Missioni Consolata - Aprile 2015
di Gigi Anataloni EDITORIALE APRILE 2015 MC 3 Ai lettori LUCE NELLE TENEBRE R icordo una veglia pasquale di tanti anni fa, 1991, a Maralal: ci fu un black out totale proprio pochi minuti prima dell’inizio. Buio completo. Alla luce di candele quella è stata una delle ve- glie più suggestive che abbia mai celebrato. Un ricordo tira l’altro. Febbraio 1983, prima do- menica di quaresima. Accompagno il compianto padre Oscar Goapper a celebrare il primo passo dell’iniziazione cristiana dei catecumeni in un villaggio di Neisu, dove allora stava sorgendo la missione che oggi vanta il miglior ospedale dell’Alto Huele, Nord-Est del Congo RD, allora Zaire. È buio presto all’equatore, uniche luci, le stelle. La celebrazione comincia attorno al fuoco e poi, pian piano, come per magia, la notte si illumina: una, dieci, centinaia di candele si accendono. Salgo su un termitaio per essere sopra quelle piccole luci che danzano nella notte. Stelle cadute dal cielo, gocce di gioia e pace, isola di luce nell’oscurità della foresta. Ma torno al ricordo di Maralal. Dal fuoco nuo- vo viene acceso il cero pasquale. Entrare in chiesa al buio non è un problema per la maggior parte dei presenti, abituati a vivere senza elettricità. Entra la Luce, «Mwanga wa Kristu!» (la luce di Cristo) can- to. Piccola luce di un cero, ma grande luce di Cristo, che tutti illumina. Il cero pasquale, icona di Cristo, icona della missione della Chiesa. Mi affascina che in questo nostro tempo di lampade sempre più potenti, di luci che illuminano a giorno, si continui a usare questo se- gno debole che è il cero pasquale. Una luce piccola e fragile che però ha dentro una forza dirompen- te: condivisa, può illuminare il mondo e incendiare la terra. Per vederla devi essere al buio. Per la- sciarti illuminare devi avvicinarti. Per sentirne il calore devi ridurre le distanze. Per accenderti devi la- sciarti toccare. E toccato ti infiammi. Infiammato, ti consumi. Consumandoti, doni luce, accendi speranze, scacci il buio e le sue paure, fai vedere il bello, comunichi gioia. M a sembra che oggi si abbia paura a guardare questa luce che ti fa vedere dentro, che ti ob- bliga a incontrare te stesso e gli altri. Altre luci ammaliano, attirano e accecano. Denaro, di- vertimento, sesso, droga, potere. Luci che falsano i colori e rendono normale, accettabile, giustificato quello che non lo è: dalla corruzione al rave , dal sesso a tredici anni alla volga- rità esibita in Tv, dalla coda per uno smartphone alla protesta contro i rifugiati, dall’evasione alla sati- ra senza rispetto per niente e nessuno, dall’aborto all’eutanasia, dall’indottrinamento gender allo sfruttamento dei precari e stranieri sottopagati e schiavizzati, ... Anche il fanatismo ideologico alla maniera dell’Isis è una delle luci che accecano tanti. Dico fanatismo ideologico e non religioso, per- ché il dio dell’Isis non è Dio, ma un mostro, una aberrazione dell’orgoglio umano che si è costruito un dio a misura della sua superbia. Una luce violenta che esplode ogni tanto lungo la storia dell’umanità, con nomi diversi, ma sempre gli stessi frutti di morte e distruzione. Niente di nuovo in quanto sto scrivendo. Ma è anche vero che noi abbiamo la memoria corta e abbia- mo bisogno di rinfrescarci le idee. Quante volte abbiamo sentito nella nostra vita il racconto della passione, morte e risurrezione di Gesù? Eppure ogni anno abbiamo bisogno di ridircelo, non solo per ricordare ma per rivivere. Per rispondere alla domanda «C’eri tu alla croce di Gesù?», «Sì, ci sono, og- gi!». «Ci sono» alla sua morte e alla sua resurrezione, perché oggi la sua morte e resurrezione danno senso alla mia vita. E quello che «vedo e tocco» oggi dell’amore di Dio per me, lo testimonio, lo can- to, lo vivo. La luce debole del cero pasquale mi ricorda questo, fa riconoscere dentro di me che l’a- more di Dio in Gesù non è qualcosa del passato, ma è un fatto che mi riguarda adesso, ogni adesso. E accendendo la mia candela da quel cero, ne condivido sì la fragilità e debolezza, ma nello stesso tem- po ne moltiplico la forza. Quello che ho veduto, quello che ho ascoltato, quello che ho toccato, quello che ho sperimentato come amore gratuito e liberante, questo oggi annuncio e testimonio. E la tene- bra è meno oscura, grazie alle innumerevoli piccole luci che si sono lasciate toccare dalla Luce di Cri- sto e come Lui si lasciano consumare per amore. Buona Pasqua.
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