Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015
GENNAIO-FEBBRAIO 2015 MC 53 • Popoli indigeni | Indios | Diritto alla terra • MC ARTICOLI Incontro con una famiglia molto speciale Storia di Luis ed Ester Lui è antropologo, lei infermiera. Nel 2002 hanno lasciato la Spagna per fare i missionari laici tra gli indigeni di Roraima. Dove sono pure nati i loro tre figli. B oa Vista. «La causa indigena ci ha catturato, ci ha fatto innamorare». Luis Ventura, antropo- logo, usa parole che non lasciano dubbi. Lui e la moglie Ester Tello, infermiera, appartenevano al gruppo laici dei missionari della Consolata di Malaga, in Spagna. «Siamo arrivati a Roraima nel 2002 - rac- conta Luis - per lavorare con le comunità indigene a Raposa Serra do Sol. Dopo la distruzione del centro di Surumu ci siamo spostati nella capitale cominciando a lavorare in alcuni quartieri della periferia. Siamo quindi rientrati in Spagna, ma nel 2012 abbiamo fatto ritorno a Boa Vista per occuparci del nascente “Cen- tro culturale indigeno” e in particolare della sistema- zione dei documenti storici in mano ai missionari». Ciò che subito colpisce di Luis ed Ester è il loro sorriso. Colpisce perché sembra raccontare serenità e conten- tezza. «Abbiamo 3 figli che sono nati qui in Roraima: Marcos Mayu di 11 anni, Clara Anai di 9 e Xavier Iren, il più piccolo, di 7. La consideriamo una grazia e una for- tuna perché per loro è una ricchezza enorme vivere in questa realtà multiculturale». Chiediamo come sia stato arrivare e vivere in una realtà così diversa come quella indigena. «L’impatto con il mondo indigeno - risponde Luis - è senza dubbio un impatto molto forte. In tutti i sensi, ma soprattutto per la sua immensa diversità culturale: una diversità di saperi, conoscenze, spiritualità, cosmologia, ma an- che di piccole e grandi cose quotidiane. Nonostante questo la nostra famiglia è stata molto ben accolta». Preservare il modus vivendi e le peculiarità indigene è un’impresa. Luis ne è consapevole: «Nei territori già garantiti dall’omologazione la sfida è come vivere in quella terra senza ricalcare modelli economici che vengono da fuori. I popoli indigeni dovrebbero vivere in dialogo con la società circostante, ma secondo le proprie logiche: politiche, produttive, familiari». Lo sviluppo del gigante latinoamericano sta passando anche attraverso l’espansione della frontiera econo- mica: i progetti di sfruttamento idroelettrico e minera- rio ne sono la dimostrazione più evidente. Luis si mo- stra preoccupato dell’attuale clima politico. «Oggi in Brasile c’è una aggressione molto forte ai diritti dei po- poli indigeni. Principalmente ai diritti territoriali. Lo stato brasiliano sta ripensando la sua politica rispetto alle terre indigene. Difendere queste popolazioni è di- fendere la diversità culturale. Significa ammettere che esistono cammini diversi di convivenza e di sviluppo». Nostalgia di Surumu Nel centro di Surumu c’era un piccolo ma attivissimo ospedale gestito dalle missionarie della Consolata. È qui che Ester, per quattro anni, ha messo in pratica le proprie competenze infermieristiche. «Si attendevano - ci spiega - indigeni provenienti da varie regioni, spesso inviati dallo stesso pajé , il medico tradizionale. Polmoniti e diarree erano le infermità più curate. Io se-
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