Missioni Consolata - Marzo 2015

U na delle tante contraddi- zioni che segnano il nostro mondo riguarda la relazione tra popolazione femminile e alimentazione. Ovunque le donne coltivano, cucinano, somministrano il cibo, ma sono proprio loro, as- sieme ai bambini, che più soffrono di fame e malnutrizione. La condizione di povertà, subalternità economica, emarginazione sociale e, talvolta, di sfruttamento in cui vivono milioni di donne si riflette sul loro stato nutrizionale. Le bambine che vi- vono nelle aree rurali povere, ven- gono nutrite di meno rispetto ai loro coetanei maschi, anche se sono loro che aiutano le madri a preparare il cibo e a procurare l’acqua che serve a dissetare la famiglia. Gli studi dell’Ifad (il Fondo internazio- nale per lo sviluppo agricolo delle Na- zioni unite) dimostrano che negli ul- timi venti anni la partecipazione delle donne al lavoro agricolo - anche a causa dei conflitti e delle migrazioni maschili - è aumentata di un terzo. In Africa il 30% delle piccole attività agricole è condotto da donne che producono l’80% del cibo per auto consumo, ma non hanno titoli di proprietà, né hanno accesso al cre- dito e alla formazione. Combattere la fame, assicurare il di- ritto universale a un’alimentazione sana e sufficiente passa dal supera- mento della disuguaglianza di genere. Q ueste sono le ragioni per cui l’Expò di Milano, che si inti- tola «Nutrire il pianeta, ener- gia per la vita», intende riconoscere un particolare rilievo al nesso tra donne e nutrizione. Il tema sarà trasversale ai vari eventi e momenti: se ne occuperanno le organizzazioni della società civile, presenti nel padiglione Cascina Triulza. Verrà affrontato dalle istitu- zioni internazionali, in particolare dalle agenzie dell’Onu dedicate. Verrà incluso nelle iniziative pro- mosse dai governi, in primis quello italiano. Allo scopo il ministero degli Affari esteri (Mae) ha lanciato, già nel 2013 a Torino, We Expo (Women for Expo), un progetto che mira a te- nere accesi i riflettori sulla condi- zione femminile, arricchendo il di- battito, ma anche avanzando propo- ste che possano essere tradotte in azioni concrete. In un documento del Mae si legge: «chiediamo di rafforzare il potere delle donne in agricoltura, attraverso l’impiego di tecnologie che rendano meno usu- rante il lavoro, assicurando loro pari accesso alla proprietà della terra, al credito, alla formazione e ai servizi nelle aree rurali, nel caso di lavoro salariato garantendo loro le stesse paghe degli uomini, applicando norme e tutele che le proteggano dalla violenza e dallo sfruttamento, garantendo la loro educazione sia primaria che professionale». W e Expo si propone come uno strumento culturale che interpella decine di donne chiedendo loro di raccontare un piatto o un alimento che ha un particolare valore; così donne di paesi, culture, professione, età di- verse stanno mobilitandosi attorno alle grandi questioni al centro dell’a- genda di Milano, attraverso un loro personale racconto di vita. Tra di esse alcune famose come Shirin Ebadi, l’avvocata iraniana Nobel per la Pace e Vandana Shiva, l’ambienta- lista indiana che si oppone alle multi- nazionali dell’agro industria, la scrit- trice Simonetta Agnello Hornby e l’attrice Lella Costa. Tutte si esprimono sul nutrimento, non solo del corpo, ma anche della libertà e della mente, dimostrando come la sostenibilità del pianeta passi attraverso lo sguardo, l’intelli- genza e le mani delle donne. Le donne possono realizzare un modo diverso di produrre e distribuire il cibo, perché fa parte della loro natura considerare il cibo non tanto una merce o un prodotto, quanto la fonte della vita, per questo se ne preoccu- pano in prima persona. Indipendente- mente dalla loro estrazione sociale, culturale, religiosa, le donne sono nu- trici, forniscono il cibo alle persone che vivono loro accanto. Hanno il senso del bene comune e del futuro, sanno che, per poter continuare a vi- vere, bisogna aver cura degli altri: dei propri famigliari, ma anche della co- munità, del territorio, delle risorse na- turali, delle generazioni future. Nelle aree povere del mondo, dove il cibo scarseggia, l’azione delle donne è il primo argine, il vero ba- luardo contro la fame dei più deboli, per questo dovrebbero essere loro le prime destinatarie degli aiuti. Nei paesi ricchi, le donne possono essere le abili avversarie degli spre- chi alimentari, ingiustificati e inac- cettabili: in un mondo dove 800 mi- lioni di persone soffrono di fame cronica un terzo di tutto il cibo, circa 1,3 miliardi di tonnellate l’anno, viene sprecato o va perso. DIRITTO AL CIBO: LE DONNE IN PRIMA FILA Le donne, in qualsiasi parte del mondo, sono le nutrici dell’umanità. Hanno il senso del bene comune e del futuro. Nelle aree povere sono il primo argine contro la fame. Nei paesi ricchi sono abili contro gli sprechi. Anche all’Expò se ne parlerà. Eticamente di Sabina Siniscalchi , Fondazione Culturale Responsabilità Etica PERSONA, ECONOMIA, FINANZA 34 MC MARZO 2015 • Donne | Lavoro | Alimentazione

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