Missioni Consolata - Maggio 2015
30 MC MAGGIO 2015 rati, deportati, uccisi, siamo stati ignorati dal resto del mondo per troppo tempo, forse perché le potenze euro- pee non erano esenti da responsabilità nel causare l’odio turco nei nostri confronti. Quello che l’Impero Ottomano non aveva fatto per secoli, l’ideologia Kemalista l’ha realizzato in pochi anni. È proprio così. Questa soluzione finale noi la chiamiamo Metz Yeghern o Grande Male ed è all’origine della dia- spora armena. Ricordo che il mio popolo, oltre che essere stato il primo nella storia a definirsi «Regno cristiano», è sempre stato illuminato da una cultura vivacissima che ha trovato nella poesia e nella letteratura uno straordinario veicolo di coesione nazionale. Quando cominciarono i primi soprusi nei vostri con- fronti? Nel 1909, dopo che si era affermato il movimento dei Gio- vani Turchi. Questi, per paura che la popolazione armena si alleasse con la Russia zarista, spinsero il governo a ema- nare delle leggi che ne restringessero sempre più il campo d’azione, e nella regione della Cilicia vennero eliminate al- meno trentamila persone. Perché celebrate la data del genocidio armeno il 24 aprile? Perché nella notte di quel giorno, nel 1915, vennero ese- guiti i primi arresti tra l’élite armena di Costantinopoli e si ufficializzò l’eliminazione fisica degli armeni dell’Impero Ottomano. In pochi giorni furono uccisi più di mille intel- lettuali armeni, scrittori, poeti, giornalisti, perfino delegati al Parlamento; quindi furono compiuti arresti di massa e si iniziarono le deportazioni verso l’interno dell’Anatolia con massacri lungo la strada. Zorair, perché tanto odio da parte dei Turchi nei con- fronti della tua gente? Non riusciamo a capire neanche noi. Per secoli avevamo vissuto all’interno dell’Impero Ottomano in pace, seppur gravati da tasse extra (la jizya , tassa di protezione) in quanto cristiani. Tutto sommato eravamo rispettati e ben voluti, anzi ti dirò di più, il nostro millet (con questo ter- mine la Sublime Porta definiva le varie comunità etnico re- ligiose che componevano il variegato mondo che faceva ri- ferimento a Costantinopoli, ndr ) era uno di quelli più te- nuti in considerazione. Ma all’origine di tutto, se non sbaglio, ci fu una guerra tra la Russia zarista e l’Impero Ottomano. Sì. Nel 1877 ci fu una vera guerra tra queste due potenze e l’Impero Ottomano, già considerato il grande malato da tutte le cancellerie europee, fu sconfitto, umiliato e pri- vato di molti dei suoi territori. Nel trattato di pace che se- guì venne inserita una clausola in cui si diceva che la Russia zarista diventava «garante e protettrice» delle comunità cristiane che vivevano all’interno di quel che rimaneva del pur sempre vasto impero. In questo modo, però, ogni comunità cristiana era vi- sta alla stregua di una possibile testa di ponte delle cosiddette potenze cristiane. Credo proprio di sì. I Giovani Turchi, il gruppo di ufficiali che faceva capo a Kemal Ataturk, vedendo profilarsi all’o- rizzonte la disgregazione dell’Impero Ottomano e preco- nizzando una Turchia basata su un unico popolo, una lin- gua e una fede, pur dichiarandosi laici, cominciarono a ve- dere i cristiani come corpi estranei, potenzialmente peri- colosi, da sorvegliare ed eventualmente da eliminare. Allora è per questo che quella che per anni è stata considerata la laicissima Turchia non ha nessuna co- munità cristiana consistente se non piccolissime mi- noranze? Certo. Per quanto riguarda la base etnica della sua popola- zione, dopo aver eliminato gli Armeni nel 1915, ha lasciato che i pochi superstiti si rifugiassero nell’Armenia, stato al- lora indipendente ma poi fagocitato nel 1922 nell’Unione Sovietica. Allo stesso tempo ha confinato i Curdi in zone periferiche definendoli «turchi delle montagne». La trage- dia del nostro popolo è che può definirsi «perdente» per antonomasia, proprio perché, dopo essere stati incarce- I Perdenti
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=