Missioni Consolata - Marzo 2015

MC ARTICOLI MARZO 2015 MC 57 N OTE 1 - Cfr. l’intervista a Roberto Jaramillo, gesuita, antropologo, su Missioni Conso- lata , agosto-settembre 2011. 2 - Cfr. «Crack assusta e revela um Brasil despreparado», in Em discussão , rivista del senato federale brasiliano, agosto 2011. 3 - Rafael e la moglie Erica sono oggi re- sponsabili della Fazenda di Coromandel, nello stato di Minas Gerais. A Iracema, i nuovi responsabili sono Luciano de Fi- gueiredo e la moglie Valéria Lima. comunità». Nella Fazenda la convi- venza è a un tempo indispensabile e inevitabile: assieme si vive, si mangia, si lavora. Il lavoro, infine, è visto come processo pedagogico e fonte di autostima. La forma della speranza Alla Fazenda di Iracema il lavoro non manca. C’è molta terra per coltivare e per allevare bestiame: i prodotti ottenuti contribuiscono al sostentamento della comunità. Al- l’agricoltura e all’allevamento si affiancano poi due attività artigia- nali. Ecco la casetta che ospita la fab- brica di sapone. Lungo il muro ci sono alcune taniche e decine di bottiglie di plastica piene di un li- quido scuro. «È l’olio riciclato che usiamo per fare il sapone», ci spiega Rafael. Poi, forse vedendo la nostra faccia interdetta, subito aggiunge: «È un sapone molto buono, soprattutto per lavare i ve- stiti. Lo vendiamo a un real per barra». Entriamo nei locali dove avviene la produzione. Orgoglioso, Rafael ci mostra gli strumenti ne- cessari alla fabbricazione e ci spiega le fasi del processo produt- tivo. «Eccolo», grida Rafael mettendoci in mano una sorta di mat- toncino di color giallo pallido avvolto da una plastica tra- sparente su cui è posta un’etichetta con la scritta Sabão da Esperança . Un prodotto che è quasi una me- tafora: il sapone elimina le scorie della vita precedente e offre la speranza di un’esistenza diversa. Storia di Bruno Tuttavia, l’attività più redditizia per la Fazenda viene dalla panet- teria, ospitata in un’altra casa. Quando entriamo, due ragazzi stanno lavorando su un tavolone in acciaio: tirano la pasta con un mattarello, ne fanno dei rotolini che depongono in padelle oliate. I ragazzi ci mo- strano il forno e la macchina per impa- stare ( amassa- deira ), comprata con i soldi guada- gnati dalla vendita del sapone. Su una lavagna sono segnate le ri- cette dei vari tipi di biscotti, tutti (giustamente) fatti con frutta lo- cale: ci sono al coco , al cupuaçu , alla castanha , alla maracuja . An- che il pane viene sfornato in al- cune varietà: pane della casa, pane francese… Tutti i prodotti sono infine accuratamente confe- zionati. «Vengono venduti nelle parrocchie e poi dai volontari», ci spiegano. Bruno, 22 anni, è di Boa Vista e non nasconde né la propria storia di droga né l’attuale felicità. Con- fessa: «Quando sono arrivato ero distrutto, fisicamente e spiritual- mente». «Qui tutto è allegria e amore», aggiunge. Ma più delle parole a convincere è il suo sor- riso. Paolo Moiola (fine quarta puntata - continua) # A destra e sotto: alcuni ospiti della Fazenda da Esperança di Iracema.

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