2015

GIUGNO 2015 MC 33 I BASTIONI DELLA SICUREZZA Della legalità e della giustizia La rubrica di Gian Carlo Caselli Le intercettazioni telefoniche e ambientali sono come le radiografie per un medico: indispensabili. Se si vuole accertare la verità, non si può rinunciare a questo strumento investigativo, fissando però qualche «paletto» che sal- vaguardi gli altri diritti coinvolti e bilanci gli interessi in gioco. D i sicurezza si fa un gran parlare, nel nostro paese, e con toni sempre forti. In campagna elettorale esa- gitati. Ma la propaganda e le strumentalizzazioni possono spingere a scelte illogiche e incoerenti. Penso a chi per tutelare la sicurezza invoca persino l’im- piego dell’esercito nelle strade. Penso a chi vorrebbe che la flotta respingesse in Libia i disgraziati in cerca di soprav- vivenza (scriviamo queste righe nei giorni dell’ultimo, gi- gantesco naufragio). Penso a chi vorrebbe pattugliare le strade delle nostre città con ronde di salute pubblica. E sono spesso le medesime persone che, mentre strepitano di «tolleranza zero», non si preoccupano più di tanto dei tentativi - ciclicamente ricorrenti - di smantellare i veri ba- stioni della sicurezza, che sono le intercettazioni telefoni- che e ambientali. I vari tentativi di restringere il campo di operatività delle intercettazioni che hanno costellato la storia del nostro paese negli ultimi anni, avrebbero infatti ostacolato o con- dannato a esiti infausti le indagini su delitti anche gravis- simi, indagini che proprio della sicurezza sono il primo e più solido baluardo. Il segreto della efficacia delle intercet- tazioni sta nel fatto che esse sono vere e proprie «radio- grafie giudiziarie» che consentono di vedere in profondità, dentro i fatti da punire, scoprendone i responsabili. Ma a certuni non piacciono perché sarebbero troppo «inva- sive». Facendo un parallelo fra sicurezza sanitaria e sicu- rezza sociale, essere contro le intercettazioni equivale a pretendere che i medici rinunzino a radiografie, tac, riso- nanze magnetiche e simili perché - pur essendo utilissime - sono appunto invasive. Meglio tornare alla medicina tradi- zionale, battere con le nocche sulla schiena del paziente facendogli dire trentatrè… Se mai qualcosa di simile do- vesse accadere, si ribellerebbero all’istante non solo i me- dici, ma tutti i cittadini italiani. Nessuno, uomo o donna, vecchio o bambino, potrebbe accettare che si giochi con la sua pelle. Così come nessuno dovrebbe mai accettare che si giochi con la sua sicurezza sociale comprimendo la possi- bilità di ricorrere a quelle speciali «radiografie» che sono le intercettazioni. Per fortuna questi tentativi «riduzionisti» sono stati per lo più respinti. Almeno fino a oggi. E così possiamo tuttora constatare come l’esperienza di un qualunque ufficio giu- diziario inquirente o giudicante quotidianamente offra un elenco interminabile di casi risolti grazie alle intercet- tazioni telefoniche o ambientali. Ogni giorno fior di col- pevoli vengono individuati, o persone innocenti sono scagionate da false accuse, grazie a questo insostituibile strumento di indagine, fonte di certezze processuali. Personaggi e cittadini comuni Per altro, il problema delle intercettazioni e della loro di- sciplina sta tornando prepotentemente di attualità sotto un diverso profilo, quello dell’utilizzo processuale ed ex- traprocessuale delle conversazioni registrate. Questo problema, che periodicamente viene riproposto, acqui- sta speciale intensità quando emergono vicende che ri- guardano personaggi di una certa notorietà, soggetti «forti» che hanno voce politica e/o mediatica. In questi casi, infatti, scatta regolarmente - con significativa tem- pistica - la richiesta di interventi restrittivi a tutela di co- loro che si trovano sbattuti o temono di finire sulle prime pagine dei giornali. Preoccupazione più che com- prensibile, ma non c’è populismo nel sottolineare come analoga sensibilità quasi mai si riscontra quando sono in gioco gli interessi di «semplici» cittadini comuni. Vero è che da sempre gli «arcana imperii» segnano le barriere con cui il potere cerca di proteggere le sue deviazioni. Poiché le intercettazioni violano queste barriere e met- tono a nudo il potere, ben si spiega l’ostilità pregiudi- ziale di certa politica per gli incisivi controlli che le inter- cettazioni consentono e per la divulgazione dei loro con- tenuti. Ma questa ostilità non è certo un buon motivo per scagliare siluri sotto la linea di galleggiamento della sicurezza di tutti gli altri cittadini. Comunque la si pensi di questa «reattività» selettiva, è un dato di fatto che le intercettazioni - strumento inve- stigativo irrinunciabile - pongono però complessi pro- blemi di bilanciamento fra i diversi interessi in gioco. Vale a dire: l’esigenza di accertare la verità, cioè la colpe- volezza o l’innocenza degli indagati, che può entrare in conflitto con il diritto alla riservatezza dei soggetti inter- cettati; il diritto-dovere dei media di informare; il diritto del cittadino di conoscere le vicende di interesse pub- blico; e infine anche il cosiddetto controllo sociale sulla

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