Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015
44 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2015 Migliaia e migliaia di morti, feriti e immane distru- zione per portare la «civilità occidentale» in Medio Oriente, o meglio, per controllarne le fonti petroli- fere. Da tutto ciò deriva una rabbia immensa, un com- bustibile pronto a essere utilizzato alla prima occa- sione. Occasione colta dall’abile califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Nella rivista online Dabiq , l’Is incita alla conquista del mondo islamico e alla guerra contro l’Occi- dente, alla segregazione delle donne, alla violenza contro le minoranze religiose e etniche, e i sunniti che non condividono il progetto di jihad . La tecnologia è usata come mezzo per espandere la colonizzazione dei territori e per fare proseliti. Si tratta, come abbiamo accennato, di una islamizza- zione della modernità, che crea una sorta di para- dosso: i cellulari satellitari convivono con i coltelli per sgozzare i nemici; i social network con le donne costrette a nascondersi in casa. L’età della pietra e il futuro mescolati insieme nel jihad globale contro i kuffar di ogni fede, musulmani compresi, in un de- lirio di onnipotenza. In questo scenario, l’aspetto religioso, sempre pre- sente e molto potente, agisce da catalizzatore di elementi pronti al martirio per liberare il mondo is- lamico, e magari anche l’Europa, dagli infedeli ( kuf- far ) e dagli apostati ( rafid o murtad ). È un progetto di fitna , di separazione e zizzania nella grande um- mah islamica. Per l’Is il mondo non si riduce più a «musulmani» e «non credenti» (cristiani, ebrei, buddisti, atei, ecc.), ma a «credenti veri» (loro) e «miscrendenti» (tutti gli altri, musulmani com- presi). Questo progetto di divisione è portato avanti anche dal neocolonialismo statunitense: il «nuovo ordine mondiale», rilanciato dall’amministrazione Obama che propone la divisione in piccoli stati a base et- nico-religiosa di gran parte del Medio Oriente 8 . È un’evoluzione successiva, sempre in ambito colo- niale, dei vecchi accordi anglo-francesi di Sykes-Pi- cot per la spartizione del mondo arabo e islamico (19 maggio 1916). Da Camp Bucca alla moschea di Mosul: la carriera del califfo al-Baghdadi Dell’autoproclamato «Califfo dello Stato islamico di Iraq e Siria», ovvero di Abu Bakr al-Baghdadi al- usayni al-Qurashi, nato a Samarra, Iraq, nel 1971, si sa poco. Sembra esistano pochissime foto (una fu scattata quando era prigioniero degli Stati Uniti nel campo iracheno di Bucca), e la sua apparizione pubblica nota è quella che lo ritrae in un video 9 du- rante un sermone nella grande moschea di Mosul, andato in onda in streaming , dove lancia l’appello alla guerra contro gli infedeli. Ha fama di essere un violento e tiene un «basso profilo», che accresce il mistero attorno a lui. Viene descritto come il nuovo Osama bin Laden. Di lui si legge in vari documenti su internet: «Secondo le registrazioni del dipartimento statunitense della difesa, Abu Bakr al-Baghdadi è stato detenuto nel Camp Bucca come “internato civile” dalle forze ira- cheno-statunitensi dai primi del febbraio 2004 fino al 2009, quando fu rimesso in libertà grazie all’indi- cazione di una commissione, definita Combined Review and Release Board , che ne raccomandò il “rilascio incondizionato”. (...) Il 16 maggio 2010, ad appena un anno dal rilascio, un comunicato del Consiglio consultivo dello Stato islamico dell’Iraq annuncia la nomina a leader di al-Baghdadi al posto di Abu Omar al-Baghdadi, uc- ciso il 18 aprile di quello stesso anno in un’opera- zione congiunta delle forze irachene e statunitensi. Dall’ottobre 2011 figura tra i tre terroristi maggior- mente ricercati dal governo statunitense, che ha offerto per la sua cattura una taglia di 10 milioni di dollari, inferiore solo alla taglia posta su Ayman al- Zawahiri, di 25 milioni di dollari». È lecito, dunque, porsi interrogativi su questo indi- Sotto : sventola la bandiera nera dell’Is (foto tratta da Dabiq ).
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