Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015

66 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2015 BURKINA FASO che lo conduce verso la frontiera con il Ghana. Ma sarà un elicot- tero francese di base a Ouagadou- gou a mettere in salvo lui e la fa- miglia. Saranno poi trasferiti in Co- sta d’Avorio e, infine, in Marocco. Dopo l’annuncio la tensione si ri- lassa. Seguono ore di confusione per il vuoto di potere. L’esercito, unica istituzione funzionante ri- masta, prende il controllo e gli alti graduati nominano capo di Stato il colonnello Yacouba Isaac Zida il numero due della guardia presidenziale. Transizione L’uomo forte sospende la Costitu- zione ma, da subito, dichiara di voler gestire una transizione con l’accordo tra tutte le parti: «Per noi è importante arrivare a un consenso a partire dal quale po- tremo, nell’arco di un anno, an- dare a elezioni il cui risultato sia accettato da tutti. Percorreremo una nuova via costituzionale nella pace e nella serenità per tutti i burkinabè». La preoccupazione della comu- nità internazionale è che la transi- zione sia gestita dai civili. Le consultazioni tra militari, par- titi di opposizione e responsabili Ma la tensione sale. All’alba del 30 ottobre, giorno previsto per il voto all’Assemblea Nazionale, la folla si dirige verso l’emiciclo e lo occupa distruggendo e appic- cando il fuoco. La stessa sorte tocca alla sede della Tv di stato e alle sedi del partito al potere Cdp (Congresso per la democrazia e il progresso) e dell’Adf/Rda. Anche le case di molti politici sono sac- cheggiate. Poi la folla si sposta verso l’e- norme palazzo presidenziale Ko- syam, che Compaoré si è fatto co- struire a Ouaga2000, il quartiere di lusso della capitale. Qui si evita il bagno di sangue grazie a una ne- goziazione tra guardia presiden- ziale e manifestanti. A fine gior- nata si conteranno comunque 24 morti e alcune centinaia di feriti. Il presidente Compaoré tenta an- cora di usare il suo talento di imbo- nitore. Dichiara disciolto il governo e l’Assemblea Nazionale e afferma che ci sarà una transizione di 12 mesi. Ma non si fa da parte. È troppo tardi. Il popolo burkinabè non ne vuole più sapere di lui. Sono ore cruciali, tutto dipende dalla posizione che prenderà l’e- sercito. La negoziazione tra vertici militari, uomini del presidente e delegati dei manifestanti è ser- rata. «Vattene!» Il 31 ottobre, gli autobus arrivano numerosi dai quattro angoli del Burkina. La parola d’ordine è « Blaise dégage! » (vattene). «La folla è composta in gran parte da giovani e da donne» ci racconta un testimone, «e sono tutti molto determinati». E ancora: «Affron- teremo i militari a mani nude, a mani alzate. Sparateci se volete, noi non ci spostiamo. Staremo in piazza finché Compaoré non si di- mette. Senza violenza». Se è difficile che un militare burki- nabè spari su un suo connazio- nale indifeso, non è detto che sia lo stesso per militari e mercenari togolesi, di cui si è circondato il fratello di Blaise, François, e con buona probabilità lo stesso presi- dente. Alle 13 Compaoré fa leggere un suo comunicato di «dimissioni» alla radio. Lui è già su un convoglio © AFP/ ssouf Sanogo © AFP/ ssouf Sanogo © Marco Bello © Marco Bello

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