Missioni Consolata - Aprile 2015

APRILE 2015 MC 49 DOSSIER MC SICILIA MIGRANTI nità emarginata: nel 1958, anno della Legge Mer- lin, si riversarono infatti a San Berillo le prosti- tute di tutta Italia, trasformando la zona in uno dei quartieri a luci rosse più importanti del Medi- terraneo. Solo nel 2000 fu affrontata la questione: un blitz della polizia «ripulì» la zona, e le case fu- rono murate. Restarono solo le trans e le prosti- tute residenti. Da qualche tempo si parla di un ennesimo piano di «risanamento». A bba Mussie Zerai, noto anche come «angelo dei rifugiati», è stato candidato al Nobel per la pace 2015. Eritreo di nascita, è arri- vato in Italia come richiedente asilo nel 1992. Nel nostro paese ha fre- quentato l’università e, nel 2010, è stato ordinato sacerdote. Da anni denuncia le condizioni disumane che i richiedenti asilo affrontano sul loro cammino. In particolare dei profughi provenienti dal Corno d’Africa. È gra- zie alle sue denunce (e a quelle della suora comboniana Azezet Kidane) che l’azione dei trafficanti di uomini nel Sinai è divenuta di dominio pubblico e, in parte, è stata affrontata dall’Egitto. Più volte sentito dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, nel 2012 è stato ricevuto dall’allora Segretario di Stato Usa, Hil- lary Clinton. Oggi vive in Svizzera dove segue le 14 comunità eritree sparse nei vari cantoni. Abba Mussie Zerai da dove provengono i migranti che dalla Libia cercano di partire verso l’Europa? «Arrivano dall’Africa orientale (Eritrea, Etiopia, So- malia, Sudan) e dall’Africa occidentale (Mali, Niger, Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio). I primi passano dal Sudan, i secondi dal Niger». Una volta entrati in Libia dove si spostano? «Solitamente convergono verso Tripoli per poi ten- tare di imbarcarsi verso Lampedusa. Ma non è così scontato che arrivino a Tripoli. Alcuni gruppi fini- scono in Cirenaica (la regione al confine con l’Egitto). Difficile dire come arrivino laggiù. Di solito però le guide, per evitare i posti di blocco organizzati dalle milizie, fanno fare giri molto lunghi ai gruppi di mi- granti. Alla fine però vengono presi lo stesso dai mili- ziani». Chi gestisce il traffico dell’immigrazione? «I trafficanti di uomini portano i migranti dal Sudan o dal Niger in Libia. Qui entrano in contatto con i libici. I libici, uomini legati alle milizie, prendono i migranti mettendoli in centri di detenzione e si fanno pagare un migliaio di dollari a persona per rilasciarli. Una volta rilasciati i migranti possono continuare il viag- gio. Ma se sul loro cammino trovano altre milizie che li imprigionano, sono costretti a pagare di nuovo». Quanto costa un viaggio dall’Eritrea a Lampedusa? «Costa in media 6-7mila dollari. È una cifra consistente che si può permet- tere solo chi ha parenti all’estero dis- posti a pagare per lui. Chi non ha pa- renti all’estero si ferma in tappe inter- medie (in Sudan e in Libia) per lavo- rare e raccogliere il denaro necessario ad affrontare la tappa successiva. Per chi ha i soldi, il viaggio può durare an- che solo un mese. Chi non ne ha ci può impiegare cinque o sei anni». In quali condizioni vengono tenuti i migranti in Libia? «I migranti vengono stipati in capannoni industriali, senza luce, acqua corrente, servizi igienici e, soprat- tutto, senza la possibilità di uscire. Dopo pochi giorni le persone sono costrette a vivere tra i loro escre- menti, con un caldo insopportabile e senza potersi lavare. I miliziani poi sono persone crudeli. Per spa- ventare i migranti sparano in aria, li percuotono. Le donne sono vittime di violenze sessuali». La situazione attuale è peggiore di quella dei tempi di Gheddafi... «In passato le violenze erano le stesse. L’unico van- taggio rispetto a oggi era il fatto che esisteva un’au- torità costituita e centri di detenzione statali. Quindi era possibile, in casi particolari, inviare i commissari dell’Acnur (Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati) a fare ispezioni. Oggi invece le milizie sono moltissime e chi vuole aiutare i migranti non hai mai un punto di riferimento. Anche l’attraversata del mare è durissima. Ai tempi di Gheddafi, i profu- ghi sceglievano di partire quando volevano e solita- mente lo facevano nella stagione migliore. Adesso le milizie li costringono a partire quando vogliono loro: anche con il mare tempestoso e in condizioni climati- che terribili. Da qui gli affondamenti e i molti morti». Enrico Casale Per seguire Abba Zerai: http://habeshia.blogspot.it/ voce della Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo (Ahcs) da lui fondata. Abba Zerai era stato intervistato da MC per il dossier «2014: Fuga dall’Eritrea», marzo 2014. L’angelo dei rifugiati Incontriamo AbbaMussie Zerai, eritreo, arrivato in Italia nel 1992 come richiedente asilo, ora sacerdote in Svizzera, e candidato al Nobel per la pace 2015 per la sua opera di denuncia delle condizioni dei migranti africani.

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