Missioni Consolata - Maggio 2015

MC ARTICOLI stati anche uccisi qui (padre Mi- chele Stallone nel 1965, padre Luigi Graiff nel 1981). Altri ancora sono presenti continuando uno stile, una presenza. Mentre ringra- ziamo di vero cuore tutti questi missionari che hanno donato la loro vita e continuano a farlo in si- tuazioni materialmente e spiritual- mente difficili, mi vengono spon- tanei alcuni pensieri che desidero comunicare semplicemente in questo piccolo tributo alla storia della missione, dove la vita si fa dono, dove uno offre tutto fino a restare senza niente. La gente di questa zona del Kenya vive in terre desertiche e piene di insidie. Nel deserto niente è ba- nale e «normale». L’annuncio del Vangelo non è un tema facile qui. L’evangelizzazione nasce con la te- stimonianza della presenza, dello stare con la gente, più che con le parole. Prima di tutto c’è la vita vissuta con fede forte. Dai rapporti belli e veri, può scattare qualcosa che diventa inizio di un cammino di testimonianza e accoglienza. È normale, non solo per un cri- stiano, ma anche per un musul- mano, che vive la fede in profon- dità, trasmettere, irradiare, far sa- pere, spiegare quello che pro- rompe dal suo cuore: vita, servizio, dono di sé, gioia, parola, che sono testimonianza e annuncio. Gli am- bienti e i tempi possono essere fa- cili o difficili. Possono condizionare i modi di espressione, ma mai an- nullarli. I più efficaci, per far sì che lo Spirito di Dio faccia il suo lavoro, sono il rispetto, la discrezione, l’u- miltà, la pazienza, e il sentimento di lasciarsi condurre da Dio. Si tratta di un lavoro profondo, vitale che richiede tempo e pazienza. Ecco la pazienza è la prima virtù che si deve imparare per lavorare in questa terra, per restare pre- senti e propositivi in mezzo a que- ste popolazioni che fanno dei biso- gni vitali principali le primarie oc- cupazioni delle loro giornate e della loro vita. Il missionario deve essere coraggioso per affrontare tutto ciò che incontra, disposto al martirio e, insieme, essere consapevole che è Dio che porta avanti l’opera di «Rigenerazione dell’A- frica». È Dio che fa! Per- ciò al missionario è affi- dato il compito di agire con discrezione, di cre- dere e di sperare, di par- lare alla gente con il lin- guaggio del cuore, dando fiducia, convinto che il futuro dei popoli sarà fe- lice solo se i poveri e ab- bandonati della terra di- venteranno protagonisti della loro storia di libera- zione. La storia della mis- sione si intreccia sempre con quella di persone in- namorate, appassionate, che per amore donano la loro vita, sapendo che possono andare incontro al rischio, alla violenza, al conflitto, alla persecu- zione, alla morte stessa! S.C.

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