Missioni Consolata - Marzo 2015

di Gigi Anataloni EDITORIALE MARZO 2015 MC 3 Ai lettori QUARESIMA (IN)DIFFERENTE? N el messaggio di Queresima, papa Francesco, con la sua usuale franchezza, ci invita a confron- tarci con una malattia che ci sta distruggendo dal di dentro e sta alterando i nostri rapporti con noi stessi, con gli altri e con Dio: l’indifferenza. «Succede che quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono… allora il no- stro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene. Questa attitudine egoistica, di indifferenza, ha preso oggi una dimensione mondiale, a tal punto che possiamo parlare di una globalizzazione dell’indifferenza. Si tratta di un di- sagio che, come cristiani, dobbiamo affrontare», scrive papa Francesco. L’indifferenza è micidiale: non fa vedere, non fa sentire e non fa parlare. Rinchiude ciascuno nel pro- prio mondo e il resto non esiste più. Più facile ignorare che lottare contro il male. L’altro, il diverso da me, ciò che è fuori dai miei interessi, non mi riguarda. Che pianga o rida, sia libero o schiavo, sano o malato: se non esiste, perché preoccuparmi? Il mio cellulare costa milioni di morti in Congo? I miei vestiti sono confezionati da schiavi? Le mie pa- tatine sono cotte in olio ricavato da palmeti che distruggono le foreste? Il contadino che coltiva i miei fiori preferiti lavora senza protezioni e ha un salario da fame? La benzina per la mia auto finanzia il fondamentalismo islamico? La famiglia è attaccata da tutte le parti nel nome della non discriminazio- ne, dei diritti, del gender? L’aborto, che è omicidio, è presentato come un diritto che esalta la dignità della donna? Non mi riguarda; non ci posso far nulla; così è la vita; il mondo cambia, bisogna adeguarsi. «L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani», ricorda il papa. Da qui la sua proposta di reagire a tutti i livelli: di Chiesa, di comunità locale e di persona. N on voglio ripetere qui quello che il pontefice scrive molto meglio di me. Mi permetto solo di condividere due considerazioni che faccio anzitutto per me stesso. Per vincere la battaglia contro l’indifferenza occorrono conversione e resistenza. Conversione come confronto con- tinuo della propria mentalità con i parametri del Vangelo, resistenza come capacità di impe- gno quotidiano fatto di proposte e scelte controcorrente, non omologate e non scontate. «Convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15), sono le prime parole di Gesù nel Vangelo di Marco, un invito a modellare il nostro modo di essere su di Lui, secondo le sue priorità, il suo stile, il suo mo- do di «uscire» verso le persone. Conversione è allora rivoluzione . Infatti anche solo la pratica dei tre punti focali del Padre nostro (1. Dio al centro / la sua volontà; 2. uso «povero/sobrio» dei beni di que- sto mondo / pane di ogni giorno; 3. amore per gli altri / perdono; gli stessi punti richiamati nella litur- gia del Mercoledì delle Ceneri: preghiera, digiuno, elemosina) manda a ko l’egocentrismo, l’accumu- lo di risorse e il consumismo che ci paiono normali e necessari, e l’orgoglio e la litigiosità senza fine di cui sono ammalate le nostre relazioni. E così, sono scalzate le radici stesse dell’indifferenza. La con- versione obbliga a creare relazioni, a uscire da sé, a incontrare le persone, a pensare, sognare e agire con gli altri: l’altro diventa parte della propria vita e la propria di quella dell’altro. Il riferimento non è più l’ io , ma il noi , non il mio , ma il nostro . E resistenza . Per non lasciarsi scoraggiare, per non soccombere al suadente grigiore della normalità, che in teoria lascia liberi di fare tutto quello che si vuole purché si continui a consumare sempre di più per mantenere un sistema che arricchise pochi alle spese di miliardi di «schiavi felici». Resistere è prendere coscienza, interessarsi, approfondire ed essere testimoni. Resistere è prendere posizione per la verità, la luce, il bello, l’autenticamente umano e quindi autenticamente divino. Con tre armi «pesanti»: fede, amore e speranza, come dice san Paolo in 1Tess 5,8. Non diciamo che siamo immuni all’indifferenza. La lotta è appena cominciata. Per questo preghiamo Cristo in questa Quaresima insieme a papa Francesco: «“Rendi il nostro cuore simile al tuo”. Allora avremo un cuore forte e misericordioso, vigile e generoso, che non si lascia chiudere in se stesso e non cade nella vertigine della globalizzazione dell’indifferenza».

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