Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015

82 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2015 l’idea di laicità così come si è svi- luppata nel nostro ordinamento. Anche alla luce di queste consi- derazioni è chiaro che l’aspira- zione a una normativa generale sulla libertà religiosa difficil- mente può giungere a una realiz- zazione. Anche in questo caso, lo strumento delle intese offerto dall’articolo 8 della Costituzione (si veda Box, ndr ), che i Costi- tuenti hanno voluto fosse flessi- bile, continua a rappresentare l’opzione preferibile per il supe- ramento di questioni pratiche e per l’avvicinamento delle parti in causa». È meglio, dunque, rinunciare definitivamente a una legge ge- nerale sulla libertà religiosa? «No. Una legge generale può be- nissimo esserci. Ci si può arri- vare, tuttavia, in un momento successivo e più pacificato, e solo nell’ottica di fornire una “cor- nice” a un quadro in gran parte già formato dalle intese». La preferenza «operativa» per le intese piuttosto che per una legislazione generale sembra avvicinare l’approccio del no- stro paese alla questione della libertà religiosa e della laicità al modello americano. «Sì. Le intese con le confessioni religiose diverse da quella catto- lica in fondo non sono altro che “pratiche di accomodamento”. Infatti cercano soluzioni a situa- zioni specifiche, creando in al- cuni casi anche delle deroghe al diritto comune in nome della li- bertà religiosa. La pratica dell’ac- comodamento è tipica degli Stati versa. Puntare a una legge gene- rale prima delle intese, al contra- rio, avrebbe portato a ulteriori fallimenti determinati dalla insi- stente volontà di individuare de- finizioni che non sono ancora condivise». Questo modo di operare può valere anche per l’Islam? «Al momento l’Islam vi sfugge, per una serie di ragioni». Quali sono? «L’Islam è una religione estranea al “paradigma confessionale”, è policentrica, sia per gli orienta- menti teologici sia per la partico- lare composizione etnica dei mu- sulmani italiani. Questo rende difficile individuare un unico in- terlocutore». È un problema risolvibile? «Penso di sì. Si era proposto allo stesso modo anche per i Buddisti e gli Ortodossi, con cui l’intesa è stata realizzata. Anche Valdesi e Metodisti, che in origine erano divisi, si sono aggregati proprio in vista dell’intesa. D’altro canto la Spagna, che è culturalmente simile all’Italia, ha raggiunto da tempo l’intesa con l’Islam». Vi sono altri problemi che ral- lentano il raggiungimento di un’intesa con l’Islam? «Sì. È difficile, ad esempio, di- stinguere tra fattore religioso e fattore etnico culturale (poliga- mia, mutilazioni genitali femmi- nili, burqa), o anche trattare al- cuni precetti della teologia isla- mica che riguardano la separa- zione tra sfera politica e sfera re- ligiosa che mal si declinano con Uniti d’America, paese in cui si è realizzato uno dei principali mo- delli di libertà religiosa al mondo. Esso, in virtù del diritto giurispru- denziale, affronta le esigenze dei diversi gruppi religiosi e dei sin- goli con un approccio “caso per caso”. L’incremento delle intese ratifi- cate, nell’ottica di declinare il pluralismo religioso, ha avvici- nato il nostro modello a quello di “laicità aperta”, dove il plurali- smo si coniuga con la separa- zione tra sfera civile e religiosa, ma non con l’ostilità per la pre- senza della religione nel dibattito e nello spazio pubblico, né con l’indifferenza delle autorità per il fenomeno religioso. Insomma, la laicità pluralista italiana effetti- vamente è molto più vicina agli Usa di quanto non si sia storica- mente e culturalmente indotti a pensare». Questo fatto può avere in- fluenze sul quadro europeo e sulla gestione del fenomeno re- ligioso nello spazio pubblico dell’Unione europea? «Certamente. Il modo in cui l’Ita- lia risponderà, e sta già rispon- dendo, alle sfide poste dal plura- lismo religioso, conta molto per l’Europa. Le risposte italiane avranno tanto più valore quanto più proverranno da un paese la cui storia è fortemente segnata dalla prevalenza di una religione maggioritaria quale quella catto- lica, peraltro in corso di evidente e fecondo aggiornamento». Paolo Bertezzolo Libertà Religiosa Steve Rotman/Flickr.com

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