Missioni Consolata - Marzo 2015

82 amico MARZO 2015 Quali sono le sue preoccupazioni? Sono tantissime. L’obiettivo del nostro lavoro è di far crescere la comunità affinché, nella sua vi- vacità spirituale, liturgica, formativa, diventi fer- mento di vita del quartiere. Dal punto di vista umano è preoccupazione del mio cuore che tutti coloro che non frequentano la scuola, possano imparare a leggere e scrivere e quindi un mestiere. È difficile accettare che il 46% dei giovani non sappiano manipolare una penna biro o leggere un testo. Saranno sempre gli emarginati della vita, in balia dei più scaltri. Dal punto di vista della salute siamo preoccupati per l’alto tasso di mortalità infantile. Esso è do- vuto all’insalubrità dell’ambiente e alla poca educazione all’igiene. Ma è anche dovuto alla mancanza di mezzi finanziari per le cure mediche. I bambini sono sempre i primi a pagare il conto. Quali sono le sfide della missione nel suo am- biente? Le sfide sono tante. I giovani attirano tutte le no- stre attenzioni. Il quartiere è essenzialmente abi- tato da giovani: il 60% della popolazione ha meno di 20 anni. Cova nel loro spirito una menta- lità rischiosa: riuscire nella vita a ogni costo e con qualsiasi mezzo. Si formano così bande che com- mettono atti di violenza, latrocini. Si accentua la prostituzione come ricerca di mezzi finanziari per i propri bisogni personali. La corruzione a tutti i livelli è il pane quotidiano: dalle note scolastiche, all’ottenimento di diplomi, ai dossier burocratici. Vivere nel febbrile tentativo di realizzare sogni, come quello di andare in Europa, dove il denaro facile pagherà tutto. In attesa di realizzare i sogni impossibili, essi vi- vono in maniera disordinata la loro crescita, le tappe dell’amore, ipotecando la loro formazione umana e intellettuale. La scuola, a causa del co- sto, è diventata selettiva. Il matrimonio tra i giovani diventa un sogno a oc- chi aperti. Le condizioni economiche delle fami- glie, il costo della dote, l’impossibilità di co- struire o trovare la casa, differiscono il sogno nel tempo, fino all’infinito. I giovani sono obbligati a vivere l’amore con incontri rischiosi, e sovente si trovano con la responsabilità di una maternità senza averne i mezzi e la voglia. Il quartiere sforna una miriade di ragazzi di strada che vanno a vivere le loro avventure in centro città, alla stazione o ai mercati pubblici. Come essere significativi con la vostra pre- senza? Vivendo in armonia e collaborando con il clero locale in tutte le iniziative e programmi. La chiesa locale sta crescendo numericamente e in qualità. Con la nostra presenza, noi offriamo esperienza, idee, animazione. Proponiamo documentazione per la formazione dei catechisti, per la pastorale giovanile, delle famiglie... Il nostro stile di fare pastorale diventa sorgente di idee. In parrocchia abbiamo creato due centri di recupero per gio- vani ragazze e ragazzi: un modo per avvicinarci a loro e invitarli a non perdere il treno della vita. Un desiderio del suo cuore? Ho sempre voluto comunicare «ai missionari più giovani» l’esperienza, l’entusiasmo, la creatività, il vedere in grande la missione, la pastorale. Mi piacerebbe vedere i missionari giovani innamo- rati della missione. Mi piacerebbe che i giovani missionari, di cui tanti sono africani, aiutassero noi «vecchi» missionari a scoprire le nuove sfide, le esigenze attuali, i nuovi risvolti della missione. È mio vivo desiderio che i giovani della parroc- chia trovino un modo per inserirsi nella vita, che prendano in mano la loro esistenza. Noi non cambiamo la realtà con un incantesimo, ma con la trasformazione dei loro cuori e attraverso il loro coraggio di buttarsi. Per questo abbiamo aperto i Centri di ricupero dei giovani non scola- rizzati. Perché imparando un mestiere non si sen- tano emarginati dalla vita. È possibile, è fattibile. Chiara Viganò P OLE GIOVANI Parole di corsa © Af MC/S Zanchetta © Af MC/S Zanchetta

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