Missioni Consolata - Marzo 2015

MARZO 2015 MC 11 # In queste pagine : momenti del convegno di Sacrofano, con le sue celebrazioni (in San Pietro - p. 10 - e nella chiesa del centro congressi - p. 12 -), con i suoi simboli (nel salone congressi e in chiesa) e i suoi protagonisti (in particolare papa Francesco - p. 15 - e il teologo Gustavo Guitérrez - p. 14 -, che con le loro parole hanno «infuocato» i con- gressisti). ogni azione pastorale, in partico- lare in quella volta a fare della co- munità dei credenti una comu- nità missionaria. Ci siamo scoperti deboli sulla ca- pacità di individuare nuovi cam- mini e nuove strategie perché de- boli di pensiero; soprattutto, fati- chiamo ad avere un pensiero forte e arricchente intorno alla missione. Per riuscire ad acqui- sirlo, abbiamo la necessità di es- sere accompagnati e aiutati a vari livelli: mettiamoci, quindi, in cam- mino e aiutiamoci reciproca- mente. AIUTARE: I PRETI Innanzitutto, il nostro clero. Si è avvertita una stanchezza in- torno alla dimensione missionaria soprattutto nel nostro clero, a ogni livello. Aiutiamoci a essere vescovi e sacerdoti missionari, sin dai primi istanti della nostra for- mazione. • Nei seminari. Aiutiamoci a studiare la missione. Ciò può avvenire attraverso l’ob- bligatorietà dell’istituzione e della frequentazione di corsi di missio- logia, ma più in generale con l’at- tenzione ai temi della mondialità e dell’annuncio del Vangelo nelle varie culture. È auspicabile che nelle equipe formative dei seminari sia pre- sente una figura (sacerdotale o laicale) di missionario rientrato. Sono da incrementare le espe- rienze (soprattutto estive) che aprono alla dimensione missiona- ria dell’annuncio, tanto «lon- tane» (esperienze di missione in altre chiese) quanto ai lontani (esperienze caritative e di fron- tiera nella nostra realtà italiana). • «Odorare di pecora». Nelle nostre case canoniche, o comunque nel nostro stare in mezzo alla gente, aiutiamoci a es- sere meno burocrati e funzionari del culto o dell’amministrazione e a «odorare sempre di più di pe- cora», come ci ricorda Papa Fran- cesco. • Liturgia viva. Nelle nostre celebrazioni liturgi- che, in particolare nell’Eucaristia domenicale, aiutiamoci a cele- brare il Cristo Risorto attraverso liturgie vive e non ingessate, che riescano a dire qualcosa alla no- stra gente, che coinvolgano il più possibile anche coloro che pro- vengono da Chiese cristiane so- relle distinte per rito o per con- fessione, che creino ministerialità condivisa (cominciando dall’ani- mazione), che possano essere ce- lebrate anche fuori dai confini del tempio parrocchiale, in q gli spazi della società in cui non si sente mai un messaggio di vita e di speranza. Soprattutto che siano memoriali vivi della Pas- sione e Morte del Signore, nella frazione del Pane e nella lavanda dei piedi, ossia nella comunione tra preghiera e carità, tra esse in- scindibili e capaci di condurre l’Eucaristia domenicale oltre il canto finale. Vivere l’Eucaristia come memo- riale vivo di carità significa fare memoria di tutta la vita di Gesù , del suo parlare, del suo stile di vita d’incontro e di annuncio. AIUTARE: LE COMUNITÀ È sul territorio che una Chiesa in uscita e missionaria ha bisogno di far sentire la propria forza, in considerazione del fatto che la forza della testimonianza viene dal laicato, dall’associazionismo, dalla realtà dei movimenti e delle nuove comunità, e da quel mondo religioso, femminile e ma- schile, spesso lasciato ai margini anche delle scelte e dell’agire pa- storale. • Convegno missionario l Missione l Nuova Evangelizzazione • MC ARTICOLI

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