Missioni Consolata - Aprile 2015

nonna prende le misure per il suo abito da religiosa mentre le dà notizie dei suoi generi, uno ita- liano e l’altro un comunista di ori- gine serba, nonché mio padre. Le Nozze di Figaro nasce da un’idea simile: inizia con una scena in cui Figaro misura la stanza per ve- dere se dentro ci può stare un letto nuziale, capite? E quanto parlare di una figlia così lontana e di un’altra in casa ma così crip- tica, mentre nel frattempo suor Vilma cercava di capire il modo migliore per tenere su il suo co- pricapo ingombrante. Ma allora, dico io, ho vissuto su un palcosce- nico per diciotto anni e mia nonna e suor Vilma ne sono testi- moni? Quale strepitosa pièce tea- trale è mai questa? È forse vero che quando il teatro diventa la nostra casa, esso diventa anche la nostra realtà? E se questa era la mia realtà, allora la mia vita non è stata che una commedia, un dramma, un dialogo oppure un monologo? Se ci penso, in ognuno di questi modi oggi potrebbe definirsi quello che è stata l’ormai dimen- ticata Jugoslavia. Quanto alla Bo- snia Erzegovina, non è che una parte del puzzle di un racconto ir- raccontabile. Sarajevo ne è un pezzo. Nura e Vilma, invece, un prezioso dipinto all’interno di quel pezzo del puzzle mentre quei momenti, in cui mi immer- gevo come nelle più accoglienti delle acque, sono oggi per me il viaggio eterno. Mi giro e rivedo tutto, ascolto e sento tutto, an- nuso e percepisco ogni profumo, odore, l’aria di un mondo che si è sciolto come un cubetto di zuc- chero inzuppato nel caffè lascian- domi l’inestimabile ricordo del suo gusto. Custode di attimi, vado avanti nel silenzio che possiamo sentire soltanto camminando nella notte, lungo le strade co- perte di neve di una città che ac- coglie ogni fiocco, gentile e di- screta. Ah, che freddo generoso di vita sulle guance. E che pace la neve mentre cade armoniosa come il sipario che si chiude con grazia. Sabina Gardovic pensieri. Insomma, una vera ma- cedonia. E quale raro gusto aveva questa macedonia, e tutta per me! Vita raccolta in quattro menti, anime e cuori nella pu- rezza di quell’umanesimo che in- coronava la loro umanità. Tanta semplicità vedo oggi in quei pre- ziosi momenti, che è stata, in fondo, il vero filo conduttore della loro esistenza. L’amicizia che scorreva in tutti quegli anni tra i personaggi di questo rac- conto raffigura un’anima, l’unica anima di un mondo che non c’è più. Quale magnifico folclore co- lorava l’aria e quanta poeticità esprimevano quegli azzurri occhi di suor Vilma nel guardare mia nonna con tanta stima e ammira- zione. Due donne così apparente- mente diverse, una sarta e una suora. Ecco, mi fermerei a queste definizioni e null’altro conta. Si erano conosciute all’ospedale di Sarajevo; una cuciva le lenzuola e l’altra assisteva i malati, all’in- terno di un sistema guidato da un ideale politico che nessuna delle due aveva mai abbracciato ma con il quale entrambe avevano convissuto in pace e nel rispetto. Era come se viaggiassero su un bi- nario parallelo, a un ritmo tutto loro e a una velocità misurata. Puro teatro erano questi due per- sonaggi, e nasceva dal nulla. Immaginatevi la scena in cui mia BOSNIA ERZEGOVINA Poupou l'quourouce Cchinski Christian Bickel # Da sinistra : la cattedrale cattolica, la cattedrale ortodossa e la sina- goga, sempre a Serajevo. Vuoi partecipare? Invia i tuoi racconti e/o le fotografie a: CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE LINGUA MADRE CASELLA POSTALE 427 | Via Alfieri, 10 - 10121 Torino Centro Info su: www.concorsolinguamadre.it

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