Missioni Consolata - Marzo 2015

MARZO 2015 amico 81 chiesa, scuola, maternità, dispensario, laborato- rio meccanico, di cucito, cooperative agro com- merciali. L’esperienza dura 13 anni. 3. 1987-2001: a St. Mukasa (Kinshasa) . La perife- ria di Kinshasa, a un missionario che ha conosciuto gli spazi della savana, una cultura semplice e pe- netrabile, fa paura. Il carattere della gente della città, le tradizioni e gli usi adattati alla mentalità della città, rende esitante anche un esperto. È con pazienza e curiosità, con il desiderio di assimi- lare questa mentalità, che mi avvicino, che studio l’ambiente per trovare una maniera di dare il me- glio di me stesso e creare con la comunità cri- stiana locale delle strategie di pastorale adattata. Da questa esperienza nascono le Cevb (comunità ecclesiali di base) dei giovani, il gruppo Minzoto (per i bambini di 7-10 anni), il gruppo Bakanja (per gli adolescenti di 13-15 anni), il gruppo Agar (per le ragazze madri). La «programmazione pasto- rale» diventa uno strumento di crescita della co- munità. La parrocchia è agli inizi. Nascono così le scuole, il Centro di recupero delle ragazze e dei ragazzi, la sala polivalente. Nel quadro dello svi- luppo viene concepito il progetto «vendita mais», la strada che collega l’arteria principale alla par- rocchia è continuamente rinnovata, delle cabine elettriche installate, la rete dell’acquedotto pro- lungato. È un ricco periodo di spiritualità pasto- rale e di sviluppo. 4. Dal 2001 a St. Hilaire . Nel 2000, la Diocesi di Kinshasa affida ai missionari della Consolata il territorio di St. Hilaire, nella parte Est della città. Sono nominato parroco nel settembre 2001. La parrocchia nasce dal nulla e prende un volto pro- prio. St. Hilaire è oggi una bella realtà, una comunità che vuol crescere. Nelle sue problematiche: disoccupazione, gioventù senza lavoro, non sco- larizzata, segnata da delinquenza e prostituzione; la parrocchia è luce di vita, di fraternità. Le opere parlano: chiesa, canonica, cabina elettrica, centro di recupero per ragazze e ragazzi non scolarizzati con apprendistato di mestieri, sala polivalente, ponte, pozzo per l’acqua... Oggi è quindi nella periferia di Kinshasa. «Periferia» è una parola chiave per il papa, quando parla di evangelizzazione. Com’è la «sua» periferia? I problemi che ci angosciano sono immensi. Problemi sociali come la disoccupazione (il 54% delle persone in età da lavoro), la bassa scolariz- zazione (il 47% dei bambini non frequentano la scuola), la mancanza di acqua potabile (solo il 64% vi accede), di elettricità (il 14%), di trasporti pubblici, la difficoltà per i giovani di sposarsi, sia per mancanza di lavoro, sia per la dote esorbi- tante. Le conseguenze morali, soprattutto presso la gioventù, sono la prostituzione, il banditismo, la droga, il fenomeno delle ragazze madri (67% delle ragazze dai 15 ai 20 anni sono ragazze ma- dri), l’aborto (il 20% per cento delle ragazze abortisce), i ragazzi di strada (il 30% dei ragazzi di strada di Kinshasa sono originari dei nostri quar- tieri). Le conseguenze psicologiche invece sono la mancanza di ideali che permettano di vivere da protagonisti la propria vita, la proiezione nel so- gno della «vita comoda» in Europa, la ricerca di «strade facili» come la corruzione, i miracoli pro- posti dalle sette religiose, il disimpegno sociale e comunitario. Poi ci sono i problemi religiosi : la paura dell’invi- sibile che porta a interpretare in senso magico tutte le disgrazie della famiglia e personali; la proliferazione delle chiese/sette con uno stile di preghiera più chiassosa e danzante, ma che rela- tivizzano l’appartenenza alla Chiesa e promuo- vono il disimpegno sociale e l’abbandono della pratica religiosa; il ricorso a maghi, a esorcisti, a guaritori per trovare la soluzione a malattie e disgrazie; una preghiera magica praticata anche dai cristiani che frequentano la parrocchia. AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT © Af MC/S Zanchetta

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