Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015
LA LEGALITÀ CONVIENE 30 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2015 Della legalità e della giustizia La rubrica di Gian Carlo Caselli Questa rubrica N ell’impossibilità di de- scrivere in poche righe il percorso umano e professionale di Gian Carlo Caselli, mi limiterò a ricor- darne le tappe principali. Alessandrino del 1939, nella sua veste di magistrato, il dottor Caselli è un protago- nista della storia italiana degli ultimi 40 anni. Dal 1973 attraversa i cosiddetti «anni di piombo», segnati dalle azioni delle Brigate rosse, istruendo numerosi processi per fatti di terrorismo. All’i- nizio del 1993 diventa procu- ratore capo a Palermo, pochi mesi dopo le stragi mafiose di Capaci (23 maggio 1992) e di via d’Amelio (19 luglio). In Sicilia trascorre 7 anni di battaglie contro Cosa no- stra. Nelle indagini del pool anti-mafia da lui diretto ri- mangono «impigliati» anche molti politici eccellenti, tra cui il senatore Giulio An- dreotti. Nel 2005, la politica gli presenta il conto esclu- dendolo, con una norma ad hoc, dalla candidatura a procuratore nazionale anti- mafia. Conclude la sua car- riera di magistrato come procuratore capo di Torino (dal settembre 2008 al di- cembre 2013). Non senza problemi, ritrovandosi dura- mente contestato da una parte del movimento NoTav. Molto vicino a don Luigi Ciotti e alla sua associa- zione Libera, tifoso del To- rino, Caselli ha firmato nu- merosi libri (tra gli altri, L’e- redità scomoda , Assalto alla giustizia , Vent’anni contro ). E da oggi, a scadenza perio- dica, firmerà anche alcune pagine di Missioni Conso- lata . Al dottor Caselli vada il mio grazie personale as- sieme a quelli del direttore e della redazione. Paolo Moiola L’Italia è ai primi posti nel mondo per l’illegalità, l’evasione fiscale, l’inefficienza della giustizia, il consumo di suolo, la disoccupazione giovanile. Non si può continuare così, lasciando il paese nelle mani di furbi, affaristi e impuniti. Soltanto con il coraggio e la coscienza civica si riuscirà a uscire da questa palude. M afia e corruzione sono piaghe infami del nostro paese. Le cifre annuali dei rispettivi business sono letteralmente da capogiro: 150 miliardi per le mafie (grazie all’accumulazione dei capitali il- leciti derivanti tra l’altro dai traffici di droga, armi, rifiuti tossici, esseri umani, appalti truccati e via seguitando); 60 miliardi la corruzione, 1.000 euro l’anno per ogni cittadino italiano, neonati compresi, una tassa pesante, vergognosa e occulta. Altrettanto da capogiro sono alcuni dati che concorrono a comporre un quadro generale assai inquietante. Per evasione fiscale siamo il terzo paese al mondo, dopo Messico e Turchia, con un gettito che Confcommercio, nel 2012, ha calcolato in 155 miliardi di euro. La media europea di consumo del suolo è del 2,8%, da noi è del 7,3 % ( cfr. Ispra, marzo 2014 ): un dato devastante in sé e soprattutto per le nefaste conseguenze che ne derivano sul piano idrogeologico. La disoc- cupazione giovanile supera il 44% (media europea 22,5%). Per investi- menti in cultura siamo ultimi in Europa. La ricerca praticamente non sap- piamo più che cosa sia. La fuga dei cervelli è una slavina inarrestabile. Le imprese che chiudono sono purtroppo sempre più numerose, e di quelle ancora relativamente in salute fanno sovente incetta investitori stranieri. Aggiungiamo ancora che la Banca mondiale, nella classifica dei paesi in cui conviene investire, colloca il nostro paese agli ultimi posti su 189 paesi esaminati a causa della inefficienza della giustizia (c fr. World Bank Group, Doing Business 2015 ). In questo quadro complessivo, la tenaglia mafia/corruzione/evasione fi- scale/inefficienze crea una profonda spaccatura fra l’Italia delle regole e quella dei furbi, degli affaristi e degli impuniti. Sullo sfondo una palude, quella degli indifferenti, che non vedono o non capiscono (perché non vengono loro offerti adeguati strumenti di conoscenza) che ogni recupero di legalità ha effetti immediati sul reddito nazionale e sulla qualità della vita. Se non altro perché può ridurre i salassi delle periodiche manovre fi- nanziarie. In altre parole, la legalità è una delle chiavi per affrontare la questione economico-sociale; scegliere la legalità equivale a scegliere uno sviluppo ordinato, tendenzialmente a vantaggio di tutti. Perché senza regole non c’è partita o la partita è irrimediabilmente truccata a favore dei soliti: quelli che senza regole sono e rimarranno sempre in posizioni di privilegio e superiorità se non di sopraffazione o sfruttamento, a tutto discapito di coloro che delle regole hanno bisogno per crescere in diritti e opportunità.
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