Missioni Consolata - Marzo 2015
38 MC MARZO 2015 Maralal, chiamassero remote route (strada re- mota) la pista che univa i due centri. I locali tra- sformarono l’espressione inglese facendola diven- tare Rumuruti. Importante un tempo solo come centro per le fat- torie dei settlers e punto di entrata controllato al territorio dei Samburu, oggi Rumuruti è la sede amministrativa del distretto. Cresciuto da villag- gio a cittadina per l’aumento della popolazione e il nuovo status, non ha però le infrastrutture neces- sarie, come banche, alberghi, servizi sociali o altre comodità. È certamente in crescita, pur essendo in un ambiente geograficamente difficile e se- gnato da grandi problemi di convivenza e distri- buzione della ricchezza. La posizione geografica ne fa un centro commerciale importante, con un ricco mercato del bestiame che ogni giovedì, in due località della periferia, richiama gente di tutte le tribù. La popolazione di Laikipia West sembra povera, ma al mercato il denaro che cambia di mano è tanto. La gente arriva un po’ da ogni parte con mezzi di fortuna o mezzi pubblici per vendere e per comperare. Il giovedì Rumuruti prende vita. Anche i pastori che vanno nelle zone più lontane in cerca di pascolo per le loro greggi, vi tornano per il giorno di mercato a vendere qualche ani- male o a comperare tutto quanto è necessario alla loro famiglia. Il mercato del bestiame (capre, pecore e mucche) apre presto e chiude presto, e nel pomeriggio l’a- rea è deserta. I mercanti contano i loro soldi, e i pastori, anche se stanchi, si mettono sulla via del ritorno per stare con le loro mandrie. Ma dove de- positano i nomadi il loro denaro? C’è una sola banca nel paese, e loro non ci mettono mai piede. Realtà plurietnica Rumuruti è una realtà plurietnica con due compo- nenti principali: i gruppi etnici dei pastori, attirati dai grandi pascoli offerti da Laikipia Ovest, e i gruppi degli agricoltori che nella vendita dei ran- ches hanno visto la possibilità di acquistare terre nuove specialmente per le giovani famiglie, ormai impossibilitate a vivere nei sovraffollati campetti dei loro padri nelle regioni di origine. Mentre i contadini sono più aperti alla novità e al progresso, le comunità di pastori hanno preser- vato le loro tradizioni secondo le quali è vitale avere grandi mandrie. Questo fa sì che una fami- glia di pastori che acquista un campo, non si ac- contenti mai di avere un numero di capi propor- zionato alla proprietà, ma cerchi di moltiplicarlo sentendosi in diritto di invadere i terreni confi- nanti quando il proprio è esaurito. Creando così infinite ragioni di conflitto. In più, secondo la tra- dizione, i morans (i giovani guerrieri) una volta potevano far razzie per accumulare la ricchezza personale necessaria per sposarsi. Quelli che tor- navano a casa a mani vuote erano considerati buoni a nulla. Così almeno stavano le cose tra i Samburu, Turkana e Pokot (i gruppi etnici più nu- merosi). Al giorno d’oggi ci sono ancora residui di questa cultura, i cui effetti si vedono nelle razzie locali, come spiega il presidente del Consiglio par- rocchiale di Rumuruti, Emmanuel Achila. I con- flitti, però, nascono anche per l’accesso alle scarse risorse naturali quali i pascoli e i pozzi. A questo bisogna aggiungere anche il problema dei confini. Mancanza di istruzione Secondo padre Nicholas Makau, viceparroco di Rumuruti e incaricato dell’ufficio di Giustizia e
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