Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015

di Gigi Anataloni EDITORIALE GENNAIO-FEBBRAIO 2015 MC 3 Ai lettori ROMPERE L’ASSEDIO I l IV Convegno missionario nazionale celebrato a Sacrofano (Roma) dal 20 al 23 novembre scorso, è stato un bell’evento, carico di passione missionaria, di realismo e di speranza. Ne cominciamo a parlare su queste pagine. Prendo spunto da due relazioni per queste poche righe di inizio 2015: dalla relazione del prof. Aluisi Tosolini e quella del padre Gustavo Gutiérrez. Tosolini , che ha fatto la sintesi delle risposte al questionario preparatorio, tra le molte cose, ha anche scritto: «Leggendo i materiali pervenuti si ha spesso l’impres- sione che chi scrive si percepisca sotto assedio. Mi pare che il lutto per la fine della “civiltà cattolica” non sia stato ancora elaborato [da chi vive in Italia, ndr ]. L’essere minoranza piccolo gregge è invece percepito in modo del tutto differente dai Fi- dei Donum [sacerdoti diocesani mandati in missione dalle loro diocesi, ndr ] che operano in missione: è visto come una ricchezza ed una sfida piuttosto che come un limite o un pericolo. Da qui la metafora della “comunità sotto assedio” e dei tre diversi comportamenti che in teoria si possono pensare quando si è sotto assedio. Il primo è arren- dersi , o venire a patti, trattare la resa. Il secondo comportamento è resistere . Attrezzarsi per resiste- re all’infinito, sviluppando tutti i vissuti tipici della persona sotto assedio: vittimismo, chiusura, inca- pacità di cogliere i nuovi contesti e le diverse occasioni di interazione con essi, dogmatismo, … Il terzo atteggiamento è uscire , sortire dall’assedio. Aprire le porte, eliminare le mura. Correre il rischio di camminare su spazi sconosciuti. Avere il coraggio di affrontare nuove domande e nuove sfide. Lascia- re il centro per rischiare la vita nelle periferie». Gutiérrez ha ricordato (la citazione dalla registrazione è con molte parentesi, per- ché parlava un misto di italiano, spagnolo, inglese e altre lingue, ndr ) che c’è un mi- racolo nei Vangeli che è raccontato ben cinque volte ed è comune a tutti gli evan- gelisti, Giovanni compreso: la moltiplicazione dei pani. Una tale ripetizione indica che nasconde un messaggio molto importante. «Il messaggio non (è) tanto la capa- cità di moltiplicare il pane, noi non possiamo fare questo. Credo che il messaggio sia condividere. La comunione è entrare in contatto con altre persone (anche se avessimo delle ragioni) per dire “non posso condividere”. (Ma Gesù ha fatto) con- dividere partendo da due pani e cinque pesci (che sono) niente. Noi non dobbiamo aspettare di con- dividere quando abbiamo tante cose. Essere cristiano è condividere la gioia di essere amato da Dio, la compassione e la simpatia (tutte e due significano “patire con”). La compassione non solo avvicinarsi a una persona sofferente, ma anche a altre persone, è simpatia, è parlare di fraternità. Il messaggio è che (per far presente il) Regno di Dio nella storia, (occorre) condividere». Ha poi ricordato che Gio- vanni ricorda che sono avanzate dodici ceste. Un numero non certo casuale. «Perché 12 è il numero del popolo di Dio, 12 tribù di Israele, 12 discepoli di Gesù. Mi sembra che queste 12 dodici ceste (sia- no) una sfida storica ai futuri discepoli (affinché facciano) come Gesù: condividere». S tiamo iniziando un nuovo anno, con tante sfide davanti a noi. L’analisi che il dottor Caselli ci fa in questo numero evidenzia quelle italiane. Il dossier ci butta addosso quelle a livello interna- zionale. C’è di che disperare. Ma il prof. Aluisi ci ricorda che l’alternativa vera a tutti questi problemi non è arrendersi e neppure solo resistere, occorre uscire per rompere l’assedio. E padre Gutiérrez ci indica lo strumento che ci permette di uscire: la condivisione (che è fratermità, amore e «con-passione») e, sull’esempio di Gesù, ci incoraggia a «con-patire» anche se non siamo nella situazione ideale, anche se abbiamo solo «cinque pani e due pesci». Una cosa simile propone papa Francesco che nel suo messaggio per la giornata della pace del 1° gen- naio ci invita a vivere da fratelli per contrastare le (nuove) schiavitù. Fraternità, compassione, simpa- tia e condivisione: l’antidoto alla logica di morte e di ingiustizia, alla disperazione e alla paura. Che questo 2015 sia un anno di «grazia del Signore». Buon anno.

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