Missioni Consolata - Maggio 2015

religioso, di rispetto e valorizazione dei costumi, di promozione della dignità, dell’autonomia e del pro- tagonismo dei popoli indigeni affinché essi siano soggetti della loro storia. Continueremo a essere una voce che grida nel de- serto o nel mezzo della foresta. Per dire che l’ultima parola non è quella del mercato che tutto trasforma in merce o quella dei prepotenti che vogliono domi- nare su tutto e tutti. La nostra meta è la vita nel senso più ampio, completo e profondo. In una pa- rola, il Bem viver ». Se ragioniamo però facendo prevalere il pessi- mismo, il «Bemviver» pare soltanto uno slogan, magari bello e romanticoma sempre slogan. Un po’ come «Umoutromundo é possível» dei Fo- rum sociali mondiali. Che potete dire al ri- guardo? «Il Bem viver è una proposta di vita presente in ciascun popolo indigeno. In essa si ritrovano lingua, credenze, costumi, organizzazione sociale, conso- nanza con la biodiversità. Con la sua prepotenza e il suo desiderio di univer- salità, il progetto economico capitalista introduce nelle altre culture concetti e modi di vita estranei a quelle popolazioni, rompendo l’armonia. Cercare il Bem viver significa riprendere le vere tradizioni spirituali, economiche e organizzative. Secondo noi, il Bem viver sarà la salvezza dell’u- manità, del pianeta terra, della biodiversità». • MAGGIO 2015 MC 45 A destra : Mara Corr ě a da Silva (Magiri), di etnia kaixana. Sotto : bambino kaixana-tikuna. Pagina precedente : una danza indigena durante gli incontri del Forum di Manaus. Dire che l’invasione fisica e culturale dei bian- chi è passata anche attraverso un uso distorto della religione è un’affermazione veritiera? «Qualsiasi presenza religiosa che non riconosca e non rispetti le modalità di vita dei popoli indigeni è nociva. In molti hanno eliminato simboli religiosi, credenze profonde, luoghi sacri, lasciando i popoli indigeni in un vuoto esistenziale che li ha spesso condotti ai bordi delle strade o delle discariche, o nelle periferie delle città. Gli evangelici sono i primi responsabili, ma in passato lo hanno fatto anche molti cattolici». Voi lavorate con il Cimi, un’istituzione della chiesa cattolica brasilianamolto nota per la sua combattività. Per evitare gli errori del passato, in chemodo vi relazionate con i popoli indigeni? «Oggi la chiesa cattolica e il Cimi lavorano per la formazione delle coscienze, per il rispetto della di- versità della vita sulla terra e per la costruzione dei diritti in uno stato rappresentativo e rispettoso. Noi lavoriamo anche per organizzare la speranza e per non lasciare che le forze che distruggono la vita prevalgano sul bene. In particolare, nel nostro servizio ai popoli indi- geni, noi cerchiamo di sviluppare un dialogo inter- © Rosa Maria Duarte Veloso DOSSIER MC BIODIVERSITÀ

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