Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015

Per raggiungere tale obiettivo, nel 2011 fu ripresa l’alleanza statunitense con i gruppi deviati di mili- tanti che affermavano di lottare sotto la bandiera dell’Islam. L’alleanza si esplicitò nella guerra con- tro Gheddafi in Libia e poi contro Assad in Siria 17 . Dal 2001 in poi, gli Usa e i loro alleati avevano con- dotto guerre limitate a qualche territorio islamico: Afghanistan, Iraq, Somalia. Oggi siamo al conflitto globale e simultaneo contro diversi stati. Si tratta della terza fase dello scontro di civiltà con il mondo islamico: la prima iniziò nella seconda metà degli anni ‘90 del secolo scorso, con la crea- zione del progetto del nuovo ordine mondiale- nuovo Medio Oriente, che passò attraverso la tra- gedia delle Torri Gemelle, l’11 settembre del 2001, e le sopracitate guerre. Poi ci fu la seconda fase, quella avviata con il discorso di Obama al Cairo, A New Beginning (Un nuovo inizio) 18 , quando, con una retorica forbita e colta, affascinò e sedusse il mondo islamico, in particolare quello legato alla Fratellanza islamica, e diede il via alle Primavere arabe, rivolte popolari infiltrate e pilotate dall’e- sterno. La terza fase ha come sfondo il collasso e la trasfor- mazione delle Primavere in colpi di stato (Egitto), tentativi di golpe e guerra civile (Siria), instabilità in Tunisia, guerra in Yemen, repressioni governa- tive in Bahrayn, Qatar e Arabia Saudita, la crea- zione del Califfato Islamico di al-Baghdadi in Iraq e Siria e la dichiarazione di guerra degli Usa al «ter- rorismo islamico», che vede impegnati diversi stati arabi, tra cui le petromonarchie del Golfo e la Tur- chia. Le mosse e gli obiettivi Enrico Galoppini, storico del mondo arabo-isla- mico, scrive 19 : «La fase finale della guerra dell’Oc- cidente contro l’Islam è finalmente cominciata. Tanto più che quest’ultimo s’è dotato d’un “medie- vale” e terrificante “Califfato”. Da quando è stato proclamato un improbabile ca- liffato a cavallo della Siria orientale e dell’Iraq cen- tro-settentrionale, l’Islam è tornato prepotente- mente nelle case degli occidentali, sottoposti a dosi da cavallo di messaggi sensazionalistici e allarmi- stici capaci di provocare sconcerto e preoccupa- zione persino tra gli stessi musulmani. Ma prima di giungere a tanto, serviva la cosiddetta “Primavera araba”, il cui obiettivo principale è stato l’elimina- zione dei “regimi arabi moderati” che almeno uffi- cialmente l’Occidente sosteneva da anni contro gli “estremisti” (...). Tutto però è cominciato con l’azione terroristica in territorio americano attribuita alla fantomatica al- Qaida. (…) A garantirci dall’orda famelica dell’Is- lam guerrigliero e spietato sussistevano i “regimi arabi moderati”, i quali, dal 2011, dopo il celebre discorso di Obama al Cairo (giugno 2009) nel quale, astutamente, “tendeva la mano all’Islam”, sono stati rovesciati con le note tecniche di sovver- sione dall’interno denominate “Primavera araba”, altrove note come “rivoluzioni colorate”. Quando non bastava l’azione di prezzolati del posto, perlo- più tratti dai ranghi del cosiddetto “Islam politico” preceduti da sinceri ma sprovveduti “liberali” (ol- tre alla solita teppaglia che si trova sempre), l’Occi- dente interveniva col classico apparato di canno- niere e bombardieri (si veda il caso libico). Ad una prima fase islamofobica dominata dalla fi- gura di Osama bin Laden, del suo vice al-Zawahiri e degli altri luogotenenti (tipo al-Zarqawi), con tutto il corredo di “attentati terroristici” (Londra, Madrid ecc.) e teste mozzate cui facevano da con- traltare le sparate da cowboy di Bush, le tute aran- cioni di Guantanamo e le torture di Abu Ghraib, ha fatto seguito la “fase della speranza”, col pubblico occidentale illuso sulle magnifiche sorti e progres- sive alle quali avrebbero aspirato le masse arabe e islamiche desideranti la “democrazia”. Una “demo- crazia islamica” sotto l’insegna dei Fratelli musul- mani e delle varie sigle ad essi riconducibili che qua e là hanno preso il potere. L’apice di questa seconda fase nella quale anche i peggiori tagliagole diventavano araldi della libertà ha coinciso con la prima parte della cosiddetta “ri- volta siriana”, che - pur inscrivendosi nella “Prima- vera araba” - ha posto in inevitabile risalto, data la posizione strategica della Siria, la portata strate- gica di un’operazione mirata al rovesciamento del regime di Damasco. (…) Ad un certo punto, però, col rovesciamento del presidente egiziano tratto dai ranghi della Fratel- lanza musulmana, Muhammad Morsi, qualcosa nel dispositivo sovversivo innescato dagli occidentali s’è inceppato. La “rivolta siriana” è entrata in crisi, così come s’è incrinato il meccanismo sin lì tetra- gono della propaganda unilaterale occidentalista, anche se, a dire il vero, le voci discordanti rispetto al mainstream vertevano soprattutto sul “massa- cro dei cristiani” da parte dei fanatici islamici delle formazioni “jihadiste”; il che prefigurava la piega da “Nuova crociata” che finalmente s’è manifestata con l’emergere di quest’inedito “Califfato”. Con la Libia consegnata alle bande fondamentali- ste ed enormi bacini petroliferi di Siria ed Iraq in mano ai seguaci del “califfo”, il volto più terrifi- cante dell’Islam può finalmente entrare nelle case degli italiani e degli altri sudditi dell’Occidente. Ed è questa la fase numero tre del progetto che punta a destabilizzare definitivamente tutto il Me- diterraneo ed il Vicino Oriente, con la non troppo remota possibilità di vedersi coinvolti militarmente in una guerra. Da un punto di vista propagandistico, il terrore is- lamofobico che questa nuova fase è in grado di su- scitare negli animi di persone ingenue, manipolate e conquistate ai “valori occidentali” è senz’altro più elevato di quello della prima fase con Bin Laden e soci a “bucare lo schermo”. (…) Il temibile “Califfato”, coi suoi alleati posizio- nati sulla costa libica, novelli saraceni, sta lì a mi- nacciarci col suo “Medio Evo”; pertanto, se si vuol salvare la “modernità” con tutti i suoi “valori”, non GENNAIO-FEBBRAIO 2015 MC 47 DOSSIER MC IS

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