Missioni Consolata - Maggio 2015
MAGGIO 2015 MC 55 di giurisprudenza: Antoine ha chiesto un aiuto economico dato che l’università è molto cara, Ivo glielo ha dato in cambio di lavoro, e così ho un aiutante per l’orto. Sempre nell’ottica della pastorale della vicinanza, tra una zappata e una vangata, gli ho fatto un po’ di domande per conoscerlo. Viene da un villaggio a 450 km da Isiro, ed è qui con sua sorella maggiore che ha una figlia. La bambina di 8 anni va a scuola, ma in più prepara da mangiare e sistema la casa per la mamma e lo zio. 16 Gennaio 2015 Durante la stagione secca le strade sono fatte di polvere rossiccia che aspetta solo un bel venticello (fre- quente) o qualche moto a tutta velocità (molto frequente) per riempire l’aria e infilarsi ovunque. La gente gira con i fazzoletti alla bocca per respirarne il meno pos- sibile, e le piante da verdi sono di- ventate marroncine. A Gajen sono partiti Felì e la sorel- lina Nada. Però sono rimasti tutti gli altri, con Pico e Paco c’è sem- pre più intesa e Petro è una mac- chinetta che non sta mai zitta. La povertà di Isiro e le sue storie mi sorprendono sempre: Jimitta è una ragazzina che ci da una mano per vendere qualche prodotto del- l’orto in città, l’altro giorno ci ha detto che era stata cacciata da scuola perché non aveva i soldi per pagare. Antoine mi racconta che ha finito di scrivere a mano l’introduzione della sua tesi per farla correggere dal relatore. Quando sarà tutta corretta la scri- verà al computer per stamparla. Ciascun foglio stampato costa un dollaro. Mi è capitato di leggere un libro di un giornalista che ha girato l’A- frica: «L’Africa è un continente troppo grande per poterlo descri- vere. È un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchis- simo. È solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa. A parte la sua denomina- zione geografica, in realtà l’Africa non esiste». Tommaso degli Angeli (2 - continua) 7 Gennaio 2015 Dopo aver passato il capodanno in mezzo alla foresta di Neisu, siamo tornati a Isiro alla vita di «tutti i giorni». Dopo quattro mesi, grazie all’incontro con alcune persone, mi sono accorto che stavo per ca- dere nell’abitudine di fare le cose invece che viverle, allora ho aggiu- stato il tiro. A Gajen non vado più in bici: a piedi posso passare in mezzo alle case della gente incontrandola, parlandoci e conoscendola. In questa nuova «pastorale della vici- nanza», ho iniziato a frequentare il pozzo della nostra casa: alla sera, tramite il motore, viene pompata l’acqua per la gente, allora ho co- nosciuto i nostri vicini. La banda bassotti si è ingrandita. Oltre a Samì, Bibì ed Eritiè si sono aggiunti Felì, Nada, Jojo, Petro, Emmanuel, Pico e Paco. Questi ultimi due sono gemelli. Un giorno ho chiesto alla mamma i loro nomi francesi, dato che quelli in Lingala non li avevo capiti, e lei mi ha detto che non li avevano. Allora io, per scherzare, le ho suggerito di chia- marli Pinco e Panco: come nel gioco del telefono senza fili hanno capito Pico e Paco, e da quel mo- mento li chiamano tutti così. La vera stagione secca è arrivata. Un caldo intenso di giorno, e di notte un bel freddo da stare ben coperti con la felpa. Stamattina, parlando con Jojo (bambino di 9 anni) proprio del freddo, mi ha chiesto se di notte dormivo in casa. Io gli ho risposto di sì (ovvio no?). Allora lui mi ha detto che di notte dorme «libanda» (fuori). Un bel regalo di buon anno è stato Antoine, un giovane di 27 anni che studia all’ultimo anno della facoltà MC ARTICOLI # Alcune immagini dell’esperienza di Tommaso: i bambini, le strade fan- gose e faticose, i fiumi da guadare per raggiungere i villaggi, la cura dei piccoli da parte dei genitori, i luoghi dell’accoglienza (la paillote ), le capanne in cui trascorrere notti nell’essenzialità, la bicicletta con il «kit di sopravvivenza» sulle spalle.
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