Missioni Consolata - Marzo 2015
beneficiari, anche questa conside- rata parte dell’aiuto pubblico allo sviluppo, si è ridotta a poco più di tre milioni di dollari ma nel 2011 era un’altra delle voci più «pe- santi»: 648 milioni, il 37% del to- tale. Tentiamo un’analisi di que- sto quadro. L’Italia ha certamente fatto passi avanti nel dare credibi- lità al proprio impegno per lo svi- luppo. Come conferma l’esame effettuato dall’Ocse nel 2014, il nostro paese ha invertito la ten- denza aumentando il volume del- l’aiuto. Ma la limitatezza del ca- nale bilaterale dà l’impressione di un paese al traino, che non ha una propria strategia chiara e si affida più alle agenzie multilaterali che a una propria pianificazione diretta con i paesi beneficiari. Non solo. Assistenza ai rifugiati e cancella- zione del debito sono certamente voci fondamentali, tanto più che la seconda vincola in teoria i paesi altamente indebitati a impegnarsi in politiche di riduzione della po- vertà in cambio della cancella- zione. Ma, come sottolineava lo scorso giugno nel sul blog ZeroVir- golaSette il consigliere del Mini- stero degli esteri Iacopo Viciani, è molto più episodica. Anche per questo tipo di fondi occorre tener conto dei flussi privati dai paesi non Dac, che ammonterebbero a trentacinque miliardi di dollari. Il caso dell’Italia L’Italia ha destinato in aiuto pub- blico allo sviluppo 3,4 miliardi di dollari nel 2013, pari allo 0,17 per cento del proprio Pil e al 2,5 per cento del totale dei paesi dona- tori. Al contrario della media degli altri paesi donatori, la maggior parte dell’aiuto italiano raggiunge i paesi beneficiari tramite il canale multilaterale: oltre il settanta per cento, infatti, consiste in fondi gi- rati dal governo italiano alle istitu- zioni internazionali, specialmente all’Unione europea. L’Italia è il quarto maggior contribuente al budget della cooperazione allo sviluppo comunitaria dopo Ger- mania, Francia e Regno Unito. Per la parte bilaterale, cioè di rap- porti diretti fra il governo italiano e i paesi riceventi, una parte con- sistente degli 850 milioni di dollari totali è data dall’assistenza ai rifu- giati in Italia, pari a 403 milioni. La cancellazione del debito ai paesi «in passato varie Ong, da Actio- nAid alla piattaforma Concord , avevano contestato che le opera- zioni di cancellazione del debito o le spese per sensibilizzare il pub- blico ai problemi dello sviluppo globale o quelle per accogliere i ri- fugiati nel paese donatore o le spese amministrative e di gestione dei progetti fossero registrate come Aps. Non costituirebbero in- fatti un trasferimento effettivo di risorse al paese». Sarebbe, cioè, una forma di aiuto «passiva» non in grado di incidere sulle cause della povertà e non basata su una effettiva concertazione fra paesi donatori e beneficiari per indivi- duare e realizzare interventi che portino ad esempio a un migliora- mento dei sistemi sanitari ed edu- cativi, a un potenziamento delle infrastrutture, a un rafforzamento del tessuto economico dei paesi che ricevono i flussi di aiuti. L’aiuto italiano e le Ong In Italia, riporta l’esame ( peer re- view ) Ocse 2014, il settanta per cento dell’aiuto pubblico allo svi- luppo è gestito dal Ministero del- Cooperando… 64 MC MARZO 2015
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