Missioni Consolata - Maggio 2015
KeNya Testo di STEFANO CAMERLENGO Foto di MARCO MARINI Impressioni da un viaggio indimentica- bile nelle missioni del Nord del Kenya, nel Samburu e nel Marsabit, in cui i mis- sionari della Consolata sono arrivati nel 1952. tornato a Maralal dopo aver visitato Baragoi, South Horr, Sererit e loyangalani, padre Stefano Camerlengo ha scritto ai missionari le sue impressioni a caldo. MC le «ha rubate» per condividerle con tutti i suoi lettori. Dal DeSerto Del NorD LE MERAVIGLIE DEL PASSATO, LE SFIDE DEL PRESENTE S ono in visita canonica 1 ai missionari del Kenya, un grande paese pieno di storia per il nostro Istituto. Mentre scrivo, mi trovo in «pellegrinag- gio» alle comunità della diocesi di Mararal e di Marsabit. In queste diocesi tutto parla ancora di Con- solata, visto che noi siamo stati i primi evangelizzatori di questa terra. Viaggio tra le tribù indigene del Corno d’Africa sempre minac- ciate dalla siccità: Turkana, Sam- buru, Rendille, El Molo. Dalla capi- tale della contea Samburu, Mara- lal, oltre 10 ore di fuoristrada su 250 km di piste dissestate ci con- ducono nell’estremo Nord del Kenya, lontano dagli itinerari bat- tuti dai safari . È quasi il tramonto quando davanti a noi si spalanca il paesaggio di un altro pianeta. Siamo sulle rive del lago Turkana, il più grande lago in un deserto al mondo: una distesa di zaffiro cir- condata da altopiani dalle roventi tinte marziane, punteggiati da pic- chi vulcanici, alberi di acacia e grappoli di fiabeschi nkaji (in sam- buru) o akai (in turkana), capanne a iglù fatte di un intreccio di rami secchi. È qui che vivono le tribù in- digene più incredibili dell’Africa: ultimi discendenti della leggenda- ria e ormai morente «Culla del- l’Uomo». È emozionante sentire le gomme del fuoristrada scricchiolare sulla terra dove, secondo i paleonto- logi, il primo uomo si mise in posi- zione eretta per incamminarsi sul suo sentiero di futura gloria. La zona è riconosciuta «Patrimonio dell’Umanità» dell’Unesco per la sua eccezionale ricchezza ecolo- gica e culturale. L’ecosistema del lago, unico nel suo genere, per- mette di praticare la pesca e la pa- storizia in alternanza grazie a un eterno ciclo di alta e bassa marea. Questo ecosistema ha consentito a gruppi etnici come i Turkana, i Samburu, i Rendille e gli El Molo, di vivere per secoli una dura esi- stenza nelle aride periferie delle sponde del lago, considerate uno
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=