Missioni Consolata - Marzo 2015
MARZO 2015 MC 71 copie e, pur essendo i cattolici una piccolissima minoranza, riu- scimmo a produrre dei giornali che attiravano l’interesse anche dei giapponesi che non professa- vano la nostra stessa fede. Ma anche l’Estremo Oriente non ti fu sufficiente, volevi al- largare sempre più il tuo campo d’azione. È vero, per conoscere maggior- mente la realtà asiatica feci un viaggio con la Transiberiana e mi misi a studiare il russo. Tra i miei sogni c’era anche il progetto di una missione in India. Inoltre, vi- sta la buona tiratura dei nostri giornali, pensavo con i miei colla- boratori di stamparli in diverse lingue e diffonderli in tutto il mondo. Ma un’attività così intensa certa- mente avrà prostrato il tuo fisico considerando anche la tua malattia. Il poco riguardo per la mia salute portò la mia tubercolosi a un vistoso peggioramento, perdevo sangue in maniera più consistente e più frequentemente. I miei superiori mi imposero perciò una visita medica approfondita. Il re- sponso fu abbastanza crudo: i medici dissero che mi re- stavano pochi mesi di vita. Decisi allora di tornare in Po- lonia. In patria ebbi modo di curarmi e la salute migliorò. Alla fine degli anni ’30 la Polonia viveva tempi diffi- cili… Purtroppo, dopo che Hitler ebbe annesso alla Germania l’Austria e la Cecoslovacchia, il primo settembre 1939 le truppe naziste al comando del generale Guderian, inva- sero la mia terra. Duemila aerei della Lutwaffe bombar- darono Varsavia, dando così inizio alla Seconda Guerra mondiale. L’occupazione nazista fu particolarmente brutale nei vostri confronti. Secondo la loro ideologia esisteva la razza ariana superiore a tutte le altre, e noi popoli slavi eravamo visti come mano d’opera che doveva servire i nuovi padroni. I nazisti arriva- rono ai cancelli della nostra comunità il 19 settembre del 1939 e ci arrestarono tutti perché il nostro giornale non era gradito al governo di occupazione. Dove vi portarono? Ci divisero e ci sbatterono in diverse carceri dei paesi oc- cupati, a volte ci spostavano senza darci nessun preav- viso. Questi viaggi avvenivano in vagoni bestiame riem- piti all’inverosimile, senza servizi, con le porte sprangate dall’esterno. Regnava fra i prigionieri un clima di rasse- gnazione: tutti temevano il peggio. Ebbene io mi feci forza e intonai un canto religioso cui subito si unirono molti altri. Questo nostro modo di fare: cantare su carri bestiame diretti ai campi di sterminio, la ritengo una delle forme più alte di preghiera che in quel momento potevamo fare. Che ricordi hai di quel pe- riodo della tua giovinezza vissuta a Roma? Ricordo due fatti in partico- lare: un giorno, mentre gio- cavo a pallone, cominciai a perdere sangue dalla bocca. Fu l’inizio di una malattia, la tubercolosi, che tra alti e bassi mi accompagnò per tutta la vita. In secondo luogo, prima di diventare sacerdote, fondai la «Milizia dell’Immacolata», un’associazione religiosa avente per finalità la conver- sione di tutti gli uomini per mezzo di Maria. Dopo aver completato gli studi hai fatto ritorno nella tua patria, che com- piti ti furono affidati? Pur essendomi laureato a pieni voti, a causa della mia salute malferma che mi impediva di parlare a lungo, ero inadatto all’insegnamento e alla predicazione. Così, una volta ritornato nella mia Polonia, pensai di fondare un giornale di poche pagine, «Il cavaliere dell’Immacolata», per alimentare lo spirito e la diffusione della «Milizia». E le cose come proseguirono? A Grodno, una cittadina situata a 600 chilometri da Cra- covia, dove ero stato destinato dai miei Superiori, im- piantai la tipografia per la stampa del giornale con vecchi macchinari. Nel contempo con mio grande stupore, molti giovani desiderosi di condividere una vita francescana e allo stesso tempo di dedicarsi a una nuova forma di apo- stolato legata alla nascente editoria cattolica, comincia- rono a confluire nella mia comunità. Pur nella limitatezza dei mezzi a disposizione, la tua intraprendenza e il tuo ardore fecero il miracolo di attirare sempre più gente accanto a te. Effettivamente la Provvidenza ci venne in aiuto in ma- niera formidabile: un conte ci donò un terreno vicino a Varsavia, e lì fondai «Niepokalanow», la «Città di Maria». Quello che avvenne negli anni successivi ebbe del mira- coloso. Dalle prime capanne si passò a edifici in mattoni, dalla vecchia stampatrice, si passò alle moderne tecniche di stampa e composizione, dai pochi operai agli oltre set- tecento religiosi di dieci anni dopo. Il «Cavaliere dell’Im- macolata», inoltre, raggiunse la tiratura di milioni di co- pie. A esso si aggiunsero altri sette periodici. La tua terra però ti stava «stretta» e tu volevi spa- ziare su orizzonti più vasti. Sì, nel 1930 partii per il Giappone dove, a Nagasaki, con l’aiuto della piccola ma tenace comunità cattolica locale, impiantai una tipografia e feci sorgere una cittadella sul modello della «Città di Maria» che avevo lasciato in patria. E come reagì la comunità cattolica nipponica? Anche in Giappone la Provvidenza fece meraviglie: la ti- ratura delle nostre riviste raggiunse ben presto 18.000 • Kolbe | Francescani | Nazismo • MC RUBRICHE
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=