Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015
DAI LETTORI Cari mission@ri GENNAIO-FEBBRAIO 2015 MC 5 re una scuola (termine che tra l’altro dà l’idea di un’allegra sarabanda studentesca) e tenere in ostaggio una scuola (e soprattutto le persone che sono lì)? Perché di questo si è trattato, non certo di sostituirsi al nor- male svolgimento delle lezioni! Ho dovuto spie- gare a mia figlia tredi- cenne, che stava leggen- do l’articolo e nulla anco- ra sapeva di quell’evento atroce, che non si era af- fatto trattata di un’occu- pazione, ma di una car- neficina pianificata, e ahimè poi avvenuta; lei stessa si è detta scon- certata dall’uso del ter- mine, che era del tutto fuorviante. Grazie per l’ascolto. Be- slan è stato un tale orro- re, che non chiamare quel piano micidiale con il suo vero nome mi sembra un’ulteriore of- fesa alle vittime. Charlotte, mamma Email, 11/11/2014 Gentile signora Charlotte, concordo con Lei che «prendere in ostaggio» è un termine più appropria- to e non porta con sé le ambiguità del termine «occupare», ambiguità che non era nelle mie in- tenzioni creare e che è stata causata anche dal numero ferreo di battute in cui siamo costretti in questi box. La tragedia accaduta nella scuola di Beslan è stato un crimine contro l’umanità. Roberta Bertoldi (Osservatorio Balcani e Caucaso) BAHÁ’Í Reverendo Padre, ho letto con piacere sulla vostra rivista di novem- bre l’articolo sulla Fede Bahá’í. Vorrei congratu- larmi con lei e con l’auto- re del documento Vittorio Stabile per l’accuratezza dell’articolo, anche nei minimi particolari. At- tendo il prossimo nume- ro sulle persecuzioni dei Bahá’í. Come saprà, proprio a Torino nel lontano 1880 (esattamente il 5 e 12 di- cembre), il noto naturali- sta e letterato piemonte- se Prof. Michele Lessona tenne due conferenze sulla Fede Bahá’í. Il testo della sua relazione di 66 pagine fu pubblicato dal- l’editore Ermanno Loe- scher. Era la prima volta che gli italiani venivano a conoscenza della Fede Bahá’í. Ora a distanza di 134 an- ni, la vostra rivista aiu- terà molti altri a com- prendere che la base di tutte le religioni è amore e che tutti i profeti di Dio proclamano la medesi- ma fede. Cordialmente, Feri Mazlum Locarno, Svizzera, 16/11/2014 LE MANI SUL MOZAMBICO Per nessun paese il Pro- dotto Interno Lordo (Pil) è un buon indicatore del li- vello di benessere e il Mozambico non fa ecce- zione. I calcoli alla base della determinazione del Pil hanno un valore scientifico prossimo allo zero e nulla hanno a che vedere con le regole del- l’aritmetica. Se i Mozambicani voglio- no davvero progredire, lascino da parte la deter- minazione del Pil e pen- sino a conservare i loro tesori naturali che si chiamano acqua, suolo agricolo, foreste, ocea- no... Assieme a Malawi e Tan- zania trovino il modo per tutelare efficacemente il Lago Niassa (o Malawi) che, con i suoi 31mila chilometri quadrati di superficie e 8400 chilo- metri cubi di volume, è una delle maggiori riser- ve d’acqua dolce del pia- neta e, con le sue oltre 500 specie endemiche di pesci, è uno dei templi mondiali della biodiver- sità. Pensino a mettere in sicurezza la Foresta del Monte Mabu che la scienza ufficiale ha sco- perto, grazie ai satelliti, solo alla fine del 2008, ma che rischia di essere distrutta ancor prima che gli studiosi riescano a compiere delle ricer- che degne di questo no- me. Pensino a valorizza- re convenientemente il Parco Nazionale di Baz- zaruto e gli ecosistemi marini, il cui valore è in- finitamente superiore a quello di tutti i giacimenti di gas e petrolio presenti in Africa e nel resto del mondo. Quanto all’Italia e all’Eni, dopo la lettura dell’arti- colo di Chiara Giovetti (MC n.10 p.29), prendo atto ancora una volta della disinvoltura con cui il nostro paese continua a investire decine di mi- liardi di euro per sfrutta- re le fonti di energia non rinnovabile a fronte delle cifre irrisorie destinate a quelle rinnovabili. Credo che ciò accada an- che perché una gran parte degli Italiani non è consapevole degli abusi e delle devastazioni che le compagnie energeti- che perpetrano nei paesi del Sud del mondo dietro il paravento dello svilup- po, del progresso, del ri- lancio economico e oc- cupazionale, della cre- scita del Pil. Gli autori anglosassoni, quelli dotati di un mini- mo di sensibilità ecologi- ca, lo chiamano «encroa- chment» (entrare nella proprietà altrui senza di- ritti o senza permessi), in italiano una traduzione abbastanza fedele di questo termine potrebbe essere «usurpazione». Cari Missionari Italiani che siete in Mozambico e paesi limitrofi per servire Dio e il prossimo, state attenti a non farVi infi- nocchiare da quei nostri connazionali che arriva- no in Africa soltanto per servire la dea Europa e il dio Denaro... Cordiali saluti, Mario Pace Email, 30/10/2014 L’ORRORE DI BESLAN Gentilissima Redazione, vi leggo con attenzione da tanti anni e vi rinnovo la mia stima, spesso la rivista è uno strumento che uso a casa o a scuola per far avvicinare figli ed allievi a tante realtà mondiali che conoscia- mo poco o, spesso, male. Però ho fatto un balzo sulla sedia leggendo a pag. 58 del n.11 (novem- bre 2014), nel trafiletto sulle guerre cecene: «2004, un gruppo di ri- belli caucasici tra cui se- paratisti ceceni “occupa- no” la scuola di Beslan». Occupano ? Ma la sapete la differenza tra occupa- ALZHEIMER - Per una beffarda ironia del destino, nell’articolo dedicato alla malattia della memoria, l’Alzheimer - pubblicato nel numero di dicembre 2014 - è stata «dimenticata» la lettera «d». Così madre è diventata mare , padre si è tra- sformato in pare , alla piemontese. Ce ne scusia- mo con l’autrice, la dottoressa Rosanna Novara Topino, e con i nostri attenti lettori.
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