Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015
GENNAIO-FEBBRAIO 2015 MC 65 vuole farsi da parte. Qualcuno so- stiene che il suo entourage voglia mantenerlo al potere, preoccu- pato di perdere i privilegi acquisiti. Lui potrebbe terminare il mandato e poi essere nominato ai vertici di una organizzazione internazionale. Invece no, e fin dal 2012 si preoc- cupa di modificare l’articolo 37 della Costituzione che limita a due i mandati presidenziali. Tenta pure di creare il Senato (il parlamento burkinabè è unicamerale), che sa- rebbe strumentale alla modifica costituzionale. Un’altra via sarebbe passare per un referendum costituzionale, ma il presidente lo teme, perché sa- rebbe, di fatto, un voto sulla sua persona. Nel 2013 il clima politico si scalda. La società civile non vuole che la Costituzione sia modificata e ma- nifesta contro il referendum. Il movimento Le balai citoyen , (let- teralmente: La scopa cittadina) fondato da due cantanti di suc- cesso, è tra i più attivi. Contrari sono anche i partiti politici del- l’opposizione come l’Upc (Unione per il progresso e il cambia- mento) del leader Zéphirin Diabré e l’Unir-PS dell’avvocato Bénéwende Sankara. La capitale Ouagadougou diventa teatro di diverse manifestazioni di piazza contro l’impunità, la cor- ruzione e in opposizione al cam- biamento costituzionale: a mag- gio, giugno e luglio. Sono organiz- zate dalla Coalizione contro il ca- rovita, che riunisce sindacati a as- sociazioni della società civile. A sorpresa il 15 luglio 2013 i 16 vescovi del Burkina pubblicano una lettera pastorale che esprime grande preoccupazione per la «frattura sociale» in aumento e prende posizioni forti chiedendo un impegno a chi governa: «Affin- ché il Burkina Faso non diventi una polveriera occorre ricercare la giustizia, operare per una trasfor- mazione sociale e democratica profonda promuovere i valori car- dinali di solidarietà e sussidia- rietà». E raccomanda: «Più equità nella distribuzione della ricchezza, più trasparenza nella gestione de- gli affari pubblici, più etica nei comportamenti sociali e politici» (si veda MC dicembre 2013). La svolta politica avviene nel marzo 2014: un gruppo di stretti collaboratori di Blaise lascia il partito per crearne uno nuovo, il Mpp (Movimento del popolo per il progresso). Tra loro Salif Diallo, Roch Marc Christian Kaboré e Si- mon Compaoré, tutti pezzi grossi del regime. La macchina di potere che Compaoré ha messo in piedi in 27 anni inizia a mostrare segni di debolezza. Tentato scacco matto Il presidente ha un asso nella ma- nica. Ottiene un accordo con Gil- bert Ouedraogo, leader del Adf/Rda (Alleanza per la demo- crazia e la federazione), terzo partito del paese: i suoi deputati voteranno la modifica costituzio- nale. In questo modo Blaise avrà 99 voti contro 28 dell’opposi- zione: la maggioranza qualificata per modificare la Costituzione è garantita e il referendum evitato. Partiti di opposizione e società ci- vile fanno un fronte unico per im- pedire a Compaoré di ricandi- darsi. Il 28 ottobre scorso si svolge a Ouagadougou una grande mani- festazione chiamata: «Giornata nazionale di protesta». Si conta quasi un milione di persone che sfilano pacificamente per le strade della capitale. per 27 anni: il periodo del dopo golpe, seguito da due settennati (1992-2005) e due mandati di cin- que anni. Durante questo lungo regno è stato scaltro ed equili- brato. Ha dato stabilità al paese e anche saputo farsi amare dal po- polo. Il suo potere ha vacillato solo due volte. Il 13 dicembre del 1998 il celebre giornalista investigativo Norbert Zongo viene trovato carbonizzato nella sua auto con due compagni. Zongo stava indagando sul cruento assassinio dell’autista del fratello minore di Blaise, François. L’omicidio colpisce fortemente l’opinione pubblica e la gente scende in piazza per chiedere giu- stizia. Compaoré, fine imboni- tore, inventa «La giornata del perdono». Riduce i mandati presi- denziali da 7 a 5 anni e li limita a un massimo di due. Nel 2011 sembra finita l’era Com- paoré. La tensione sociale è molto elevata a causa di una ge- stione clientelare e corrotta che ha impoverito la maggioranza della popolazione. Mentre si co- struiscono interi quartieri di sfar- zose ville a Ouagadougou - per in- vestire soldi di vari traffici regio- nali e quelli distolti dalla coopera- zione internazionale - nel resto del paese mancano acqua pota- bile, centri medici, scuole ele- mentari. La malnutrizione è, an- cora oggi, causa diretta o indi- retta del 35% dei decessi. Alcune manifestazioni della so- cietà civile di studenti, magistrati, commercianti scaldano il clima politico. Ma i veri rischi arriva- rono dai militari, a più riprese con un primo ammutinamento a marzo e una rivolta nella guardia presidenziale il mese successivo. Compaoré tenta di placare gli animi con un cambio di governo e misure per calmierare i prezzi dei beni alimentari più diffusi. Poi, per la prima volta, deve re- primere nel sangue un’insurre- zione di un gruppo di militari a Bobo Dioulasso, la seconda città del paese. Infine... la crisi Blaise Compaoré non potrà più presentarsi come candidato alle elezioni previste nel 2015, ma non # A sinistra in basso : giovani manife- stanti a Ouagadougou, di fronte al parlamento in fiamme, 30/10/14. # Sopra : Michel Kafando, presidente di transizione, stringe la mano a Isaac Zida, primo ministro, 21/11/14. © AFP/ Sia Kambou
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