Missioni Consolata - Marzo 2015
«di strada» e di evangelizzazione di frontiera). Tra i formatori e i catechisti, è bene iniziare a dare maggior spa- zio anche a quei cristiani (e non sono pochi) che vivono nei nostri paesi e nelle nostre città e pro- vengono da Chiese di altri paesi in cui già erano impegnati come ca- techisti, come ministri e come formatori o animatori liturgici. Aiutiamoci prima di tutto a evi- tare pietismo e assistenzialismo nei loro confronti, e a vederli come soggetti di testimonianza cristiana invece che come oggetti di attenzione e di carità. E insistiamo anche su cammini di formazione e informazione alla mondialità e all’intercultura che aiutino i nostri cristiani a cono- scere e capire chi proviene da al- tri paesi per favorire sempre più una seria e onesta cultura della reciproca integrazione. • Nella comunicazione. È stato rimesso al centro il tema della comunicazione, offrendo ai partecipanti un convegno dallo stile comunicativo efficace, at- tuale e propositivo. Aiutiamoci a cambiare il modo di fare comunicazione. Aiutiamoci a cambiare il linguaggio comunica- tivo che utilizziamo nell’annuncio del Vangelo, a partire dalla presa di coscienza che, come Chiesa, siamo ancora molto indietro sotto questo aspetto rispetto al bombardamento mediatico che forma mentre informa. Non possiamo più comunicare solo frontalmente e verbalmente. Non possiamo più guardare alle nuove strategie comunicative (rete, social network , chat e app ) con diffidenza, paura e ostraci- smo. Il linguaggio dell’immagine era stato compreso e attuato già dai nostri Padri nella fede, quando costruivano chiese deco- rate di affreschi, mosaici e pit- ture. Aiutiamoci a investire tempo, energie e risorse anche economi- che per ritrovare una strategia comunicativa efficace: l’idea di un portale web unico per la comuni- cazione nel mondo missionario non può più essere messa da parte. • Spazio ai giovani. In questa assemblea di Sacrofano i capelli bianchi non erano in pre- valenza, pur costatando l’innalza- mento dell’età media dei missio- nari italiani. I giovani sotto i 35 anni presenti in sala erano oltre 200. Se c’è ancora qualcosa che sa at- tirare in maniera accattivante i giovani al discorso di fede e alla vita di Chiesa, o comunque all’a- more per i valori che contano, è proprio la missione, con il suo ba- tutte quelle realtà che - pur non professando il nostro stesso Credo religioso, o comunque non nelle nostre modalità - condividono con noi la stessa speranza e la stessa carità. A partire dal dialogo ecu- menico e interreligioso, fino allo scambio sui valori condivisi con gli uomini e le donne di ogni cultura. Puntiamo sempre più (nello spirito del Concilio Vaticano II) alla ricerca della verità «in modo rispondente alla dignità della persona umana e alla sua natura sociale, e cioè a una ricerca condotta liberamente, con l’aiuto dell’insegnamento o dell’educazione, per mezzo dello scambio e del dialogo [...] con cui gli uni rivelano agli altri la verità che hanno scoperta o che riten- gono di avere scoperta», lavo- rando per la costruzione di un mondo più giusto e di una società più fraterna. • Nella formazione. Aiutiamoci a corroborare con la dimensione missionaria la forma- zione delle nostre comunità, so- prattutto di quelle nelle quali si vive un maggior impegno eccle- siale (in parrocchia, ma anche nelle piccole comunità cristiane, nelle associazioni, nei movimenti, nelle nuove esperienze di Chiesa MC ARTICOLI
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