Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015

48 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2015 è più possibile sottrarsi al richiamo alle armi del- l’Occidente a guida anglo-sionista. Frotte di “migranti” tra i quali potrebbero nascon- dersi dei “terroristi” vengono rovesciate sulle no- stre indifese coste, mentre tra i figli della cosid- detta “seconda generazione” spopola il richiamo alla “guerra santa”. Da qualche parte, nel Levante, c’è un “Califfo” che vagheggia di conquistare Roma, mentre “i cristiani” e le minoranze sub- iscono massacri, e poco importa ai fini propagandi- stici se musulmani di vedute diverse da quelle del- l’Is sono sottoposti a medesimo trattamento. Que- sto è quanto trasuda da giornali e tg, che in due mi- nuti frullano tutto in un cocktail terrificante al ter- mine del quale il malcapitato ed impreparato spet- tatore non potrà che augurarsi una selva di bombe atomiche sull’intero Medioriente». Le contromosse di al-Qaida È notizia del settembre 2014 l’apertura di una «fi- liale» di al-Qaida in India: «al-Qaida in the Indian Subcontinent» (Aqis) da parte di Ayman al-Zawa- hiri. In un lungo video postato in internet, al-Zawa- hiri 20 , che è subentrato nella direzione del gruppo terrorista dopo la morte di Osama bin Laden, nel 2011, ha lanciato un appello a tutti i musulmani in- diani a «unirsi alla carovana del jihad», ribadendo la lealtà al mullah Omar, capo dei Talibani afghani, e attaccando l’Is di al-Baghdadi per aver osato sfi- dare l’egemonia internazionale dell’organizzazione- madre, al-Qaida. Aqis dovrà farsi «portatrice standard del messag- gio globale di Bin Laden per unire il mondo isla- mico nella guerra contro il nemico e liberare le terre occupate e stabilire il califfato», afferma al- Zawahiri nel video. Un altro, dunque, che vuole sta- bilire il califfato islamico, e in competizione con l’Is. Siamo di fronte a una nuova fase del fondamentali- smo islamico violento: la lotta intestina tra gruppi e fazioni rivali, tra jihadisti salafi e jihadisti takfiri. I primi, legati alla rete di al-Qaida, hanno come obiettivo bellico l’Occidente miscredente. I secondi lottano (anche) contro gli stessi musulmani - sciiti, alawiti e sunniti - che non condividono la loro linea di pensiero e azione. L’organizzazione di al-Qaida e l’Is di al-Baghdadi, quindi, sono in conflitto tra di loro sul piano della spartizione delle aree di influenza. È in particolare in Siria che tale situazione si mani- festa in modo drammatico: l’alleanza del terrore tra i vari gruppi che si oppongono al regime Assad è saltata proprio sulla decisione di al-Baghdadi di creare un «califfato islamico» arrogandosi potere e territori per sé e il suo gruppo e attaccando tutte le altre formazioni. La Fratellanza musulmana, che nel 2011 è stata promotrice, insieme ad altri movimenti e gruppi e a vari paesi occidentali, della rivolta contro il re- gime di Damasco, è stata messa da parte e quasi estromessa dalla lotta proprio dalle fazioni qaedi- ste con cui si era alleata, subendo violenze e perse- cuzioni. L’esito sono le guerre in corso in Libia, Siria e Iraq, e i bombardamenti decisi a settembre dal presi- dente Barack Obama contro il «terrorismo isla- mico», in parallelo alla decisione paradossale del- l’amministrazione Usa di continuare a finanziare le formazioni islamiche «moderate», ma sempre le- gate al-Qaida, nella consueta logica apparente del divide et impera o del «male minore». La lotta di al-Qaida è bifrontale: contro l’Occidente miscredente e conquistatore e contro il figlio tradi- tore, l’Is che si sta accapparrando aree sempre più ampie di influenza (oltre a armi, pozzi e rotte pe- trolifere) in Medio Oriente e Nordafrica, in un ap- peal crescente tra le tribù arabe irachene, i giovani Le copertine dei primi quattro numeri di Dabiq , la rivista dello Stato islamico, scaricabile dal web. Pagina seguente : uomini dell’Is in festa dopo una conquista (foto Dabiq ).

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