Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015
40 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2015 sottomissione nei confronti dell’unico Dio. Esigeva conformismo, che doveva essere dimostrato in modo fisico e tangibile. Sosteneva che tutti i musul- mani dovessero individualmente giurare fedeltà a un unico leader musulmano (un Califfo, se ce n’era uno). Egli scrisse: “Coloro che non si adegueranno a questi precetti dovranno essere uccisi, le loro mo- gli e figlie stuprate e i loro possedimenti confi- scati”». Ed è ciò che affermano e praticano i mem- bri dell’Is e le altre bande di al-Qaida. Tra gli apostati degni di morte c’erano (e ci sono ancora oggi) sciiti, sufi e altre scuole islamiche, che i wahhabiti non ritengono musulmani». L’alleanza tra Abd al-Wahhab e Ibn Saud (fonda- tore e primo sovrano dell’Arabia Saudita) e la sua tribù, nel 1741, portò il wahhabismo al potere. «Il clan di Ibn Saud - afferma Crooke -, riprendendo la dottrina di Abd al-Wahhab, poteva fare quello che aveva sempre fatto, cioè razziare i villaggi vicini e impossessarsi dei loro beni. Solo che ora lo stava facendo non più nell’ambito della tradizione araba, ma sotto la bandiera del jihad. Ibn Saud e Abd al- Wahhab introdussero nuovamente l’idea del marti- rio nel nome del jihad, garantendo ai martiri imme- diato accesso in Paradiso. All’inizio, conquistarono poche comunità locali e imposero le loro leggi. I popoli sottomessi non ave- vano molta scelta: la conversione al wahhabismo o la morte. (…) La loro strategia - come quella dell’Is oggi – consisteva nel sottomettere i popoli conqui- stati, mirando a instillare il terrore». Risulta dunque abbastanza evidente che non ci sono grandi differenze tra wahhabismo e ideologia dell’Is se non quando emerge l’istituzionalizzazione • Is, Isis, Isil - L’abbreviazione Is sta per «Islamic State» (Stato islamico, in arabo: al-Dawla al-Islamiyyah), ma è noto anche come Isis, «Islamic State of Iraq and Syria» o «Islamic State of Iraq and Sham (Siria)» (in arabo è usato l’acronimo «Daish»), o Isil, «Islamic State of Iraq and the Levant». Si tratta di un gruppo jihadista collegato ad al- Qaida, il cui leader, Abu Bakr al-Baghdadi, si auto-pro- clamò califfo durate un sermone in una moschea di Mo- sul, in Iraq, a giugno del 2014, e annunciò la nascita del Califfato islamico nei territori conquistati dalle sue bande in Iraq e Siria. La formazione deriva dalla «Jama’at al-Tawhid wa-l-Ji- had» (gruppo del Monoteismo e del Jihad), precursore del movimento «Tanzim Qaidat al-Jihad bi bilad al-Rafi- dayn» (Organizzazione della base del Jihad in Mesopota- mia) o «al-Qaida in Iraq» (Aqi), fondato da Abu Musab al-Zarqawi. Esso prese parte alla ribellione contro l’inva- sione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati, nel 2003. L’anno successivo si alleò con al-Qaida di Osama bin Laden. Nel 2006, con altri gruppi sunniti, creò il «Majlis Shura’ al-Mujahidin fi al-‘Iraq» (al-Mujahideen Shura Council), che successivamente sarebbe diventato l’«Islamic State of Iraq» (Isi), per chiamarsi in seguito Isil e infine Is. Fa parte delle formazioni dei «ribelli» contro il regime Assad, sostenuti da Usa, Europa, Qatar, Arabia Saudita e Turchia (stati che nel 2014 gli hanno dichiarato guerra), e ha imposto la propria presenza in diverse aree della Si- ria, tra cui Raqqah, Idlib, Aleppo. Al-Qaida ha rotto i rap- porti con l’Isis all’inizio del 2014, dopo mesi di lotte in- terne per il potere. • al-Qaida (in arabo: al-Qaʿidah, «la base») - È una rete terroristica internazionale che si rifà al movimento sun- nita radicale wahhabita, nata tra il 1988 e il 1989 come «prodotto» delle agenzie di intelligence occidentali, e database di migliaia di militanti estremisti, addestrati dalla Cia e finanziati dall’Arabia Saudita per sconfiggere i sovietici in Afghanistan. I fondatori sono, tra gli altri, Osama bin Laden e Abdullah Azzam. È ritenuta respon- sabile di molti atti di terrorismo, tra cui, il più noto e eclatante, l’attacco alle Twin Towers, a New York, l’11 settembre del 2001. Campi di addestramento di al- Qaida si trovano in Afghanistan, Pakistan, Iraq, Sudan e in altri paesi. L’ideologia dominante è la creazione di un califfato islamico, la lotta contro l’Occidente miscre- dente, oppressore e nemico dell’Islam. Al-Qaida ha amplificato e fomentato le divisioni settarie all’interno del mondo islamico: considera sciiti, sufi e musulmani non estremisti come «miscredenti» ed ere- tici, in linea con la dottrina wahhabita. Dal 2011, con l’uccisione (una delle tante degli ultimi 13 anni) di Osama bin Laden, il leader del movimento globale è Ay- man al-Zawahiri, medico egiziano. La scomparsa di bin Laden non ha depotenziato il movi- mento, che sembra, invece, diffondersi in vari paesi, go- dendo delle situazioni di caos e instabilità in vari stati africani e mediorientali, molte delle quali causate dalle «Primavere arabe» (in Libia e Siria, ad esempio). Filiazioni di al-Qaida sono: «al Qa‘ida in the Arabian Pe- ninsula» (Aqap), «al Qa‘ida in Iraq» (Aqi), «al Qa‘ida in the Islamic Maghreb» (Aqmi/Aqim); «Al-Shabaab» in So- malia, «Jabhat al Nusra» in Siria. È diffusa in Afghanistan, Maghreb, Libia, Somalia, Siria, Iraq, Yemen, Penisola Arabica, Pakistan, India. LO STATO ISLAMICO E AL-QAIDA Il medico egiziano al-Zawahiri, leader di al-Qaida.
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