Missioni Consolata - Marzo 2015
42 MC MARZO 2015 Un uomo, unamissione Dopo 65 anni di serviziomissionario, pa- dre Vaccari è ancora sulla breccia. Con il suo passo quieto, il cuore grande, l’oc- chio attento ai bisogni delle persone e la capacità di dar fiducia ai collaboratori, continua a camminare con la gente di Rumuruti nell’ostinata ricerca della pace, non fondata sulle promesse dei politici, ma su Cristo Gesù, il solo che può far di tutti un’unica famiglia. F rancesco ( per la Chiesa ) Mino ( per il comune ) Vaccari , nato nel 1930 a Baiso (Reggio Emilia), entra ragazzino nei missionari della Consolata il 1° ottobre 1942, durante la guerra. Ordinato sacer- dote nel 1959, arriva in Kenya il 28 agosto 1960. Apprendista di lingua e cultura kikuyu a Kiangoni nel Nyeri, conosce due missionari speciali che sa- ranno suoi modelli di vita: padre Enrico Manfredi (1896-1977), vero «uomo di Dio», e padre Bartolo- meo Negro (1903-1967), l’«uomo di tutti», che vo- leva un gran bene alla gente. Nel 1962 è mandato a Nyahururu (sull’equatore) con l’incarico di coordi- nare le scuole. Vi rimane fino al 1969, vivendo il passaggio dal colonialismo all’indipendenza, e la- scia il posto a don Luigi Paiaro, sacerdote fidei do- num di Padova, che nel 2003 diventerà il primo ve- scovo di Nyahururu con l’omonima diocesi che comprende la Nyandarua County e il distretto di Laikipia West. N el 1970 è trasferito a Tetu (fondata nel lon- tano 1903), una missione dalla gente «diffi- cile» (si diceva allora), ma non povera, perché grazie alla fertilità dell’ambiente tutti hanno il ne- cessario per vivere. Sono gli anni del post-concilio, tempi di contestazione, sì, ma soprattutto rinnova- mento. Lui, missionario sbarazzino (come lui stesso si defi- nisce), ma dal carattere quieto e tollerante, si butta nella pastorale parrocchiale affascinato dalla nuova visione conciliare di Chiesa «popolo di Dio». Il con- fronto spirituale con altri missionari amici e l’amore dato alla gente e ricevuto in cambio, lo aiutano a superare anche i momenti più difficili. Rimane a Tetu 17 anni, fino all’87, godendo anche dell’amici- zia e stima del vescovo di Nyeri, mons. Cesare Ga- timu. Visita tutte le famiglie casa per casa, pro- muove le piccole comunità cristiane, forma catechi- sti, leader e animatori della liturgia domenicale e costruisce ben 22 cappelle periferiche, il tutto gra- zie alla capacità di coinvolgere persone e comunità nel cammino. E letto superiore regionale del Kenya nell’otto- bre 1987, serve per due mandati e a fine 1993 è nominato parroco di Rumuruti facendo staf- fetta con padre Luigi Brambilla (brianzolo, classe 1939), eletto vice superiore regionale. Abituato a parlare kikuyu, a oltre sessant’anni deve imparare sul campo il kiswahili, la lingua franca necessaria in quella realtà multietnica. L’impatto iniziale è duro: isolamento, comunità sparse, grandi distanze, man- canza di strade, povertà, molti rifugiati interni con tanti orfani, nomadismo. È la missione di frontiera, ai margini delle fiorenti comunità cristiane del Nyeri e del Nyandarua, terra di conflitti e conquista. Si rimbocca le maniche cominciando dalla forma- zione dei catechisti e focalizzandosi su quello che è più urgente: l’educazione e la lotta alla povertà per costruire una comunità cristiana che viva in pace. Ma non fa tutto da solo, con la sua pacatezza riesce a mobilitare una marea di collaboratori sia in loco che in Italia, soprattutto nelle generose terre dell’E- milia e della Brianza. D ietro la storia di queste pagine c’è lui, un mis- sionario d’azione e di poche parole. Uno che fa bene il bene, senza far rumore. Gigi Anataloni
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