Missioni Consolata - Marzo 2015

46 MC MARZO 2015 pravvivere se non si accetta di coesistere. Le co- munità assistite dalla Chiesa, con l’aiuto di Ong, sono impegnate a lavorare per una pace duratura accettando di controllarsi reciprocamente tra- mite un comitato locale di anziani col compito di presentare le proprie necessità a un «senato» chiamato Wazee wa Amani , Anziani per la Pace. David Koskey, uno di essi, conferma che il senato ha già contribuito molto a mettere in moto il pro- cesso di pace. «Mentre cinque anni fa membri di tribù diverse si odiavano, oggi le cose sono cam- biate per il meglio». I Wazee wa Amani hanno il compito di prevenire, controllare e risolvere i conflitti facendo dialogare le parti interessate, e monitorando e valutando la situazione. Sono circa settanta anziani, uomini e donne, provenienti da tutto il distretto che si av- valgono di una rete permanente di altri anziani sparsi nei vari villaggi i quali possono facilmente rintracciare il bestiame rubato e provvedere alla restituzione prevenendo in questo modo le possi- bili vendette. Lo mzee Koskey dice che collaborano «stretta- mente anche con gli organi governativi come il Comitato distrettuale per la sicurezza, la polizia locale e il servizio segreto. Ci siamo guadagnati la loro fiducia e così confidiamo che la nostra gente goda sicurezza». Stando alle parole dell’anziano, l’iniziativa dei Wa- zee wa Amani ha ridotto in modo significativo le razzie nella regione e assicurato che le varie co- munità si proteggano a vicenda. Rimangono an- cora piccole trasgressioni, ma senza questa inizia- tiva le razzie e i conflitti tra i vari gruppi di pa- stori, e tra questi e i piccoli contadini, avrebbero affondato Laikipia Ovest in un bagno di sangue. Un cammino lungo Padre Makau, nel suo realismo, ammette che mal- grado gli sforzi fatti resta ancora una mancanza di fondo: non c’è fiducia fra le diverse etnie. Secondo un ufficiale di polizia le vere razzie che avevano infestato la regione per decenni, ora non ci sono più. Al momento ciò che ancora persiste sono furti di bestiame perpetrati da pochi indivi- dui che attaccano qualche casa, soprattutto le più isolate. Dietro queste attività criminali ci sono persone senza scrupoli che pagano della gente lo- cale per rubare il bestiame che poi è venduto a Nairobi o in altre città del Kenya. Il poliziotto, però, riconosce che grazie a una crescente coope- razione delle comunità, attraverso il comitato de- gli anziani, la polizia può agire con più efficacia nel prevenire i furti e nell’arrestare i colpevoli. Purtroppo non tutti, ancora, cooperano con le forze dell’ordine rendendo con la loro omertà più arduo il lavoro per garantire sicurezza e pace. La missione, sostenuta dalla diocesi e dall’istituto della Consolata, è attivamente presente nelle zone dove la violenza è più acuta e dove le forze dell’or- dine non osano entrare. Attraverso la Commis- sione di Giustizia e Pace parrocchiale ha formato i Miviringo ya Mazungumzo ya Amani , cioè i «Cir- coli di formazione alla pace», e stabilito posti per la discussione pubblica, dove dieci membri di ogni tribù discutono i loro problemi e propongono delle soluzioni. Padre Nicholas assicura che questi incontri hanno aiutato molto a promuovere la riconciliazione e a superare non poche difficoltà a livello personale e comunitario. Il missionario crede che alla fine, però, saranno i matrimoni misti tra le varie tribù a sanare la situazione. Infatti i matrimoni misti sono in aumento. A Rumuruti risiedono Borana maritati a Kikuyu, Somali sposati con Meru e Po- kot con Samburu. Padre Makau conclude: «Alcuni di questi matrimoni misti mi hanno molto sor- preso, perché hanno messo insieme persone di tribù che prima si odiavano profondamente». A sinistra : Venerdì Santo del 2008 nel campo da gioco della missione, registrazione dei rifugiati. Sopra : padre Nicholas Makau, viceparroco. A destra : la scuola di Matigari costruita dal go- verno sul terreno acquistato dalla missione. Sotto : gregge al pascolo nella savana, una scena ordinaria a Rumuruti.

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