Missioni Consolata - Aprile 2015
APRILE 2015 MC 19 # A sinistra : cristiani, minoranza fra- gile. Martirio dei cristiani copti per mano dell’Isis in Libia e fiaccolata dei partecipanti al convegno mis- sionario del 2004 a Montesilvano. A fianco : studiando la Bibbia durante una settimana biblica al Consolata Shrine di Nairobi. Offro qualche indicazione, poco più di un elenco perché non ci sono ricette o scorciatoie possi- bili. Ogni comunità dovrà fare la gioiosa fatica del proprio con- creto discernimento. A) Centro e periferie Gesù fu un uomo delle periferie. «Ebreo marginale» lo chiama un grande studioso della sua vi- cenda, John P. Meyer. Si mosse lontano da Gerusalemme, pas- sava per città e villaggi della Gali- lea, periferia dell’impero romano, incontrava pagani, peccatori, ma- lati, donne disprezzate e pecca- trici, povera gente. Proclamava beati i poveri. Affermava che pro- stitute e pubblicani avrebbero preceduto tutti nel regno di Dio. Dalle periferie annunciò che il Re- gno di Dio era in mezzo a noi e che iniziava a realizzarsi con lui. Al banchetto del Regno Dio avrebbe riempito la sala con «po- veri, storpi, ciechi, zoppi» (Lc 14,21), «buoni e cattivi» (Mt 22,10), dopo il rifiuto dei primi in- vitati. Morì maledetto come un malfattore con la morte peggiore per il suo tempo, circondato da un piccolo gruppo di seguaci im- pauriti. Ricollochiamo Gesù di Nazareth al centro della nostra vita perso- nale e comunitaria: tutto Gesù, quello pasquale e glorioso natu- ralmente, ma anche quello cosid- detto pre-pasquale, messianico, liberatore. Messo Gesù al centro, scopriremo subito che egli cederà volentieri il posto a coloro che stanno ai margini: li metterà nel mezzo, farà loro spazio, conce- derà loro il primo piano sulla scena, intercederà per loro! Allora guardiamole queste perife- rie, cerchiamo di conoscerle e di vedere in esse se e come lo Spi- rito sta agendo. Il «se» è certo; il come è da discernere. B) Sensus fidei/fidelium Quello che a livello istituzionale si fa fatica a smuovere, bisogna tentare di cambiarlo con corag- gio e serena intraprendenza a li- vello di «popolo di Dio». Non perché non si ami l’istituzione, ma proprio perché non possiamo abbandonarla a se stessa e alla sua autoreferenzialità. La vo- gliamo diversa, più al servizio no- stro e della nostra missione. Ma dobbiamo essere in grado di dirle che cosa ci serve per un’evange- lizzazione maggiormente effi- cace, in un atteggiamento di dia- logo e ascolto. Allora se ad alcuni non è dato il giusto riconoscimento, ricono- sciamoli noi, in nome di un servi- zio, di frutti e di «profezie» che abbiamo sperimentato e che possiamo raccontare. Li pos- siamo abilitare prestando loro ascolto e facendo spazio a ciò che hanno da dire o da mostrare. C) Sinodalità (camminare insieme) Abbiamo bisogno tutti, sempre, gli uni degli altri. Nessuno può farcela da solo. Ma dobbiamo crescere nella capacità di vivere una vera alterità che è fatta di dif- ferenze che collaborano e condi- vidono lo stesso sogno. Nella co- munità di Gesù l’essere altro non sarà mai tolto, e anzi i doni dello Spirito lo accentueranno. Questo richiede non solo una grande ca- pacità di dialogo e ascolto ma an- che di intesa e mediazione. Non è per niente facile. Tuttavia non si può evitare la fatica di intendersi, di cercare insieme, di collaborare nella diversità di doni e carismi, pena la perdita della propria li- bertà e lo svilimento del Vangelo. Anche qui dobbiamo elaborare atteggiamenti e buone pratiche in modo tale da istruire le que- stioni sempre e solo con il consi- glio di molti. Arriveremo un giorno non solo a sopportare (quando va bene) i consigli pasto- rali, ma addirittura a desiderarli? Non è la missio ad gentes a dirci che «perdere» tempo a elaborare insieme le cose è stata la migliore garanzia di risultati duraturi e de- gni del Vangelo? • Convegno missionario l Missione l Nuova Evangelizzazione • MC ARTICOLI PROSPETTIVE PER LA NOSTRA PASTORALE MISSIONARIA
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